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— Oh, state benissimo, si vede, contessa, si vede!
— No, no, v'ingannate.
— L'aspetto non vuol dir nulla.
Il conte veniva a ridestarla ogni mattina da quel sogno d'amore, a precipitarla dall'altezza di quel paradiso artificiale nel profondo inferno della realtà.
Ahimè! Il suo sacrificio non l'era mai parso tanto terribile, quanto ora ch'ella doveva ineluttabilmente compirlo. E perdeva la testa. Avrebbe voluto fuggirsene via, col suo Andrea, fuori d'Italia, nell'angolo più ignorato del mondo…
— E dopo? — egli obbiettava.
— Hai ragione. Ma per riflettere bisognerebbe essere calma… Oh, è più forte di me!… Già tu sei un uomo, e non puoi comprendere.
— Dev'essere così? Dev'essere così?
E di faccia a questa inesorabilità, contro cui non poteva più nulla, rimaneva prostrata, avvilita.
— Doveva dunque lasciarsi soffocare dal melmoso putridume, dove affondava come più dibattevasi per uscirne?
— Ma dev'esser così!
— Era vero: doveva esser così!
Però il terribile momento veniva rimesso da un giorno all'altro:
Prolungava la sua agonia…
— Almeno questa raffinatezza di crudeltà contro sé stessa la lasciava libera qualche giorno di più… Poi… chi sa? Chi sa?…