Luigi Capuana: Raccolta di opere
Luigi Capuana
Novelle
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PUPPATTOLINA.

III.

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III.

Questa volta il babbo si era fatto ascoltare. Aveva condotto la bambina in campagna dalla nonna, e perchè non fosse sola sola, aveva menato anche Poldo il cuginetto, per tenerle compagnia.

Un mese dopo, chi l'avrebbe più riconosciuta?

La pelle della faccia e delle mani le si era abbronzata al sole peggio di quella del cugino.

C'era, voluto un po' per slanciarla, ma poi aveva preso l’aire; e ora quasi non c'era verso d'infrenarla. Toccava a Poldo di ammonirla.

– No, no; puoi farti male! Puoi cascare!

Tornava a casa coi capelli arruffati, pieni di sterpoli, di foglie secche, con le mani intrise di mota, con le gonnine in brandelli. Faceva a pugni con le bambine della fittaiola, sfidava Poldo alla corsa.

Quando la signora Bellotti col marito venne a riprenderla, si fermò spaventata alla vista della sua puppattola così tramutata.

– Oh, Dio mio! –

Non osava di abbracciarla e di baciarla.

Lidia portava, tenendoli per le gambe, due ranocchi, chiappati nella mota del ruscello, e le braccia e le mani sporche stillavano acqua. Arrivava rossa in viso, scalmanata, ansante per la corsa.

– Oh mamma! Cara mamma! –

E la signora Bellotti dovette afferrarla per un braccio per impedire che le saltasse addosso e le insudiciasse la veste. La nonna rideva.

Tutt'a un tratto però il cuore della signora Bellotti fu profondamente commosso. Non badò a nulla. Non pensava più alla puppattola di una volta, lasciandosi brancicare da quelle mani bagnate, sporche di mota, e che non avevano buttato via la preda, i due ranocchi afferrati per le gambe. Era felice di vedere sua figlia sana, vigorosa, bambina di anni, di modi, di sentimenti quale doveva essere, quale avrebbe dovuto lasciarla essere prima.

E il marito, a tavola, mentre lei non finiva di notare il gran cambiamento della sua bambina, per punzecchiarla, le disse:

– Se vuoi ad ogni costo una puppattola, te ne comprerò una alta quanto Lidia; di quelle che dicono papà e mammà... –

Ma Lidia lo interruppe:

– Sarà per me, babbo, sarà per me!



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