Luigi Capuana: Raccolta di opere
Luigi Capuana
Racconti
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TOMO II

DELITTO IDEALE

VIII L'INGENUITÀ DI DON ROCCO

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VIII

 

L'INGENUITÀ DI DON ROCCO

 

A Grazia Deledda

 

Dall'anno che gli avevano fatto nascere il dubbio che l'edizione del Barbanera da lui comprata era falsa - e don Rocco Aragona aveva dovuto convincersene perché di tante predizioni di guerre, di disastri di terra e di mare, di morti di regnanti, terremoti etc., non se n'era avverata neppur una! - egli aveva usato la precauzione di farsi spedire l'almanacco dall'editore di Foligno, raccomandato: e il giorno che il postino gli recava a casa il grazioso volumetto con la copertina azzurra, era proprio una festa per don Rocco, che si metteva subito a leggere le Predizioni, unica cosa di cui s'interessasse.

Il Barbanera gli arrivava ordinariamente verso i primi di novembre, ed egli stava in ansiosa aspettativa fino a' primi mesi dell'anno nuovo, rileggendo di tratto in tratto, le terribili pagine che annunziavano tutti i guai dell'annata, mese per mese, e che, secondo lui, non mancavano mai di avverarsi. La sua fede nell'astrologo disegnato sul frontispizio era straordinaria.

Ogni volta che suo fratello don Lucio, a desinare o a cena, gli riferiva la notizia letta nei fogli in casino, don Rocco scattava:

- Barbanera lo aveva predetto!... Terremoto?

- Ma non dice dove - rispondeva don Lucio ridendo sarcasticamente. - A questo modo faccio l'astrologo anche io!

- Barbanera li aveva predetti!... Disastri in mare?

- Sfido! È la stagione -.

E cosí quel lunario era divenuto tra i due fratelli una delle tante occasioni di dissensi, quasi ne mancassero tra loro, a cominciare dalle discordanze che si era compiaciutaT di produrre tra essi madre natura.

Don Lucio passava i due metri di altezza: don Rocco era nachero.

Magro, vestito sempre di nero, col gran palamidone miracolosamente conservato quasi nuovo, da una dozzina di anni, a furia di spazzole e di cure meticolose, con la tuba ricambiata ogni tre anni, e la grossa canna d'India corrispondente alla statura, don Lucio aveva una gravità di aspetto e di modi da ingannare chi lo vedeva la prima volta avanti di sentirlo parlare. L'illusione spariva appena egli apriva bocca. «Siete piú bestia di quanto siete lungo!» gli diceva spesso il dottor Lepiro nella farmacia del Gobbo. E non aveva torto.

Basso, tondo, roseo di carnagione, con la pancia sporgente su le gambine un po' curve come quelle di un cavallerizzo, con gli occhi azzurri ma stupidi e la fronte mangiata da capelli folti e irsuti, don Rocco faceva capire subito quanto poco cervello dovesse essere dentro quella testa piccola a foggia di pera; esso aveva la discrezione di parlar poco e di parlare soltanto di cose di campagna. Mentre don Lucio se la spassava tra il casino e la farmacia del Gobbo, spropositando di politica e di cose municipali, egli badava alle seminagioni, alla raccolta del grano e degli ulivi dei due possedimentucci che formavano il loro comune patrimonio, e non aveva tempo di occuparsi delle sciocchezze di cui s'interessava tanto suo fratello e che lo rendevano ridicolo.

Don Rocco però era l'amministratore e teneva a stecchetto il fratello che non guardava molto pel sottile nello spendere qualche paio di lire, di tanto in tanto, per certe leccornie ch'egli ordinava alle monache del monastero vecchio famose pei dolci. A don Rocco quelle poche lire sembravano gran sciupio: egli solo sapeva quel che ci volesse per metterle insieme. E cosí al dolce si mescolava sempre per don Lucio l'amaro di una lite a tavola, e il broncio di don Rocco che durava parecchi giorni.

Quell'anno l'almanacco del Barbanera era arrivato appunto dopo una di queste liti, in giorni di broncio, e don Rocco, che soleva comunicare al fratello le predizioni, aveva spinto la dimostrazione del suo malumore fino a nascondere sotto chiave l'almanacco, perché don Lucio non potesse leggerle neppure nell'assenza di lui.

Don Lucio, che era anche piccoso, gli aveva domandato:

- Che cosa predica l'Astrologo per l'anno nuovo? La prossima fine del mondo? Don Rocco, guardatolo compassionevolmente, non gli aveva risposto nulla.

Qualche settimana dopo, don Lucio stupiva di veder in tavola uno di quei famosi dolci, pretesto di liti e di bronci tra loro.

- Come mai? Sei ammattito?

- Me l'ha regalato la badessa, per ringraziarmi di un servizietto -.

Don Rocco ne prese appena una fettina e lasciò che il fratello mangiasse golosamente tutto il resto.

La settimana appresso, nuovo dolce.

- Come mai? Regalo anche questo?

- Mangialo, e non badare ad altro -.

