IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
V19
Il dottor Baragiola pubblicò mesi fa a Strasburgo una versione dall'antico alto tedesco intitolata Muspilli ovvero l'Incendio universale. Questo frammento dell'antichissima poesia tedesca fu scoperto dal Docen nel 1817 ed è stato variamente commentato da molti eruditi, talché il Piper ha creduto bene di dare ultimamente una bibliografia di esso. Il Faifalik crede che l'anonimo autore del Muspilli abbia tratto profitto dalla poesia pagana, perché vi s'incontrano parole e forme rarissime nell'antico alto tedesco e pochissimo usate nel nono secolo. Il significato della stessa parola Muspilli non è ancora bene accertato. Certe forme grammaticali si spiegherebbero soltanto col gotico.
Questa poesia conserva l'allitterazione popolare invece della rima. E attribuita ad un Bavarese dell'ottavo o nono secolo e i dotti vi trovano gl'indizi della trasformazione subita dalla leggenda pagana dopo la conversione dei Tedeschi al cristianesimo.
La descrizione dell'incendio universale che trovasi nella seconda parte è fatta con efficacia caratteristica. Ecco alcuni brani della versione letterale del Baragiola:
«Quando il corno celeste vien suonato
(quei ch'ivi giudicar deve morti e viventi)
...
allora scorrono angeli per i paesi,
risvegliano i popoli e li avviano al giudizio.
Allora ognuno risorgerà dalla polvere
si sciorrà dal peso della sua tomba, a lui tornerà la sua vita,
che egli tutta sua verità dire debba
e lui secondo le sue azioni giudicato venga.
Quando quegli siede che deve giudicare
gli sta d'intorno una quantità di angeli
di buoni uomini il cerchio è così grande:
ivi vengono al lor giudizio quanti risorgono dalla pena,
sì che lì nessuno degli uomini osa celar cosa,
...
Viene poi portata la santa croce,
alla quale il santo Cristo fu appeso.
Poi mostra egli le cicatrici, ch'egli ricevette nella umanità
ch'egli per amore di questo genere umano sopportò».
Mi sembra poco probabile, come i dotti tedeschi pretendono, che la leggenda pagana sia trasformata e confusa colla leggenda cristiana dalla fine del mondo e che la gran notte degli Dei, quando Sartr, il re del fuoco, doveva levarsi colla sua sfolgorante schiera per attaccare Odino nel Walhall, abbia qualche lontana relazione coll'incendio universale della leggenda evangelica.
La leggenda pagana ha un significato interamente diverso. Dovrà accadere, dice, una battaglia fra gli Dei buoni (Odino e suo figlio Thôrr), e gli Dei malvagi (il lupo marino Fenriswolf, il malvagio Loki e Sartr). Odino sarà ferito; e appena il suo sangue stillerà, tutte le forze maligne, fin allora tenute in soggezione, irromperanno: cadranno le stelle dal cielo, la terra tremerà, i monti vacilleranno. Sartr farà divampare un incendio che distruggerà l'universo, e allora accadrà la notte degli Dei. Poi si vedrà una nuova terra coi nuovi uomini virtuosi e felici e un nuovo cielo con nuovi Dei.
La leggenda del giudizio universale è tutt'altra.
Il volervi trovare un'adattazione della leggenda pagana mi pare una delle tante solite stiracchiature della critica tedesca. Come spiegherebbero i dotti tedeschi i riscontri della poesia popolare siciliana coll'antico Muspilli del secolo ottavo? Ma già essi son capaci di trovare anche in quello le influenze della mitologia germanica infiltratasi lungo i secoli nel pensiero italiano per via delle invasioni gotiche e longobarde.
C'è mancato ben poco che il Gregorovius, un tedesco che ama tanto l'Italia e gli italiani, non abbia detto che Dante Alighieri discende dalla famiglia lombarda degli Aligern e Napoleone dalla numerosa schiatta dei Bonipert: e dobbiamo essergli grati di aver soggiunto: che dove questo, per caso, si potesse provare, egli non crederebbe che né la gloria di Dante né quella della letteratura italiana ne sarebbero offuscate.