Luigi Capuana: Raccolta di opere
Luigi Capuana
Schiaccianoci ed altri racconti
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LA NONNA

III

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III

 

— Ti ho regalato sette cuginetti — aveva detto la nonna. Infatti i suoi nipotini eran sette; quattro, Gabriele, Andreotta, Gina e Rino, figli di Roberto; tre, Matilde, Riccardo e Lalla, figli del signor Falconi che aveva sposato la bella Alessandrina; com'era chiamata quand'era ragazza, ed era stata bella davvero.

Ora un po' ingrassata e impigrita, si mostrava trascurata alquanto della persona; ma era orgogliosa che Matilde si avviasse già a riprodurre la mamma di mano in mano che cresceva con gli anni, come le dicevano tutti. Per questo non invidiava al fratello quel bel ragazzo di Gabriele che veniva su alto, asciutto, ben fatto, vivacissimo, impertinente. Quando faceva dei confronti, e li faceva spesso, conchiudeva:

Va'! Riccardo e Lalla valgono quanto Andreotta e Gina; non sono belli brutti: Rino non conta, così piccino come ora è, e poi non promette di riuscire migliore degli altri. Ma Gabriele, anche come maschio, non vale neppure metà della mia Matilde. —

E una volta che la cognata si lasciò scappar di bocca:

Paiono fatti apposta l'uno per l'altra — ella rispose sùbito, quasi con stizza:

— Sono di caratteri così opposti! —

Infatti Matilde era la bontà in persona e Gabriele invece un soverchiatore arrogante. Matilde però non cedeva mai quando il cugino voleva imporle i propri capricci nei giuochi che facevano assieme. Se non poteva indurre gli altri a resistere, si tirava da parte, senza broncio, senza ostentazione. Così qualche volta era riuscita a vincere l'ostinatezza di Gabriele, che perciò le aveva dato il nomignolo di Gattamorta.

Quel ragazzo aveva addirittura la manìa dei nomignoli, tanto che se n'era appiccicato uno anche per ; si chiamava Sor Fatutto. E come ora aveva chiamato Ada La signorina Capelli-di-stoppa, così Andreotta era Patata perchè corta e grassoccia; Gina, l'Ochetta perchè camminava un po' dondolandosi; Riccardo, Giraffa perchè aveva il collo alquanto lungo; Lalla, Ficosecco perchè magra e bruna di carnagione; anche Rino, che aveva appena quattro anni, non era stato risparmiato; lo chiamava Porcellin-d'-oro perchè aveva capelli che parevano proprio d'oro, ed era spesso col viso e con le mani molto sudici.

Andreotta era vanitosina e golosa: Gina, permalosa e bugiarda; Riccardo, interessato, quasi avaro; Lalla, cocciuta e invidiosetta. Non sarebbero stati bene insieme un solo minuto, senza lo spirito soverchiatore di Gabriele o la bontà conciliante di Matilde. Gabriele, pur di dominare, pur di comandare sodisfaceva e l'avarizia di Riccardo e la golosità di Andreotta, e la permalosità di Gina, e la cocciutaggine di Lalla.

— Ti un soldo nuovo, che par d'oro! —

E Riccardo cedeva.

— Avrai tre confetti e tre cioccolatini! —

E Andreotta stava zitta.

— Ebbene, sarai la prima tu a correre! —

E Gina si sentiva appagata.

— Vuoi così? E sia pure così! —

E Lalla non si ostinava più.

Leticava soltanto con Matilde, perchè Matilde capiva benissimo ch'egli faceva le viste di cedere, ma quando il cedere gli tornava più comodo. E appena egli si accorgeva che era inutile di spuntarla contro la cugina maggiore, le lanciava in viso un Gattamortaccia! sdegnoso, e si rassegnava a fare il bravo e il soverchiatore con gli altri.

Il giorno dopo l'onomastico della nonna era giorno di vacanza, e perciò i bambini si trovarono tutti in casa di lei, spinti dalla loro curiosità e secondati dai parenti che volevano, senza parere, scoprir terreno intorno al contegno della nonna verso l'orfanella, da loro stimata un'intrusa.

La signora Memili dopo un lungo bisticciare col marito, che naturalmente difendeva sua madre, aveva concluso:

Vedrai come finirà! —

E i bambini, che erano stati ad ascoltare, avevano capito che Ada arrivava mal a proposito e che nuoceva agli interessi della loro famiglia.

Il signor Bernardini poi, davanti alla moglie che stette zitta quantunque si trattasse di sua madre, disse ai figliuoli in tono burbero, e calcando la voce su certe parole:

— E dalla nonna ora state più buoni di prima, altrimenti vorrà bene soltanto a quella . Avete capito? —

I bambini avevano capito più che il loro babbo non immaginasse, e Matilde n'era rimasta così mortificata, che non si era potuta trattenere dal rispondere:

— La nonna ci vorrà sempre bene, egualmente!

Zitta tu, sciocchina! — la sgridò il babbo.

Così ben preparati, la nonna aveva visti arrivare più presto del solito, primi i figliuoli della figlia, poi quelli del figlio, e aveva sùbito notato che soltanto Matilde era corsa nella cameretta della cugina e che gli altri stavano attorno a lei, chiamandola, al solito, nonnina! nonnetta! nonnettina! affettuosamente, sì, ma con evidente intenzione di accaparrarsela, di volerla tutta per loro.

All'apparire di Matilde che conduceva Ada sottobraccio, i bambini si erano schierati attorno alla nonna, quasi per impedire che la nuova cuginetta le si accostasse; ma la nonna li scostò con una mano, spingendoli da parte e chiamò Ada e se la tirò tra i ginocchi per ravviarle i capelli e domandarle:

— Vuoi fare il chiasso con loro?

— Se mi vogliono, sì, nonna. Ma io non so nessuno dei loro giuochi.

— Te l'insegnerò io — disse Matilde.

— Ah, già, lei è la maestra di tutto! — fece Gabriele torcendo le labbra con atto ironico.

— Se vuoi insegnarmi anche tu — disse Ada, sorridendogli.

Andiamorispose Gabriele, senza degnarsi di farle capire se gli facesse piacere insegnarle.

— Tu, Matilde, resta con me, un momentino.

— Sì, nonna. —

Si sentì per un istante il gran scalpiccìo e le allegre esclamazioni dei bambini che andavano, quasi di corsa, nello stanzone in fondo, destinato a loro pei giuochi quando la cattiva stagione non consentiva che andassero in giardino; e Matilde, vedendo Ada che non li seguiva, la spinse avanti:

Va', ti raggiungo sùbito; giocherai con me, se ti annoierai con loro; va' va'! —

— Com' è carina! E come è buona, è vero, nonna? Senti, nonna, tu devi volerle molto più bene che non a noi; noi abbiamo i genitori, e lei è sola sola al mondo senza sorelline, senza fratellini. Io non sarò invidiosa se le vorrai più bene di me; gliene voglio tanto io! Mi fa pietà!

— Tu sei un angelo! —

La nonna la baciò, l'abbracciò commossa, e soggiunse:

Ora infilami tutti questi aghi, con refe diverso; io stento a infilarli anche con gli occhiali.

Ada te li avrebbe saputi infilare, nonna. Ma son contenta d'infilarteli io questa volta. —

E si mise all' opera.

 


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