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XII.
Il timore di mia madre, fortunatamente, era stato vano.
E così il più delizioso istante della mia vita fu quello in cui vidi Fausta venirmi incontro e tendermi le mani con tale grazia e semplicità, da rendere doppiamente gradita la incondizionata dedizione di tutta se stessa.
Rimandammo il nostro viaggio di nozze a sei mesi dopo il matrimonio - la mamma ci avrebbe accompagnati - e andammo a nasconderci nella villa dove io avevo passato due anni della mia scialba fanciullezza.
Ma prima di far la richiesta e appena ricevuta l'approvazione di mia madre, io avevo scrupolosamente adempito il programma con cui intendevo prepararmi al grande atto.
Stavo bene; il mio organismo, con lo sviluppo dell'età, si era rafforzato. Avevo conservate intatte, per via delle mie convinzioni e delle circostanze, quelle forze che i giovani sogliono spensieratamente disperdere quando più sarebbe dovere di risparmiarle.
Pure mi parve giusto interrogare un dottore.
Non si passa una misera fanciullezza senza che un'impressione non rimanga da farci dubitare e sospettare che qualche mal germe possa, insidiosamente, ancora annidarsi dentro di noi. Volevo essere sicuro.
Entrai con profonda trepidanza in quel gabinetto a cui gli strumenti per l'esame dei malati davano l'apparenza di una stanza da tortura.
- Dottore, mi dica crudamente la verità!
- Che cosa vi sentite?
- Niente. La prego di esaminarmi.
Il celebre professore al quale mi rivolgevo era famoso per la ruvidezza dei suoi modi; lo avevo scelto appunto per questo.
Mi avvolse con una larga occhiata indagatrice, scosse la folta capellatura grigia un po' in disordine, e cominciò a interrogarmi intorno ai miei genitori, alla mia fanciullezza, al genere di vita e di studi da me fatti.
- Siete stato malato qualche volta?
- Seriamente, mai.
- Perchè dunque venite da me?
- Devo prender moglie. Non vorrei contribuire a mettere al mondo creature imperfette; preferirei di rimanere scapolo.
- Spogliatevi; vediamo.
Il cuore mi tremava sotto i picchi delle sue dita che mi scrutavano le viscere quasi impazientemente, sotto l'impressione della sua gota carnosa contro il mio petto e le mie spalle.
- Siete sano come un pesce; suol dirsi così, - egli sentenziò, rizzandosi su la persona, soddisfatto.
- Avete però avuto torto di astenervi.... Tutti i nostri organi hanno bisogno di esercizio, perchè non si atrofizzino.... Siete in tempo di riparare. Affrettatevi. La natura è immorale, caro signore. Essa ha ordinato l'accoppiamento non il matrimonio. Il resto lo abbiamo inventato noi e malamente. Non vi scandalizzate; la scienza rifarà anche la morale e le leggi sociali, e saprà impedire che l'umanità perisca. Voi, intanto, pensate un po' meno, e sentite un po' più. Ricordatevi che l'uomo è pure un animale e che gli istinti hanno carattere sacro. I pregiudizii della civiltà sono una grande abominazione.... Potete andar via!...
Mi licenziò così.
In altra circostanza, io non avrei lasciato senza risposta le sue troppo recise affermazioni; ma, in quel momento, che poteva importarmi di esse? Ero felice di sapermi sano, e sorridevo allegramente dei consigli di lui e della solenne serietà con cui mi erano stati dati.
Andavo, due giorni dopo, dal dottore del collegio dove Fausta era stata educata. E pregavo anche lui:
- Mi dica crudamente la verità.
- È mio dovere, - rispose. - Ho curato la signorina tre anni fa, d'una febbre che minacciava di trasformarsi in tifoidea; ma la crisi fu superata. Delle piccole indisposizioni, comuni a tutte le giovinette della sua età, non è da tener conto. Un po' di nervi, si sa.... Ormai!... La signorina Lenzi, secondo quel che può osar di affermare la povera scienza medica attuale, è assai ben costituita per l'opera della maternità. Ma sarebbe audacia imperdonabile il supporre che la Natura non sia capace di scombussolare tutte le nostre previsioni, tutti i nostri calcoli. Il laboratorio della generazione è ancora un mistero per noi. Quali impercettibili e pure potentissime influenze producono le anormalità organiche, le voglie, i mostri? Non ne sappiamo nulla. Germi, trasmessi per lunga via ereditaria, si svolgono tutt'a un tratto, quando già avremmo avuto ragione di crederli estinti. Influenze morali si rivelano con fenomeni fisici; difetti fisici si traducono in fenomeni così detti spirituali. Precauzioni? Fino a un certo punto. Parlo così perchè.... non si sa mai!... E non vorrei che un giorno ella venisse a dirmi: Mi ha ingannato! Nel caso della signorina Lenzi abbiamo quasi la certezza assoluta. E questo deve mettere in pace la sua coscienza e la mia. Sangue purissimo; si vede dal bel colorito della carnagione. Costituzione solida, seno ampio, bacino ben modellato, da far prevedere parti agevolissimi....
