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Propaganda
6. Coda-pelata fa buona propaganda all’America
La gnà Maricchia era rimasta in piedi, con le spalle appoggiate allo stipite dell’uscio, diffidente, mezza impaurita della presenza di Coda-pelata in casa sua.
Era venuto accompagnato da Garozzo, che più non lo lasciava un momento, quasi si reputasse un «americano» anche lui, ora che aveva venduto il fondo di Faito per andar via col barbiere.
Lo zi’ Santi li aveva fatti sedere, diffidente come la povera vedova, e stava ad ascoltare Coda-pelata tenendo le mani sulle ginocchia, serio, dando occhiate scrutatrici ai nipoti, che sembravano imbarazzati per quella visita, dopo di aver udito esclamare il nonno: «È un gran ciarlatano!»
Menu, allegro, attendendosi che colui ripetesse la storiella dello ziff-zaff-ziff, si era piantato di fronte a Coda-pelata a gambe larghe con le mani in tasca e cert’aria impertinente da ragazzo che poteva dire a colui: «questo l’ho letto a scuola nel libro di lettura».
«Che città, caro nonno, che città!» continuava Coda-pelata. «Ogni giorno cose nuove!... E la campagna? Si va, si va con le ferrovie, e non si vede altro che praterie, qualche casa colonica, e praterie che attendono le braccia per coltivarle... Mandrie di buoi, centinaia, migliaia di buoi, mandrie di cavalli, centinaia, migliaia di cavalli che pasturano in libertà... Uno va, con un cappio e se ne prende dieci, venti, quanti gli fanno comodo...»
«E i padroni?» domandava il nonno.
«Che padroni? Non sono di nessuno; animali selvaggi... mettiamo come i conigli qui. Sono di qualcuno i conigli? Del primo cacciatore che li ammazza. Sembrano favole; ma quando si arriva là... I buoi li macellano a milioni e fanno l'estratto di carne, che si vende in barattoli grandi, piccoli, secondo. Qui non se ne sa nulla: e con un po' di quell'estratto si ottiene un brodo così buono, che il brodo da noi fatto in casa sembra, in confronto, acqua scipita».
«Vorrei vedere con che carni!» disse il nonno. «Anche di cavallo, poiché ce ne sono tanti! Qui, è vero, Maricchia?, si torce il collo a una gallina, e un cristiano sa quel che mette nello stomaco».
La gnà Maricchia approvò con la testa.
«Pregiudizi di paesi ignoranti!» esclamò Coda-pelata. «Là ci sono macellerie di cavalli che fanno affari meglio di quella di vaccacce vecchie di Saveriaccio e dello zi' Ntoni, che tengono le carni a disposizione delle mosche nelle loro sudicie botteghe. Vi ricordate di Liddu Rizzo? Fa il macellaio in Carrol stritte. In America le vie le chiamano "stritte" e invece sono larghe mezzo miglio, con alberi ai lati... Se lo vedeste! Vestito di bianco, con un grembiulone bianco come la neve senza una macchia... Pare un signore, dietro il banco di marmo pulito e lucido come uno specchio. Ha messo pancia. Ed è andato via di qui con pochi soldi in tasca. Viene a farsi la barba nel mio salone e la domenica se la spassa, perché la domenica tutte le botteghe, tutti i negozi sono chiusi; la legge è così. Altro modo di pensare, altro modo di fare. Permettete, nonno?»
Aveva cavato di tasca il portasigari d'argento.
«Voi non avete questo vizio», soggiunse accendendo un sigaro. «Ma avete anche un piacere di meno; là, in America, non solamente si fuma, ma si mastica tabacco, di quello a corda... Anche le donne...»
«Sporcaccione!»
«Tu sei ragazzo», disse Coda-pelata, rivolto a Menu che aveva fatto quell'esclamazione di biasimo.
«Questo, nel libro di lettura, questo non c'è», replicò Menu.
«Che vuoi che ci sia? Occorre di essere stati là per saperlo; e costoro che fanno i libri non hanno vista l'America neppure in sogno. Io, se potessi portarmi dietro tutto Ràbbato, uomini, donne, ragazzi... Bisogna vedere coi propri occhi per persuadersi che là è davvero un altro mondo».
«Si chiama il Nuovo Mondo, lo so, e l'ha scoperto Cristoforo Colombo, con un uovo», fece Menu, confondendo un po' le nozioni apprese nel libro di lettura.