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IL MAGO
- Sempre in faccende, don Saverio?... Buoni affari, don Saverio!
- Chi non lavora non mangia. Uuh! Uuh!... Passa il lupo! -
Era il suo grido particolare già divenutogli abitudine. E torcendo il collo e gli occhi - quasi gli occhi la sua mamma non glieli avesse fatti storti abbastanza - don Saverio Teri rideva, d'un risolino stentato, specie di canzonatura, senza mai prendersela per la maligna intonazione dell'augurio: «buoni affari!» che gli gridavano dietro.
- Bisogna campare a questo mondaccio; e ognuno si busca il pane alla meglio che può -.
Egli infatti se lo buscava tessendo, come soleva dire, e ritessendo con le gambe i tre quartieri del paese, cercando di vendere qualche pezza di tela casalinga, qualche asciugamani, qualche salvietta, un vestito usato, un paio di stivaletti quasi nuovi, una collana di corallo, una crocetta d'oro, tutto quel che gli affidavano per rivenderlo a buon mercato:
- Tela, donnine, tela! Uuh! Uuh!... Passa il lupo! -
Se poi, nell'andar sempre attorno, gli capitava anche il destro di riferire, sotto voce, una parolina dolce a questa o a quella, per incarico d'un galantuomo - dicendola lo stesso galantuomo in persona, avrebbe destato i sospetti d'un marito geloso, d'una mamma severa, d'una vicina bracona -santo Iddio! che male c'era? Tanto, o da lui o da un altro, quella commissione doveva essere fatta; ma un altro, forse, non sarebbe riuscito egualmente a condurla in porto, se pure per mancanza d'abilità non l'avesse mandata subito a picco. Si sa: in ogni cosa ci vuole buona maniera, accorgimento, arte; e lui - non lo diceva per vantarsi - se n'intendeva piú di qualcuno; senza contare che il suo mestiere gli apriva facilmente tutti gli usci e gli permetteva di accostare qualunque persona:
- Tela, donnine, tela! Uuh! Uuh!... Passa il lupo!
- Questa tela quanto la fate, don Saverio?
- Per voi, bella figliuola, c'è sempre pronto quel paio di orecchini con le pietre fine, che vuol regalarvi don Tommasino.
- È matto di cotest'occhi ladri... E c'è anche una veste di lana e seta, egli dice.
- E mio marito? M'ammazzerebbe.
- Saremmo in tre soli a saperlo: Padre, Figliuolo e Spirito Santo!
- Almeno dategli la risposta con la vostra stessa bocca a quel galantuomo che smania!
- Che mi fate fare, tentazione?
- C'è pure una pezza di tela, tessuta di mano degli angioli; tutto quel che volete. Con me potete fidarvi: sigillo di confessione... Uuh! Uuh!... Passa il lupo!... A tre carlini? Con che faccia? Neppure se l'avessi rubata! -
Cambiava subito tono, appena vedeva accostare qualche persona importuna. E quella volta, la moglie di Pizzutello, per ingannar meglio le vicine, mentre don Saverio ruzzolava il vicolo gesticolando e ripetendo: - Neppure se l'avessi rubata! - gli aveva imprecato alle spalle:
- Rompetevi l'osso del collo! -
Ma da lí a poco, invece, l'osso del collo se lo ruppe lei con don Tommasino, per un paio di orecchini e una pezza di tela!
E nessuno avrebbe mai creduto che quella Madonnina immacolata, come la credevano tutti, potesse far indossare tranquillamente al marito le camicie nuove, della stessa tela vendutale una miscea da don Saverio, come aveva dato a intendere a quel povero grullo.
- Una miscea, lo stesso, quegli orecchini! -
Il guaio fu quando l'orefice, alla prima occhiata, dichiarò ch'erano falsi. Ci corse poco che Pizzutello non spaccasse la la testa a don Saverio e non gli desse querela di ladro. Ma non c'erano testimoni.
