Luigi Capuana: Raccolta di opere
Luigi Capuana
Gli americani di Ràbbato
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La partenza

9. Ecco giunto il giorno della partenza.

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La partenza

 

9. Ecco giunto il giorno della partenza.

 

Pareva la festa di sant'Isidoro. Gran folla in Piazza del Mercato attorno ai partenti. I bandisti si sfiatavano a sonare l'inno reale, l'inno di Garibaldi. Coda-pelata, con la bandiera in spalla, dava ordini, sollecitava, stringeva la mano a uno, salutava da ogni parte gli amici e i conoscenti confusi tra la folla, confortava le madri e le mogli che non potevano accompagnare fino alla stazione i loro cari, dava anche qualche scapaccione ai ragazzi che gli brulicavano attorno per osservarlo da vicino quasi egli fosse qualcosa di curioso e di strano.

«E questa carrozza? E questi carri? Perderemo la corsagridava.

«Eccoli!»

Spuntavano da diverse strade, imbandierati: tre carrozze coi cocchieri che facevano schioccare le fruste perché la gente li lasciasse inoltrare; sei carri coi muli coperti di arnesi luccicanti di specchietti, di stagnina multicolore tra i ricami, con larghe frange alle cigne dei fianchi e gli alti pennacchi in cima ai basti e alle cavezze.

«A uno a uno, signori miei! Senza confusione, signori miei!» si sgolava Coda-pelata. «Tutti i bagagli qui, in questo carro».

E si rivoltava contro le donne che piangevano:

«Eh, via! Neppure se andassero alla morte! Gli fate la iettatura così! Eh, via! Eh, via! Su, montate in carrozza voialtri che dovete venire fino alla stazione. Sul carro, con vostro figlio? Fate come vi piace; ma spicciamoci, ma spicciamoci

Era una confusione di baci, di abbracci, di saluti, di strette di mani che non finivano più!

La banda musicale si avviò avanti, sonando l'Inno dei lavoratori.

I ragazzi battevano le mani, sgambettavano attorno alle carrozze, tra i carri, gridando: «Viva la Merica!» come Coda-pelata aveva suggerito, agitando la bandiera prima di montare in carrozza.

«Buon viaggio! Arrivederci presto! Buona fortuna! Ricordatevi! Non ti scordare quel che ti ho raccomandato

E tra i saluti e gli auguri qualche strillo doloroso materno:

«Figlio, figlio mio!»

Le carrozze si mossero. Nella seconda, dopo quella dove si era installato solo, comodamente, Coda-pelata, per distinguersi, erano i Lamanna, madre e figli, con parecchi fagotti sulle ginocchia che Stefano e Santi non avevano voluto mettere, assieme coi due sacchi, nella rete di dietro, per via della polvere dello stradale. Menu era montato in serpa accanto al cocchiere, e a ogni po' si voltava per dire qualcosa alla madre che non cessava di piangere zitta zitta, e portava spesso il fazzoletto agli occhi per asciugarsi le lacrime che le scorrevano lungo le scarne gote.

«Mamma, il mare il mare

«È il Biveri di Lentini», corresse il cocchiere, «una gocciola d'acqua in confronto col mare. Non l'hai tu mai veduto il mare

«No», rispose Menu; «quelle sono barche, è vero

«Per la pesca delle tinche e delle anguille».

«E non affondano

«Qui no, ma nel mare, quando c'è tempesta, si annegano tanti poveri pescatori».

Menu si voltò a guardare Stefano e Santi che dovevano andare sul mare lontano lontano, e provò un senso di sgomento; ma si confortò subito, pensando che Coda-pelata e tanti altri erano andati e tornati dall'America senza annegare.

Menu era stordito dalla confusione che avveniva alla stazione dopo che il treno fu arrivato. Guardava la macchina sbuffante e fumante e ne aveva paura come di un mostro vivente. Si teneva stretto al braccio della madre, mentre Coda-pelata urlava sollecitando i partenti, strappandoli dalle braccia delle donne, spingendoli dentro i carri...

«Su, fate presto! Il treno non aspetta! Addio!... Stefano! Santi... , in quel vagone di terza classe... dove sono gli altri... Su, su!»

E prese per le spalle Menu che indugiava a baciare i fratelli, respingendolo bruscamente verso la madre mezza inebetita dal dolore, con le spalle appoggiate ad un palo di telegrafo, pallida come un cencio lavato!

I suoi figli erano spariti, quasi ingoiati, assieme col treno, dalla nera buca in fondo.

« sotto terra», gli spiegava un vecchio contadino, «e poi esce dall'altra parte, come se ora vi mettessero le mani sugli occhi e poi le levassero via».

Menu cercava di spiegarsi perché Coda-pelata non era salito nello stesso vagone degli altri...

«Perché?» domandò a quel vecchio contadino. «Non va in America anche lui?»

«Ha quattrini più degli altri e fa il signore», rispose il vecchio; «ma è sempre barbiere», soggiunse con malizia, «e non se lo può levare neppure col rasoio

Il ritorno a Ràbbato non fu gaio. La gnà Maricchia si sforzava di mostrarsi tranquilla. Il cocchiere, di tratto in tratto si voltava verso di essa:

«Coraggio, comare

«A quest'ora dove saranno?» ella domandò a Menu.

«Oh! Che hanno le alirispose il cocchiere che aveva udito. «Neppure a Catania. Dice che fare il cocchiere in quei paesi non mette conto. Dice che ci sono le strade ferrate per tutte le vie. Sarà verò? Coda-pelata è un po' sballone. Chi sa che un giorno o l'altro non mi venga la voglia di andare a vedere se ha detto una bugia

«E la poveretta di vostra moglie?» fece la gnà Maricchia. «Nessuno pensa a chi resta

«Appunto essa mi trattiene. E poi non c'è pericolo che le strade ferrate vengano a levarci il pane di bocca a Ràbbato... Infine nel mondo c'è pane per tutti: basta saperselo guadagnare. Che dirà il nonno vedendovi tornar soli

«Mamma, lo sa che Stefano e Santi dovevano partire?».

Lo zi' Santi era seduto davanti alla porta, intento a intrecciare con sottili vimini il manico di un panierino delicato commissionatogli dal farmacista.

Una vicina con un bimbo al seno stava a guardarlo e lo interrogava.

«Quanto glielo metterete, zi' Santi? Questo è lavoro fino assai».

«Quanto glielo metto? Se gli dicessi dieci soldi, il farmacista mi volterebbe le spalle come se avessi detto una bestemmia. Si capisce che lo vuol regalato».

«O che lui vi regala le medicine

«Questo è il mondo, cara comare

E si rizzò da sedere, buttando il panierino per terra alla vista della nuora e di Menu che arrivavano in quel punto.


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