- Basta! - lo interruppi, un po' indignato di questi minuti particolari che mi parevano sconvenienti anche in bocca di un medico.
E, tornato a casa lietissimo del resultato delle due inchieste, dissi alla mamma:
Avevo voluto vedere Fausta appena uscita di collegio.
La fotografia la calunniava, esagerando certe linee del viso, togliendole l'espressione ordinaria con la fissità della posa. Il ritoccatore, dandosi gran pena per levar via la bella modellatura delle guance, con la buona intenzione di attenuare gli inevitabili contrasti dei chiari a delle ombre, aveva compiuto la sfigurazione. Di quel che di virile, di rigoglioso, che imprimeva un carattere alla fisionomia e a tutta la persona di lei, non era rimasta traccia nel ritratto datomi da Roberto.
Avevo osservato Fausta a lungo, non visto, in chiesa, e ne avevo ricevuto una consolante impressione di energia, di salute, di equilibrio. Niente di sensuale, di bassamente voluttuoso; ma una armonia dolce e tranquilla di bellezza esteriore e psichica che non avrebbe mai suscitato in nessuno furori di passione morbosa.
Il mio cuore infatti non ne era stato turbato, non aveva palpitato insolitamente in quel primo incontro, nè dopo. Io ritrovavo in essa la bella e ben costituita macchina di creazione che appunto ricercavo, e non mi importava niente se in me o in lei mancasse qualcuno degli accessori che dagli altri venivano strettamente reputati come cosa principale.
- L'amore - pensavo - come lo concepiamo al dì d'oggi, ha caratteri eccessivi. Abbiamo esagerato le insidie che vengono tese dalla Natura per la conservazione della specie, dimenticando che esse sono simili agli specchietti da allodole tremolanti e brillanti al sole per attirarle sugli stecchi cosparsi di vischio, o sotto la rete. La Natura è provvida, non fa sciupìo di forze. Essendo io disposto ad adempire riflessivamente alle sue leggi, il sentimento e l'immaginazione non hanno nessuna ragione di operare in me per allettarmi. Ecco perchè il mio cuore rimane tranquillo.
Fui commosso però il giorno della presentazione, allorchè me la vidi venire incontro tendendomi le mani con atto di gentile sincerità, dopo di avere abbracciato affettuosamente mia madre.
- Io la ringrazio! - disse. - E farò ogni sforzo per mostrarmi degna della preferenza che mi ha usata. Mio fratello mi ha parlato tante volte di lei. Roberto le vuol bene. Ella non è ignoto per me.
Non ricordo quel che risposi; poche e imbarazzate parole certamente.
Fausta aveva una prontezza di spirito che mi maravigliava; un senno pratico e indulgente che faceva contrasto con la sua età. Di giorno in giorno, durante i rapidi preparativi delle nozze, mi stupivo di scoprire in lei tale limpida ed esatta conoscenza della vita, quale non credevo potesse acquistarsi vivendo segregati in collegio, come ella era vissuta otto anni, e in un collegio diretto da suore, quasi monastero.
- Tanto meglio! - mi rallegravo. - Non entrerà ignara, con poetiche illusioni, nella nuova condizione sociale. Sarà ben armata contro le delusioni e le sventure.
Una sera, qualche settimana prima delle nozze, mia madre ed io, dopo di aver desinato in casa Lenzi con la più affettuosa intimità, eravamo usciti a prendere il caffè nella terrazza che rispondeva sul giardino, come il padrone del casamento chiamava, con qualche enfasi, i pochi metri quadrati, ornati di tre o quattro alberi frondosi, di una siepe di bosso torno torno, e di una aiuola centrale che secondava le sinuosità degli stretti viali.
Mi ero appoggiato alla ringhiera fumando una sigaretta. Roberto discorreva con le signore, facendole ridere a furia di stranezze e di aneddoti raccontati con la sua solita prodigalità di parole e di gesti.