Cavatasela con una legnata soltanto e un pochino di paura, don Saverio continuò a tessere e a ritessere i tre quartieri del paese:
- Tela, donnine, tela! Uuh! Uuh! Passa il lupo!... Salute, compare Pino... Come va, comare Rosa?... Bacio le mani, cavaliere... Mastro Ignazio, tirate bene lo spago e fate punti cortini! -
Aveva sempre belli e pronti un saluto, un motto, una barzelletta per tutte le persone che incontrava; sempre di buon umore, sempre chiassone, ma senza offendere Dio, protestava dopo, portando le mani al petto e chinando il capo.
- Col Signore non si scherza; è il gran Maestro di cappella! E quando batte la musica pei nostri peccati, si piange davvero. Uuh! Uuh! Passa il lupo! Per questo non si era mai dato il caso che don Saverio mancasse una sola domenica alla messa dell'alba in San Pietro, dove prendeva posto nello stallo dei canonici che a quell'ora dormivano come tanti ghiri; e intonava lui il rosario e le litanie, se massaio Antonio il rosariante - lo chiamavano cosí - giungeva con un po' di ritardo.
Per questo, ogni sera, all'ora della benedizione, don Saverio si metteva a suonare il campanello dai gradini della chiesa della Mercede per far accorrere gli sfaccendati di piazza del Mercato, che non si curavano di entrare, ma appena appena si cavavano il berretto, mentre il ministro di Dio dava la santa benedizione alle sole panche. Scandalo! Scandalo!
Per questo, nell'accompagnare il viatico presso i moribondi, reggendo l'ombrello dietro il prete o portando un lanternone, a capo scoperto e col collo piú torto che mai, era sempre don Saverio colui che cantava piú forte degli altri:
sia lodatu e ringraziatu
quasi in vita sua avesse fatto unicamente il mestiere di sagrestano.
- Uuh! Uuh! Passa il lupo! Con Domineddio non si scherza -.
Ma soleva pure aggiungere, quando occorreva:
- Per mezzo dei santi si va in paradiso -.
E talvolta il santo a cui intendeva alludere era proprio lui stesso:
- Don Tommasino, per mezzo di lui, non era forse andato in paradiso con la bella moglie di Pizzutello? E il tale? E il tal'altro? -
Però il vero santo, che don Saverio non nominava mai senza prima segnarsi e accennare di cavarsi il berretto, era quello dalle braccia aperte, col crocifisso davanti e gli angioletti fra le nubi torno torno, effigiato nella medaglia di rame piú grande d'uno scudo e tenuta appesa al collo con nastro turchino.
- Avevano il mal di capo?... Il mal di denti? -
Se ricorrevano a don Saverio, che non si faceva pagare quanto il medico e non scorticava la gente, tosto egli cavava fuori la gran medaglia, l'applicava alla gota o alla fronte del sofferente e borbottava scongiuri saputi da lui solo, che fugavano ogni dolore... se la grazia di Dio lo permetteva.
- Chiedevano un influsso di buona fortuna per qualche affare importante? -
Don Saverio, ch'era discreto e si contentava di un regaluccio qualunque - bisognava campare, pur troppo! - cavava fuori la medaglia, e nel porgerla a baciare borbottava altri scongiuri.
- Se la grazia di Dio lo permette, verrete a darmene notizia poi. Ci vuole in ogni cosa la santa grazia di Dio; senza di essa non si fa nulla -.
Talché, secondo don Saverio, occorreva la grazia di Dio fin per quelle malie ch'egli faceva o disfaceva, quando n'era richiesto a quattr'occhi, con giuramento, a piè del crocifisso, di non fiatarne con nessuno. Fallivano? Voleva dire ch'era mancata la grazia di Dio; o pure non erano state eseguite appuntino tutte le prescrizioni indicate.
- E il digiuno a pane e acqua?
- Me ne sono scordata! -
Ecco perché Beppa la Rossa non aveva piú visto ritornare il suo amante.
