Luigi Capuana: Raccolta di opere
Luigi Capuana
Schiaccianoci ed altri racconti
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LA ZIA MARTA

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LA ZIA MARTA

 

Da due mesi in qua, tre volte la settimana, la zia Marta arrivava in casa Lesca pochi minuti prima di pranzo.

E, ogni volta, scoppio di gioia dalla parte dei bambini:

— Oh, buona zia Marta! Desinerai con noi! —

E risposta invariabile dalla parte di lei

— No, no, figliuoli; è impossibile. —

E mentre gli altri bambini le saltellavano attorno, ridendo, tentando di strapparle l'ombrellino e il ventaglio, Lina, la maggiore di essi, si affrettava a sbottonarle la giacchetta di seta marrone un po' stinta. La zia Marta, povera donnina! resisteva alquanto, o faceva le viste di resistere, ripetendo: — No, no, figliuoli; questa volta è impossibile; — ma finiva sempre col lasciarsi vincere. E appena la cameriera annunziava che la minestra era in tavola, i bambini, battendo le mani, trascinavano, anzi quasi portavano in trionfo la zia Marta nella sala da pranzo.

Sorella della mamma della signora Lesca, la zia Marta, dopo la rovina di casa sua per le sbagliate speculazioni del marito che n'era morto di pena, aveva accettato l'offerta fattale dalla nipote, di venire a desinare almeno tre volte la settimana da lei. La signora Lesca glielo aveva detto con maniera così gentile e così affettuosa, da darle l'illusione che lei non ricevesse una carità, ma concedesse piuttosto un pregiato favore.

Per ciò in quei due mesi la zia Marta non era mancata una sola volta.

La signora Lesca, per non mortificarla neppure davanti ai proprii bambini, non faceva mai preparare anticipatamente un posto per lei; e la zia Marta cooperava alla rappresentazione di questa scenetta di sorpresa un poco per un resto di orgoglio di signora decaduta, un po' perchè, così facendo, le pareva di far piacere alla nipote, a cui ella, che non aveva avuto prole, voleva bene come a una figliuola.

Nella sala da pranzo, i bambini, al solito, s'erano stretti attorno alla zia Marta, urtandosi, sospingendosi coi gomiti, pregando con insistenza, tutti assieme, per essere i preferiti nel sedersele ai lati. Ressa non disinteressata; al dolce e alla frutta, la zia Marta cedeva volentieri anche lei alla tentazione della gola, e quasi per celare quella debolezza soleva dare grosse porzioni ai due bambini accanto, scusandosi presso la nipote con un sorriso e con un: — Lasciami fare, altrimenti non posso mangiarne io! E poi, il dolce non fa male, e le frutte fanno anzi bene allo stomaco! — I bambini lo avevano sùbito notato, e per ciò volevano che la zia Marta facesse lei, a turno, la scelta dei fortunati.

Quel giorno, intervenne la signora Lesca:

Zia Marta, vedrà prima chi è stato buono o cattivo. —

I bambini se gli schierarono davanti, accennandole con gli sguardi, con le mani giunte, con pestare leggermente i piedi, aspettando trepidanti, ansiosi.

Ella stese le mani scarne ad accarezzare quelle testine bionde — i Lesca erano tutti biondi, — e poi, preso il minore pel mento, lo fissò un istante:

— Tu no, Roberto! Sei stato troppo cattivo con Maria!

Roberto allibito, chinata la testa, si mise silenziosamente da parte.

— Tu no, Maria, sei stata impertinente con la mamma. —

Maria fece il viso rosso e, stupita, andò a mettersi in disparte anche lei.

— Tu sì, Carluccio; questa settimana sei stato proprio buono. —

E Carluccio diè un salto, gridando come un ossesso

— Io sì! Io sì! Grazie, zia Marta! —

La zia Marta continuò la rivista: —

— Tu no, Ersilia! Hai detto una bugia!... Che vergogna! —

Ersilia non protestò; la guardò negli occhi stralunata di vedersi scoperta dalla zia Marta, che pure da due giorni non era venuta in casa loro.

— Tu sì Lina,... sì, sì,... quantunque...!

— Hai detto sì! — esclamò Lina, mettendole graziosamente una mano su la bocca, e saltandole al collo.

Dopo desinare, mentre la signora Lesca e gli altri commensali prendevano il caffè, i bambini, radunatisi in fondo all'ampia terrazza, si erano messi a confabulare intorno a quel miracolo della zia Marta, che aveva letto loro in viso le cattiverie dei giorni scorsi.

— Come ha fatto?

— La mamma dice che è una santa.

— Le bugie si rivelano su la punta del naso.

— Ma le altre cose?

— È una strega, perchè è vecchiadisse Roberto.

— Oh! esclamarono gli altri, indignati.

Roberto avrebbe dovuto prendersela con stesso, se da un mese non aveva ottenuto il favore di sedere accanto alla zia Marta una sola volta. Invece egli insistè:

— È una strega! — E soggiunse: — Ma io gliene farò una!... Vedremo se indovinerà.

— Che le farai? Bada!

