IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
VIII.
La nonna era andata a frugare per caso nella scatoletta di cartone rincantucciata in fondo al cassetto dell'armadio in camera di Ada. Cercava un nastro di seta azzurro, che aveva regalato tempo addietro, e che ora doveva servire per la guarnizione di un vestitino da casa che ella voleva regalarle, cucito di sua mano durante l'assenza di lei nei giorni di scuola.
La buona nonnina si faceva anticipatamente una festa della sorpresa e della gioia dell'orfanella quando avrebbe trovato sul lettino allestita e stirata quella semplice veste di color marrone che doveva farle smettere il lutto. La sarta sarebbe poi venuta a prenderle la misura d'un altro vestito per passeggio. Ormai la nonna non poteva più vederla abbrunata, in mezzo agli altri nipotini tutti vestiti di chiaro.
Quel nastro se lo rammentava bene, ella glielo aveva visto riporre in quella scatoletta di cartone, e per ciò era andata a cercarlo lì. Il nastro infatti c'era, ma c'erano pure i tre pasticcini già andati a male, c'erano le forbicine, e tutti gli altri oggettini spariti!
— Oh, Dio!... Dunque Ada aveva mentito? —
Si sentì dare un tuffo al sangue; le parve di veder ripetere nella nipotina le menzogne della mamma di lei, di quella figliuola sciagurata, che le aveva giurato di non voler più bene all'uomo che i genitori non le volevano dare per marito, e poi!... E poi aveva abbandonato di notte la casa per forzarli, con lo scandalo, ad acconsentire a quell'unione.
Le mani le tremavano d'indignazione, gli occhi le rigurgitavano di lagrime che non potevano sgorgar fuori, il cuore le vibrava violentemente nel petto, come quel giorno tristissimo ch'ella aveva trovato vuota la cameretta della figlia, il letto intatto, perchè ella non era andata a dormire ma aveva vegliato finchè tutti quelli di casa non si fossero addormentati....
Giusto in quel momento era sopravvenuta Matilde. La nonna non aveva potuto nasconderle il profondo turbamento.
— Nonna, che hai? —
E la nonna le aveva risposto, col pianto nella voce:
— Guarda! guarda! Ada ha mentito! Guarda! guarda! —
Matilde non credeva ai propri occhi.
— Come mai, nonna? come mai? —
Non sapeva dirle altro. Poi soggiunse, quasi per calmarla:
— Vuoi che la interroghi io?
— No. Mentirà di nuovo, come sua madre! — rispose duramente la nonna.
E ripose ogni cosa nella scatola, e spinse la scatola in fondo alla cassetta, che ella chiuse con gesto vigoroso quasi di ribrezzo.
— Mi pare impossibile, nonnina! — le diceva Matilde.
— Eppure!... Hai veduto! Tutta sua madre! Oh, Dio! sento che non le voglio più bene! È peccato, forse, figliuola mia; ma io non sono una santa: non mi so vincere. La menzogna mi fa orrore. Ho sofferto sempre per le menzogne altrui. No, non le voglio più bene! Tutta sua madre! Tutta sua madre! La metterò in un collegio. Là sapranno educarla, meglio, correggerla. Gli estranei saranno più severi, e riusciranno, spero; gliel'auguro....
— Nonna mia!... Mi pare impossibile. Parlagliene prima. Vuoi che gliene parli io?...
— No. Mentirà dì nuovo, come sua madre! — ripetè la nonna più aspra di prima.
Ada, al ritorno dalla scuola e nei giorni seguenti, si accòrse, con stupore e dolore, che nel contegno della nonna verso di lei c'era qualcosa di mutato: ma non osò di domandarlo, perchè temeva di essersi ingannata. Quando però s'avvide che anche il contegno di Matilde era alquanto mutato con lei, non ebbe ritegno. E un giorno la condusse in camera e mise il segreto.
— Voglio parlarti, Matilde, da sola a sola.
— Che hai, Ada?
— Niente. Che hai tu invece contro di me?
— Io?
— Sì, credi che non capisca? E che ha la nonna? Lo sai? Dimmelo, Matilde! Lo sai? Dimmelo, dimmelo!