- E le sette croci colla mano sinistra?
- L'ho fatte colla destra, povera a me! -
Ed ecco perché il marito della Canzirro correva sempre dietro alla sottana sudicia di questa e di quella! Bisognava segnare sette croci con la mano sinistra e poi piantare d'un colpo un coltello nuovo nel suolo.
- Come? Non aveva fatto tre nodi nel refe incantato da disperdere al vento?
Ed ecco perché Pietro Manduca non era riuscito ad ammansire quella ragazza sdegnosa che gli faceva dar volta al cervello.
- Cosí è un buttar via tempo e fatica inutilmente! -
Don Saverio mostrava di stizzirsi, di non volerne piú sapere:
- Intanto bisogna rifarsi da capo! -
La moglie di massaro Brigido Ledda aveva capito troppo tardi che cosa significasse quel: «Rifarsi da capo!»
Una notte, con la pioggia che veniva giú a otri e il vento che pareva volesse sradicare le case, la poverina era andata a picchiare all'uscio della tana affumicata dove don Saverio abitava.
- Aprite, son io, don Saverio! Non m'ha vista nessuno -.
Fradicia e inzaccherata dalla testa ai piedi, ella guardava attorno pel bugitattolo, con occhi spaventati; quasi quel letto che pareva un canile, quel tavolino che non si reggeva su le gambe e tutti gli altri arnesi, che si distinguevano appena sul nero delle pareti mal rischiarate dalla lampada a olio che ardeva a stento e scoppiettava sinistramente, tutti fossero oggetti incantati, da poter far male soltanto a guardarli o toccarli!
- Che vi accade, massaia? Ho avuto proprio paura sentendo picchiare con questo tempaccio.
- Ah, don Saverio, voi la sapete meglio di me la disgrazia che mi sta addosso! Non c'è piú pace in casa mia. Mio marito è tra le granfie di quella maledetta Scarvagghia che se lo divora vivo vivo! Pecore, mule, raccolti, ogni cosa è per lei!... Ed io, guardate qui, con questi stracci che mi fanno arrossire; e soltanto pane e cipolla, se non voglio morire d'inedia. Ho pregato tanto Dio e i santi: ho anche fatto dire tre messe in suffragio delle anime del purgatorio; ma né Dio, né santi, né anime del purgatorio mi hanno fatta la grazia! Una malía, don Saverio! Una malía per quella mala femmina, e che possa struggerla come cera al fuoco!... Non bado a spesa, don Saverio! -
Ma don Saverio, col viso scurito e le mani giunte, mugolava sotto voce: - Uuh! Uuh! Passa il lupo! -
Chi mai le avea dato a intendere che lui si impacciasse di quelle faccende proibite? Qualcuno che voleva male al povero don Saverio, certamente! -
La massaia sapeva benissimo che con coloro delle malíe bisognava insistere, insistere; dapprima, tutti a un modo, dicevano di no! E insistette, pregandolo con le lagrime agli occhi, mettendogli in mano due scudi d'argento nuovi fiammanti, per caparra.
- Non bado a spesa, don Saverio! -
Ma, innanzi tutto, aveva dovuto giurare sul crocifisso di carta pesta che non ne avrebbe fatto parola con anima viva, se no la malía non sarebbe riuscita: e le era parso che il terreno le si sprofondasse sotto i piedi, stendendo la mano pel giuramento, mentre fuori la pioggia cascava a rovesci e il vento urlava e i tuoni rumoreggiavano che pareva il finimondo.
In quei mesi don Saverio se la scialò nella taverna di Blasco con maccheroni, salsiccia arrosto, costole di maiale e vino di Vittoria:
- Di quello senza battesimo! - ammiccava a compare Blasco.
- Senza battesimo? Scomunicato! - rispondeva Blasco, dondolando il pancione a gran cassa.
E la massaia intanto faceva viaggi di notte, per sapere a che stato fosse già arrivata la malía.