Fausta, che stava ad ascoltare ridendo anch'essa, dovette credere che io avessi udito quel che Roberto diceva in quel momento, giacchè venne a mettersi al mio fianco per rassicurarmi:
- Oh, non dubitare! Non sarò mai gelosa del tuo passato.
- Non c'è di che - risposi, senza domandarle per quale ragione fosse venuta a dirmi questo.
- Tutti gli uomini, - ella riprese, - affermano così, sul punto di sposare. È un'ipocrisia che ormai non inganna nessuna ragazza. Potreste farne a meno. Se io fossi un uomo, sarei più sincero.
- Sono sincerissimo.
- No, non mentire. Si capisce; la vita di un giovanotto è molto diversa da quella di una di noi. Forse dev'essere così; almeno è convenuto - la legge l'avete fatta voi - che debba essere così.
- Ma chi ti ha detto queste sciocchezze?
- Non mi cedere un'ingenua, una puppattola. In collegio apprendiamo tante cose. E poi, abbiamo occhi per vedere, orecchie per udire. Non ti dispiacerà se parlo in questo modo.
- Niente affatto.
- Mi basta che tu sappi che per me il tuo passato non esiste. Io non frugherò nei tuoi cassetti per trovarvi qualche letterina dimenticata di stracciare o di bruciare. Non vorrò mai sapere se hai amato altre donne e quante e come. Saprò scancellare, m'ingegnerò di scancellare ogni loro traccia dal tuo cuore. Da ora in poi però.... starò vigilante su la soglia di esso perchè nessun'altra vi penetri.
- Potrai risparmiarti di vegliare - risposi prendendole una mano e stringendogliela forte. - E in quanto al passato, vivi tranquilla. Sono stato una ben misera creatura, per tante ragioni; e tu puoi varcare la soglia del mio cuore senza timore di incontrare là dentro tracce di altre donne.
Mi guardò, sorridendo un po' incredula, scosse il capo e soggiunse:
- Perchè?
- Chi è questa Sara?
- Una delle mie amiche di collegio. Diceva: Non ci è niente di peggio di un marito che non ha già fatto vita - si esprimeva così. - Vorrà cavarsi il gusto dopo, appena....
- Ma.... - la interruppi, - in collegio vi occupavate di questi soggetti?
- Riguardano il nostro avvenire. Come vedrai, così io non sarò una moglina seccante. Il passato.... è passato. Nessuno di noi ha alcun diritto su di esso.
La guardai con tale espressione di stupore, che Fausta capì subito quel che mi spuntava nella mente.
- Oh, non parlo per metter le mani avanti, per interdire a te di ricercare, no! Nessun amoretto, neppure per chiasso. Voialtri non potete immaginare quanto si diventi serie in collegio. Ci sono anche là le sventate, le romantiche, le sentimentali; poche; e vengono messe in ridicolo. Quella vita così apparentemente segregata ci rende riflessive, positive. Ognuna mette in comune il suo mucchietto di esperienza, e ne formiamo un bel cumulo. Io ero la più sprovvista: una sciocchina. Non sapevo niente, mi maravigliavo di tutto: del poco bene e del molto male di cui sentivo ragionare dalle altre. Avevo però intelligenza svelta, e intendevo spesso più in là che l'altre non intendessero o fingessero di non intendere. - L'una parlava del babbo, l'altra della mamma; questa del fratello, una quarta del cugino; e poi degli estranei, delle famiglie amiche e conoscenti.... Quanti dolori, quante stoltezze, quante brutture! Ed esclamavo, spaurita: - Dunque la società è fatta così? - Mi confortavo riflettendo che i miei non somigliavano punto a tutta quella gente. Roberto però - Sara lo sapeva, sapeva ogni fatto altrui quella Sara! - Roberto non ha operato diversamente da quei fratelli e quei cugini.... Tutti a un modo! - conchiudeva Sara. E perciò ho pensato: Anche Dario dunque!
- Dario, no, - risposi sorridendo. - Il tuo Dario ha questo di buono.... o di cattivo - chi lo sa? Prende la vita seriamente, troppo seriamente, forse.
- Non mi dispiace. Sai? Le ragazze oggi rifuggono dai giovani leggeri, superficiali. Roberto mi ha detto che tu sei appunto uno dei pochi che prendono la vita seriamente. Come sono contenta di aver avuto occasione di dirti questo, prima di essere legati per sempre!
E le baciai rapidamente la mano.
- Eccoci! - ella rispose alla chiamata del fratello.