— Che ho fatto? —
Matilde, presala per le mani, la fissava negli occhi.
— Che ho fatto? — replicò Ada con voce tremante.
Allora Matilde corse alla cassetta dell'armadio, ne trasse fuori la scatola di cartone, la scoperse e la mostrò a Ada, con un gran gesto di rimprovero, senza dir nulla, fissandola di nuovo negli occhi.
Ada era rimasta impietrita, pallida pallida, con le braccia semiaperte, con gli occhi sbarrati verso la scatola, quasi vi vedesse degli orrori.
— Perchè hai, fatto questo, Ada? perchè?
— Io?... Io?... Io?... —
E balbettando così, indietreggiava, indietreggiava portando le mani agli occhi per non vedere.
— Non negarlo, Ada! Per carità, non mentire, Ada! — la supplicava Matilde. — Ada! Ada! —
La bambina, barcollata un istante annaspando con le mani, era caduta rovescioni sul pavimento.
Matilde non si perdette di coraggio; fece lo sforzo di sollevarla, di adagiarla su la poltroncina accosto, e si diè a spruzzarle il viso con acqua fresca, chiamandola con voce repressa: — Ada! — Ada! — finchè non la vide rinvenire. Il pallore, il terrore e lo svenimento di lei le parevano buon segno di rimorso e di pentimento. Per ciò si mise ad accarezzarla, a baciarla, dicendole tante dolci parole, pregandola di confidarsi con lei, di confessare a lei di aver ceduto a una tentazione cattiva.
— Io poi lo dirò alla nonna....
— E la nonna crede dunque?... —
Ada, così dicendo, aveva dato un balzo, rizzandosi su la persona.
— Ha visto.... sì, Ada! Ha scoperto per caso.
— Ma non sono stata io!... Io non so niente!... Te lo giuro, Matilde, non so niente! niente! niente! —
Pestava i piedi, si dava dei pugni su la testa, gridando con voce inasprita, senza lagrime. Matilde però, messa in maggior sospetto da quella specie di furore, insisteva, credendo che, con insistere e pregarla e accarezzarla, sarebbe riuscita a vincere quel che a lei sembrava un accesso di amor proprio mal inteso.
— Parla, Ada!... Non mentire, Ada! Senti: se ti ostini a mentire, sai?... sai?... la nonna ti manderà in collegio.... —
Ada la guardò con tale stupore, che Matilde credette non avesse ben compreso.
— Ti manderà in collegio — replicò, E dopo breve pausa soggiunse: — capisci per gastigarti.
— Non sono stata io!... No! no! Come non fui io che ruppi le statuette; non fui io: mi accusai per.... far piacere a voialtri. Non fui io!
Ada si sciolse bruscamente dalle braccia di Matilde e andò a buttarsi su la poltroncina, nascondendo il viso tra le mani e singhiozzando:
— Ah, mamma mia!... Ah, mamma mia! —
Matilde si era accostata alla finestra, angosciata e stizzita di quella che le pareva orgogliosa ostinatezza della cugina, e guardando giù nella via, aveva veduto Gabriele e Gina che accompagnati dalla servetta loro venivano dalla nonna.
Un' idea le balenò nella mente, e uscì di camera senza dir niente a Ada. Passando di corsa pel salottino dove la nonna leggeva, si senti chiamare e domandare:
— Vengo sùbito, nonna, — rispose senza neppure voltarsi.
E aspettò nell'anticamera che i cugini fossero arrivati.
— Vieni qua, — disse a Gabriele — vieni qua prima di entrare dalla nonna. Tu Gina, va' pure da lei. —
E trascinato Gabriele in sala da pranzo, e poi afferratolo per le spalle, Matilde gli avventò in faccia:
— La nonna sa tutto!... I pasticcini, le forbici, i gingilli.... che hai nascosti in camera di Ada.
— Mah! mah! — balbettò Gabriele.
— Perchè hai commesso questa indegnità?