- Non dubitate; andrà bene, se c'è la grazia di Dio -.
A farlo a posta, ci fu un momento che parve ci fosse davvero la grazia di Dio, quando la Scarvagghia venne presa dalla febbre maligna, e don Ortensio, che la curava, la diè per ispacciata. Massaio Brigido, tornando dalla campagna con tanto di muso ora che la Scarvagghia andava male, trovava sua moglie che si fregava le mani, ma zitta zitta, per timore d'essere accoppata con la stanga dell'uscio. Ed egli, che aveva perduto la testa peggio di prima, non s'accorgeva del grano mancante, delle fave ridotte a metà, dell'olio e del cacio che avevano preso la via della casa di don Saverio, perché quell'affare costava un occhio. Massaio Brigido avrebbe fatto uno sproposito, se gli avessero detto:
- È la malía di don Saverio che ammazza la Scarvagghia! -
Chi poteva mai dirglielo? Nessuno ne sapeva nulla, neppure lo stesso don Saverio, quantunque avesse fatto la bambola di cencio e, a ogni visita della massaia, le facesse conficcare da lei uno spillonello nella testa per struggere quella mala femina come cera al fuoco; l'aveva fatta per buscarsi il pane, poiché c'era ancora chi credeva a queste sciocchezze e lo reputava fattucchiere.
Le cose andarono bene finché la Scarvagghia stette tra la vita e la morte; ma la massaia, quando seppe che colei era ricomparsa sull'uscio a chiacchierare con le vicine, bianca e rossa come avanti, straluccicante di anelli e di orecchini che le sbattevano sul collo, non ebbe piú pace.
- Ah, don Saverio, don Saverio, che tradimento m'avete fatto! -
Don Saverio però la persuase, quattro e quattro fanno otto, che era stata tutta colpa di lei, se la malia s'era arrestata a mezza strada:
E le fave, il grano, il vino, l'olio rifecero, per un pezzo, da capo, la loro solita processione dalla casa della massaia a quella di don Saverio, che andava a scialarsela da Blasco come gli accadeva di rado. Frattanto la Scarvagghia, scambio di struggersi, ingrassava.
- Ah, don Saverio, don Saverio, che tradimento mi avete fatto! - lo rimproverava la massaia.
Finché don Saverio non le rispose:
Non voleva impicciarsene piú. Già qualcuno si era accorto di quelle visite notturne, e se ne ciarlava in paese. Un giorno, quel chiacchierone di don Paolo Conti gli aveva detto in piazza del Mercato, fra un crocchio di persone:
- Come vanno le malie, gran mago che siete? Quella per la Scarvagghia è dunque fallita? -
E alla risposta di don Saverio: - Il vino nuovo vi fa parlare cosí! - don Paolo, ch'era manesco, gli lasciava correre un ceffone per insegnargli la creanza.
- Tela, donnine, tela! Uuh! Uuh!... Passa il lupo! -
Ma ora i tempi erano cambiati, e la gente spendeva diversamente i quattrini. Invano il povero don Saverio seguitava a rompersi da mattina a sera le gambe, tessendo i tre quartieri del paese; non vendeva neppure un cencio. Col vento che soffiava contro la religione e il santo padre, chi credeva piú in Dio, nella Madonna, nei santi, in nulla? E intanto non s'accorgevano che le male annate, i terremoti, la guerra e il colera venivano tutti di lassú, dal gran Maestro di cappella!... Figuriamoci poi se volevano piú credere nella medaglia miracolosa, che guariva il mal di denti e il mal di testa e portava buona fortuna, quantunque tanti e tanti ne avessero fatto esperimento! Non ci mancava altro che padre Benvenuto, smessa la tonica di cappuccino e diventato canonico, si desse a rubargli il mestiere delle malie, sacerdote e confessore com'era!