Don Lucio non se l'era fatto dire due volte e non si era accorto che il fratello avea dimenticato di gustarne un pezzettino.

Egli osservava, con maraviglia, quel mutamento di contegno e avrebbe voluto trovarne la ragione. Don Rocco ora non lo contradiceva piú, anzi preveniva i suoi desideri; e siccome il gran debole di lui erano i dolci, egli non ardiva, ogni volta che ne trovava uno in tavola, domandare al solito: - Come mai? - Lo mangiava zitto zitto, ma un po' impensierito. Suo fratello doveva essere vicino a morire, se si mostrava cambiato tanto e quasi tutt'a un tratto!

Da un mese e mezzo, nessuna lite, nessun'ombra di broncio tra loro. Don Lucio si vedeva guardato con una specie di tenerezza compassionevole e s'inteneriva alla sua volta. Ne aveva fin parlato nella farmacia del Gobbo, ripetendo: - Mio fratello morrà presto, non lo riconosco piú! -

E trovando ora, quasi ogni giorno, un nuovo piatto dolce in tavola, pur lasciandosi vincere dalla gola, lo mangiava con un senso di rimorso che gliene guastava il sapore.

- E tu? Tu non ne mangi? Perché? -

Due lagrime spuntarono negli occhi di don Rocco e gli scivolarono su per le gote rosee e paffute.

- Che hai? Che cosa è stato?

- Niente! -

E don Rocco si levò di tavola per andare a chiudersi nella sua camera. Don Lucio rimase interdetto.

Prima di mettersi a tavola, suo fratello gli aveva domandato piú volte:

- Come ti senti? -

Perché? Egli si sentiva benissimo, non si era anzi mai sentito cosí bene come allora. Che cosa significava dunque quella domanda? Era malato e non se n'accorgeva? E volle saperlo.

- Mi hai domandato piú volte: Come ti senti? Perché? Che ti pare? -

Invece di rispondere alla domanda, don Rocco avea domandato alla sua volta:

- Non ti senti proprio niente?

- Che cosa dovrei sentirmi? Mi metti paura.

- Non badarmi. Mi sono ingannato... Credevo... -

Il giorno dopo, don Lucio fu stupito di due cose; della vista di due piatti dolci invece di uno e della presenza del dottor Lopiro straordinariamente invitato a desinare.

Il dottore, prima di mettersi a tavola, gli avea sussurrato in un orecchio:

- Vostro fratello vuol proprio morire! Inviti a pranzo, dolci!... o ammattisce, come voi dite -.

Don Rocco aveva un viso cosí strano, cosí funebre che suo fratello proruppe:

- Ma che hai? Si può sapere?

- Che ho?... Che ho?... Ne abbiamo quindici oggi?

- Ebbene? - fece il dottore.

- Dottore, non mi chiedete altro! E tu mangia tranquillo... Due dolci!... Voglio mangiarne anche io... quantunque mi piacciano poco... -

Ma si vedeva benissimo che faceva un gran sforzo per apparire allegro. Teneva fissi gli occhi in viso al fratello, quasi si aspettasse da un istante all'altro qualcosa di straordinario, e nello stesso tempo si maravigliasse di non vederlo accadere. Verso la fine del pranzo arrivava il canonico Stella.

- Avete voluto che venissi a prendere il caffè da voi... Che belle notizie?... Sponsali prossimi? -

Don Rocco sembrava istupidito, e don Lucio peggio di lui. Nel versare il caffè al canonico la mano di don Rocco tremava.

- Avete sentito? - disse il canonico. - È morto Bismarco. I francesi saranno contenti... , molto zucchero... altrimenti il caffè non mi fa digerire... E anche voi, don Rocco.

- Io? chi lo conosce costui? - rispose don Rocco.

- Il vostro Barbanera ha indovinato. Morte di un alto personaggio! annunziava per la prima quindicina di questo mese.

- Era alto?... Piú alto di Lucio? - balbettò don Rocco.

- Un omaccione, dicono. Ma non si tratta di questo. «Alto» significa: importante: «alti personaggi» sono i re, il papa, certi ministri... -

E vedendo il viso che faceva don Rocco nell'udire questa spiegazione, il canonico Stella e il dottor Lopiro scoppiarono in una gran risata. Il canonico, preso da un colpo di tosse, sbrufava il caffè che stava per sorbire.

- Che vi eravate... figurato? Ah! Ah! Ah! -

Don Rocco piangeva dalla contentezza. , si era figurato - lo confessava ingenuamente - che il Barbanera indicasse... E non avea voluto dir niente al suo povero fratello, e avea cercato di farlo morire sazio di piatti dolci... almeno!... Un alto personaggio!... Oh! Egli aveva passato due mesi d'inferno, con la gran paura di vederselo cascar davanti, morto di un colpo!... Sapeva assai lui che «alto» volesse anche dire!...

Solo don Lucio non rideva, pensando che il fratello ora gli avrebbe fatto scontare tutti quei piatti dolci datigli a mangiare in due mesi! E infatti...

 

 

 



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