— Uno scherzo per far vedere che Ada...? Che orrore! La nonna è su le furie: vieni, confessale tutto sùbito sùbito. —
E prima che egli avesse tempo di riaversi dalla sorpresa e di riflettere, se lo tirò dietro pel braccio ripetendogli:
— Confessa tutto, pel tuo meglio. Tu lo sai bene..., la nonna!... —
La nonna che guardava Gina a cui aveva tolta la mantellina e il cappellino e ordinato di andarli a posare sul canapè, si accòrse di Matilde e di Gabriele proprio quando le furono davanti.
— Era uno scherzo, nonna! — disse Gabriele piagnucolando.
— Che scherzo?
— Vedi, nonna, — la pregò sùbito Matilde. — È stato lui; te lo confessa. Voleva fare uno scherzo a Ada, scherzo stupido! perchè? per farla arrabbiare? Cattivo!... — continuava rivolta a Gabriele. — Vedi, nonna? Mi pareva impossibile; avevo ragione io; aveva ragione Ada, che or ora si è svenuta di là pel dolore di sapersi sospettata. — E tornava a rivolgersi a Gabriele, che non osava alzare gli occhi in faccia alla nonna: — Bello scherzo! scherzo sciocco! scherzo cattivo!... Ma tu gli perdonerai, nonna, è vero? Me l'ha confessato sùbito.... Non lo farà più! —
La nonna si rizzò da sedere, diè una lieve spinta al ragazzo dicendogli: — Va' via! va' via! Quanto mi hai fatto soffrire!....
Vedendola avviare verso la camera d'Ada, Matilde si slanciò per precederla, per dar lei alla cugina la lieta notizia.
Ma prima che la raggiungesse, la nonna udì un urlo:
Matilde avea trovato Ada stesa sul pavimento, con la faccia paonazza, gli occhi stralunati, la bava alla bocca, e le mani increspate che stringevano le punte di un fazzoletto stretto attorno al collo..... La povera creatura aveva tentato di strozzarsi.
Slegarle il fazzoletto, metterla sul letto, sganciarle il vestito e la fascetta, far di tutto per richiamarla in vita fu l'affare d'un istante, quantunque pareva che Matilde e la nonna avessero perduto la testa pel terribile caso.
Un dottore, chiamato in fretta, e accorso dalla vicina farmacia, arrivò quando la bambina già riprendeva a respirare e potè rassicurare tutti. Non c'era pericolo di sorta alcuna.
Un'ora dopo, Ada sorrideva piangendo di consolazione tra le braccia della nonna che le ripeteva per rassicurarla:
— No, starai con me, sempre con me; non andrai in collegio! —
Allora Matilde, piangendo di consolazione anche lei, rimproverò Ada:
— Come ti è potuto venire in mente, cattiva?
— La mamma — rispose Ada — quando mi metteva a letto e credeva che dormissi, pregava spesso: Signore, prendetevi voi questa orfanella! Non la lasciate a soffrire quaggiù! E me ne sono ricordata, e mi sono ricordata del calzolaio nostro vicino, che si strangolò così. —
La nonna intanto pensava che Gabriele non poteva aver agito in quel modo di testa sua; e non se la prendeva col bambino, ma con coloro che, secondo lei, avevano dovuto per lo meno insinuargli che metter Ada in mala vista presso la nonna avrebbe giovato a loro; insinuarglielo non direttamente, ma con discorsi fatti davanti ai bambini, e così accecati dall'interesse, da non accorgersi dei malvagi sentimenti che ispiravano a quei coricini innocenti !
Aveva ragione.
E l'avvocato e sua moglie e la signora Alessandrina e suo marito, si avvidero troppo tardi che l'ingordigia della roba e il basso interesse sono malvagi consiglieri; se ne avvidero quando seppero che la nonna, chiamato il notaio di famiglia, aveva assicurato con un bel testamento l'avvenire dell'orfanella.
— Ora posso morire tranquilla! —disse la nonna, firmando lo scritto redatto dal notaio.
— Campi fino a cento anni! — rispose il notaio — sarebbe meglio per la bambina. —
E la nonna, ridendo e baciando Ada, conchiuse
— Sai? Me la sento, piccina mia, di campare cento anni! Vuoi tu che campi tanto?
— Quanto Noè, nonna! — aveva risposto Ada, battendo le mani.