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IV18
Si è pubblicato il primo volume dell'epistolario di Giorgio Sand. La curiosità dei lettori rimane delusa. Gli editori hanno avuto troppi scrupoli; è facile indovinare che negli altri volumi ne avranno di più. Giorgio Sand, come romanziere, è già invecchiata parecchio; ma come donna rimarrà sempre una delle più strane e più attraenti figure della prima metà di questo secolo. Gli scrupoli degli editori diventano inesplicabili quando si riflette che Giorgio Sand guadagna molto nell'esser conosciuta più da vicino. La virilità dello scrittore sparisce (di lei non si può dire scrittrice), e vien fuori un cuor di donna gentile e compassionevole che sorprende e commuove. Questa bontà tenera e indulgente spiega molte delle cose della sua vita; ed è tanta da farle perdonare anche il torto della sua condotta col Musset, se mai ci fu torto. Giacché questo punto rimane ancora avvolto in una nebbia che non lascia scoprire la verità vera. Forse rimarrà tale per sempre.
Bisogna confessare però che l'avventura di Venezia non è stata giudicata finora serenamente neppure dal pubblico. Musset desta troppa pietà, come tutti gli abbandonati. Le simpatie per l'uomo si complicano facilmente colle simpatie pel poeta: non si riesce a far la parte della vera passione e della passione a freddo che può e dev'essere stata in quella famosa avventura intorno alla quale si sono scritti tanti volumi. Mancano i più intimi elementi per un giudizio definitivo. L'epistolario, che potrebbe e dovrebbe fornirceli, probabilmente non ce li darà.
Giulio Sandeau disse un motto atroce su colei che gli diè le primizie del suo cuore e poi ritenne per sempre metà del cognome di lui; disse: Il cuore di quella donna è un cimitero; non c'è altro che le croci di coloro che lei ha amato.
Ah! Io avrei voluto vedere un po' il cuore di Giulio Sandeau!
Quasi quasi mi par più giusta la malignità del Sainte-Beuve, quando affermava che i due amanti, la Sand e il Musset, avevan ragione a pensare tutto il male che dicevano, vicendevolmente, l'una dell'altro.
Ma sarebbe più opportuno ricordarsi che nell'amore non ci sono torti, fino a un certo punto, finché la passione è sincera. S'ama quando si può, non quando si vuole. E il voler giudicare il caso di Venezia ad un'altra stregua, appunto perché si tratta di Giorgio Sand e di Alfredo Musset, mi sembra una sciocchezza.
Certamente le lettere di Alfredo e di Giorgio, scritte quando nessuno dei due pensava al pubblico, sarebbero un vero tesoro, anche se, letterariamente, non avessero (come pare) nessun valore. In alcuni momenti della vita, un gran poeta e un sensale di vini si equivalgono. Dicono che il Musset, nei primi mesi del suo amore, scrivesse alla Sand delle lettere sciocche più di quelle d'un parrucchiere. Lo credo. Una lettera che un parrucchiere non saprà mai scrivere è quella che la Sand, ritirata nel suo castello di Nohant, indirizzava a Giulio Boncarain allora maestro di Maurizio Ne citerò un solo passo: Vous me demandez ce que nous devenons. Je suis, hélas! Comme le lac dont une commotion violente a ridé la surface. Les eaux finissent par reprendre leur première tranquillité, mais il resta néanmoins, et longtemps encore, certains petits frissons qui trahissent les tempétes passées.