- E il vescovo, prosit! gli aveva tolto messa, coro e confessione! -
Don Saverio, sentendo raccontare le prodezze del frate, masticava tossico; e scuoteva il capo, scandalezzato che un ministro di Dio facesse il fattucchiere e gabbasse la gente. E se s'imbatteva in un amico con cui poteva sfogarsi a cuore aperto, se ne lavava la bocca di padre Benvenuto e delle sue malie.
- Eppure dicono che abbia i libri degli scongiuri, quelli dei frati. Se li rubò tutti lui, quando tolsero i conventi.
- Ci credete? - rispondeva don Saverio stizzito.
- E dicono che un teschio umano gli vada dietro per le stanze, quasi fosse un cagnolino. Vi è rinchiuso uno spirito, che parla e indovina il futuro.
- Ci credete? - ripeteva don Saverio - Uuh! Uuh! Passa il lupo! -
E spiegava la cosa:
- Quello delle malie è dono particolare di Dio; ma occorre un maestro coi fiocchi per poter apprendere l'arte! Capite?
- Voi lo trovaste il maestro coi fiocchi?
- Non ne so nulla... Io non c'entro in questo discorso -.
E torceva il collo e gli occhi, facendo il modesto; ma quel suo risolino stentato lasciava intendere assai piú che non avesse l'aria di dire.
- Fa pure il magnetismo, come lo chiamano. Addormenta le persone; e queste rivelano le malattie che hanno addosso e scrivono anche la ricetta -.
- Ci credete, minchionaccio? Ve lo dico io che sia il magnetismo e come si faccia a guarire gli ammalati! Infatti, la figlia di mastro Cola aveva il male dei nervi, e... voi m'intendete. Per virtú dello Spirito Santo! Frataccio briccone! Colei, sí, guarí, ma dopo nove mesi!
- Questo non è vero; non dobbiamo dannarci l'anima, calunniando le persone.
- Non è vero? Non è vero? - strillava don Saverio.
E si dava con le dita su la bocca, per frenarsi di parlare:
- Ho stomaco grande, compare! E se dicessi la sola metà di tutto quel che sta qui dentro... Ah! non è vero?... Datemi piuttosto una presa di rapé. -
Si guastava il sangue cosí. E se lo guastava anche pensando che i galantuomini, invece di rivolgersi a lui come prima, facevano da loro stessi certi affari, tanto il mondo era corrotto!
- Oggi le mamme vendono le proprie figliuole; e i mariti compiacenti tengono il sacco alle mogli. Nuovo re, nuova legge! Ed ecco la bella legge dei galantuomini: hanno tutti le amanti e le mantengono a viso scoperto, come tante regine! Una zitella onesta può morire di fame -.
Faceva il moralista con le comari, andando ancora attorno per abitudine, con un po' di mercanzia che gli rimaneva in collo mesi e mesi; e bracava notizie da questa e da quella, rimpiangendo i bei tempi, quando tutti ricorrevano da lui, ch'era stato uno sciocco e non aveva saputo ingrassarsi a costo della gente! Padre Benvenuto, lui, sí, s'ingrassava come un maiale, restando chiuso in casa, poiché non doveva piú dir messa, né andare al coro, né confessare! E si era lasciato crescere di bel nuovo la barba da cappuccino, per illudere i grulli che accorrevano da ogni parte, anche da lontano, con muli carichi di frumento, di caci, di salami, d'ogni ben di Dio! Almeno lui, don Saverio, aveva oprato sempre in nome di Gesú e della Madonna, e non aveva mai avuto da fare col diavolo! Si era buscato il pane onestamente, contentandosi di quel pochino che gli veniva regalato, e dalla povera gente non aveva preso mai nulla. Aveva fatto tanta carità, e ora non trovava un cane che volesse farla a lui!
Si era già ridotto a passare le giornate sul muricciolo fuori Porta, all'ombra degli alberi della passeggiata; o al sole chiacchierando coi contadini disoccupati, piú poveri di lui, che andavano a godersi allo stesso modo un'occhiata di sole per la quale non si pagava tassa.