— Non voglio dirvelo. —

Due giorni appresso, la zia Marta era tra i bambini su la terrazza a distribuire sorsi di caffè col cucchiaino, divertendosi della loro gioia per un regalo così piccolo. La zia Marta aveva il dono di farsi voler bene sùbito dalle persone che l'avvicinavano; e i bambini Lesca, che la trovavano sempre buona e condiscendente con loro e che non invocavano mai invano l'intercessione di lei quando volevano ottenere qualcosa non voluta concedere dalla mamma, i bambini Lesca ne andavano proprio matti.

La signora Lesca, sorbendo il caffè, sorrideva a quella scena affettuosa e non osava di sgridare i figliuoli, che dimezzavano così la tazza della buona zia. Tutt'a un tratto, quasi colpita da un'idea subitanea, fu vista posare in fretta la tazza sul tavolinetto e rientrare nelle stanze. Quando tornò, poco dopo, la zia Marta che cercava di lei, la vide un po' turbata.

— Che è accaduto?

— Niente.

— Mi sembra però....

— Niente, te lo assicuro. —

E la zia Marta, accortasi allora della mancanza di Roberto tra i bambini che avevano ricevuto le cucchiaiatine del caffè, gli disse:

— E tu, lo vuoi anche tu un cucchiaino di caffè? —

Roberto alzò una spalla, e andò a raggiungere il fratellino e le sorelline.

Scappa! — esclamò la zia Marta. E chiamò: — Bambini! —

Al solito, tutti l'accompagnarono in salotto insieme con la mamma, e Lina aiutò la zia a indossare la giacca di seta marrone e a mettersi in testa il cappellino.

Roberto, quasi nascosto tra Ersilia e Maria, sbarrava tanto di occhi. Come? Poco prima egli aveva sgualcito quel cappellino in modo da renderlo irriconoscibile, e ora lo vedeva intatto come se niente fosse stato? Era dunque davvero una strega, la zia Marta? O una santa, che faccia miracoli?... O aveva egli scambiato il cappellino della signora Vitti, invitata quel giorno a pranzo anche lei, col cappellino della zia Marta?

E fu atterrito, e si fece forza per non tradirsi. Infatti ebbe la sfrontatezza di accostarsi alla zia Marta e lasciarsi baciare e baciarla.

Per due giorni, però, Roberto visse in grandissima ansietà; non sapeva spiegarsi il prodigio, paventava un gastigo nascosto, com'era stata appunto la sua cattiva azione; ed era maggiormente ansioso, perchè fra tre giorni si sarebbe festeggiato l'onomastico della mamma, e nessun gastigo gli pareva più doloroso della probabilità di vedersi vietato di assistere alla festa.

Poi si rasserenò; nessuno fiatava del cappellino sgualcito e miracolosamente aggiustato; e la mattina dell'onomastico, egli recitò tranquillamente, insieme con gli altri, la poesiucola di occasione, che il maestro gli aveva fatto imparare a memoria. Non era proprio pentito della cattiverìa fatta, ma godeva intanto d'averla scampata bella.

Entrò in salotto la zia Marta, con un grazioso mazzo di fiori freschi in mano:

— Non sono fiori rari, ma sono dei miei vasi e coltivati da me. —

E i bambini, tutti attorno a lei!

— Oh, belli, belli, zia Marta! —

La zia Marta si fece seria seria, si cavò di testa il cappellino, e mostrandolo ai nipotini, domandò:

Sentite che cosa dice il mio cappellino? Egli parla in questo momento. —

Tutti la guardavano, ammutoliti. Roberto, diventato rosso come una ciliegia, aveva abbassato gli occhi; avrebbe voluto trovarsi dieci metri sotterra. La zia Marta continuò:

— Il cappellino dice: « Che male avevo fatto al cattivo che è venuto a sgualcirmigiacchè c'è stato chi ieri l'altro lo ha sgualcito, e il povero cappellino ha durato gran fatica per ridursi com'era prima. Non lo sapete voialtri che le cose mie sono fatate? E ora vedrete una cosa meravigliosa. —

I bambini, meno Roberto, guardavano la mamma e non osavano protestare per la loro innocenza.

— E ora vedrete una cosa meravigliosareplicò la zia Marta.

— Colui che ha fatto la cattiveria, se n'andrà di zitto zitto e si gastigherà da e non prenderà parte alla festa della mamma. —

E Roberto, quasi ci fosse stato qualcuno che lo avesse preso per le spalle, scoppiando in pianto dirotto, scappava via, tra lo stupore del fratellino e delle sorelline.

Mammadomandò Carluccio più tardiparla davvero il cappellino della zia Marta? —

E la signora Lesca, trattenendo a tempo un sorriso, rispose:

— L'hai visto. Ha rivelato che il colpevole era Roberto. —

Allora i bambini si diedero una facile spiegazione sul come la zia Marta indovinasse le loro cattiverie ogni volta che veniva a pranzo da loro; spiegazione simile a tante altre che di tante altre cose si dànno spesso coloro che sono tutt'altro che bambini.


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