E una volta gli accadde di veder arrivare due carri carichi di gente e di roba, che venivano da Modica ed erano in viaggio da due giorni.
- Scusate, compare; dove sta di casa padre Benvenuto? -
Fu un colpo di coltello. Ma egli prese aria misteriosa, e trasse in disparte quell'uomo:
- C'è meglio di padre Benvenuto, se voleste darmi retta!
- Grazie, compare. Abbiamo una lettera per lui.
- Insomma, di che si tratta?
- Vedete quella ragazza? È diventata muta da un mese. E se le nominate Gesú Cristo e la Madonna, va subito in convulsione.
- Siete cascato in buone mani, vi dico. Conosco persona che ne sa molto piú di quel frate.
- Grazie, compare. Padre Benvenuto ci aspetta, e non vogliamo farci scorgere. Se mi conducete da lui, c'è un fiore anche per voi -.
E il povero don Saverio dovette rassegnarsi a prendere quel fiore, una manciata di soldi, e condurre egli stesso quell'uomo, intanto che i suoi compagni avrebbero atteso lí, fuori il paese, staccando i muli dai carri.
Gli tremavano le gambe nel salir le scale di colui che gli aveva rubato il mestiere: e quando fu alla presenza di padre Benvenuto - che pareva proprio un mago con la barbaccia nera, il berretto di velluto calcato fin sopra gli occhi e la sottana da prete sudicia di tabacco - non trovava le parole, quasi fosse andato a invocare aiuto e soccorso per conto proprio. E gli baciò la mano, e gli si raccomandò:
- Si rammenti del povero don Saverio! Sono stato sempre buon servo di tutti.
- Ma avete la lingua lunga; e questo è male! -
Padre Benvenuto non gli rispose altro, secco secco, e lo mise fuori dell'uscio. E parve che queste parole gli avessero buttato addosso una malia! Da quel giorno in poi don Saverio non fu piú lui! Con febbri dietro febbri, che gli facevano battere i denti anche quando stava ad arrostirsi al sole davanti l'uscio della sua tana affumicata, egli deperiva, deperiva; e già sembrava un cadavere.
- Come vi sentite, don Saverio? - gli domandavano le vicine.
- Come Dio vuole!... E come vuole la mala gente! - aggiungeva sotto voce.
Ed era inutile che il dottore don Ortensio gli assicurasse:
- È l'umido della casa. Questi sono reumi belli e buoni! -
Ormai don Saverio era convinto che quei cani che gli rodevano le ossa e non gli davano tregua un momento, gli fossero stati mandati addosso da padre Benvenuto, per vendicarsi. Non glielo poteva cavar di testa nessuno! E un giorno lo confidò a un amico:
- E voi non sapete far nulla per voi stesso, con l'arte alle mani?
- Non ce la posso con costui -.
Si dichiarava vinto, sconfitto. E si lasciava morire, senza voler prendere nessun rimedio, quantunque il dottore gli dicesse che le medicine gliele avrebbe fatte dare per carità dalla farmacia dell'ospedale...
- Ah, signor dottore, c'è di mezzo una mala persona! -
Non glielo poteva cavar di testa nessuno. E con questa convinzione nell'animo, una mattina, muovendo a stento le gambe, appoggiato a un bastone, col fiato ai denti, si trascinò fino a casa di padre Benvenuto.
- Vi domando perdono! Ho avuto la lingua lunga, è vero! Vi domando perdono.
- Siete ammattito?
- Cacciatemi questi cani d'addosso! Non lo faccio piú.
- Siete ammattito? - gli ripeté padre Benvenuto, vedendoselo cadere ai piedi in ginocchio.
E pochi giorni dopo, al confessore che, dandogli il viatico, lo esortava:
- Don Saverio, perdonate i vostri nemici, come perdonò Gesú Cristo!
- Sissignore! - egli rispose con quel fil di voce di moribondo. - Anche a padre Benvenuto, che mi ha fatto la malia!