IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Caratello s'era voltato, tenendosi il mento con la mano sinistra, e reggendo con l'altra il bastone sotto l'ascella. Quel ragazzo che dalla cantonata gli urlava dietro: — Caratello! Caratello! — egli lo aveva visto la sera innanzi.... Dove?
In quel momento una signora con l'ombrellino, e che teneva sollevata la parte posteriore dell'abito, s'era fermata davanti a lui sorridendo.
— Che ci trova da ridere? — le disse brusco brusco.
— Ah! Lei è il signor Caratelli? — rispose la signora.
— Non è lei ?...
— Caratello, un corno! — replicò più stizzito.
— Scusi, scusi, — riprese la signora imbarazzata. — Cercavo di lei; sono stata a casa sua....
— E lei chi è? Mi chiamo Sbrigli, non Caratello, per sua norma.
— Scusi allora — disse la signora. — Io cercavo proprio del signor Caratelli.
— Se è sorda, si faccia sturare gli orecchi! —
Aveva perduto il lume degli occhi, come ogni volta che i ragazzi gli urlavano dietro quel nomignolo, per cui montava sùbito in bestia.
Glielo avevano appiccicato i ragazzi Barini in casa dei quali egli andava tutti i giovedì a desinare. I Barini incontratolo una volta uscendo di scuola, gliel'avevano ripetuto, scherzando, davanti ai compagni. E allora era accaduto un diavolìo. Tutti i fanciulli che ingombravano ancora la via, si erano messi a gridare:
— Caratello! Signor Caratello! Viva Caratello! — E poichè il signore Sbrigli aveva tirata una bella bastonata al più vicino, che vociava più degli altri, il guaio era diventato irrimediabile. Per una buona mezz'ora i ragazzi, a debita distanza, gli erano andati dietro, strillandogli: — Caratello! Caratello!, — e avevano dovuto intervenire due guardie per liberarlo. Il signore Sbrigli, era tornato a casa verde dalla rabbia, più verde d'un aglio.
Ora, fermato sull'orlo del marciapiede, guardava quel ragazzo che non smetteva di gridargli l'abborrito nomignolo.... Dove lo aveva visto la sera innanzi? Voleva accusarlo ai genitori, fargli fare una bella sgridata, e anche fargli dare una lezione manesca, come avrebbe voluto dargliela lui, alla lesta, se il ragazzo non fosse stato già in atteggiamento di scappar via alla prima mossa di Caratello.
Dove l'aveva visto? In casa Barini: sissignore, ora se ne ricordava benissimo. Era il nipote della signora Corsi, stata invitata anche lei da quella brava famiglia.
Il signore Sbrigli fece un cenno colla mano al ragazzo per dirgli: — Aspetta, ti concerò io!... —
E gli voltò le spalle, filosoficamente, dondolandosi proprio come un caratello, con quella pancina su le gambine corte, e il bastone dal manico ricurvo sotto l'ascella.
Giusto, la signora Corsi abitava lì vicino, in via dei Serpenti.
Salì le scale, guardando a ogni pianerottolo le placche degli usci. Al terzo piano, già soffiava come un mantice: e rimanevano altri due piani! Abitava proprio in paradiso quella signora! Sul pianerottolo dell'ultimo piano c'erano tre usci e senza placche. Egli suonò a quello di destra, una scampanellata lunga lunga, perchè non aveva saputo misurare l'impeto del braccio. Nessuno veniva ad aprire.
Allora suonò all'uscio di mezzo, un'altra scampanellatona. Nessuno veniva ad aprire. Il signore Sbrigli attese due minuti, e andò a suonare al terzo uscio, un'altra scampanellatona più rabbiosa delle due prime. Nessuno venne ad aprire. Rimase là, sconcertato, confuso, rimproverandosi la sbadataggine di non aver chiesto informazioni al portinaio. E prese a discendere, rileggendo più attentamente le placche: Avv. Talli; Dott. Bracciolani; Squilla; signora Balestri; Paolo Ciolli, dentista.... Ed era già al primo piano.
Aveva sbagliato uscio? Il numero della casa era esatto: 72. Se lo era scritto quella sera, perchè la signora Corsi lo aveva invitato ad andar a vedere certi quadri di cui voleva disfarsi: quella sera s'era parlato di quadri antichi, e il signore Sbrigli aveva detto di conoscere un antiquario molto intendente.
Il portinaio? Ma che forse i portinai romani stanno al portone? Il signore Sbrigli cominciava a perdere la pazienza, quando entrò un ometto in maniche di camicia, sudicio, con un barbone ispido, brizzolato, e una folta capigliatura arruffata; l'ometto non lo guardò neppure; e si mise a sedere su uno sgabello.
— La signora Corsi? — domandò lo Sbrigli.
— Al quarto piano — rispose l'ometto senza scomporsi.
— Come al quarto piano? Non c'è indicazione....
— E il nipote sta con lei?
— Che nipote? Non ha nipoti. —
Egli rimase lì, a bocca aperta. Aveva fatto inutilmente cinque branche di scale!
E uscendo, alla cantonata chi vide?
Il supposto nipote della signora Corsi e altri tre ragazzi che evidentemente lo attendevano. Aveva sùbito presa una risoluzione ammansirli con un regalo!
Povero signore Sbrigli! Gli andò incontro, come ad amici, a vecchie conoscenze, col sorriso su le labbra, dicendo:
— Sentite ragazzi; ridiamo insieme; venite qui! —
I ragazzi che stavano per gridare: Caratello! scombussolati da quell'insolita dolcezza, non si mossero.
— Già, sono il signor Caratello, ma mi chiamo Sbrigli veramente. Perchè mi canzonate? Non sta bene. Se siete buoni e gentili, come si conviene a ragazzi ben educati, dovete smettere, e dirlo anche ai vostri compagni. Caratello poi che significa? Perchè sono un po' grasso? Venite qui, dal pasticciere, voglio farvi un regalo. —
I ragazzi rinculavano, ma non osavano gridargli in faccia il nomignolo.
— Vi regalo una bella pasta per uno. Dico davvero; una bella pasta per uno. Venite, venite. —
I ragazzi, sbalorditi, si guardavano negli occhi, consultandosi, tratti dalla gola.
— Sei tu il nipote della signora Corsi? — disse a colui che gli era parso di riconoscere. Il ragazzo rispose di no.
— No? Non vuol dir niente. Vieni, venite. —
Parlava così alla buona, calmo, sorridente che, appena il primo si mosse, gli altri tre gli tennero dietro, ed entrarono dal pasticciere preceduti dal signore Sbrigli.
— Quattro paste a questi ragazzi! — egli ordinò allegramente.
I ragazzi, sbuffando dal ridere, presero le paste, le mangiarono, e mentre il signore Sbrigli pagava uscirono dalla pasticceria, dandosi spintoni e urlando a squarciagola:
— Grazie, signor Caratello! Viva il signor Caratello! —
Non se l'aspettava? Briganti! E diè due salti, col bastone brandito. Colti alla sprovveduta, i ragazzi si erano lasciati facilmente raggiungere e non sapevano come ripararsi dai colpi di quel furioso, che li investiva da tutti i lati, picchiando come un orbo dove capitava, su le spalle, su le braccia, rincorrendo questo, colpendo quell'altro, spaccando teste....
Era diventato proprio furioso. Due carabinieri lo afferrarono a stento, se lo misero sottobraccio, e lo condussero via, senza cappello, schiumante, urlante:
— Costoro dovreste arrestare, costoro!
— In questura, il delegato gli domandò — Come vi chiamate?
— Caratello!... —
A quest'uscita il signore Sbrigli, scoppiò a ridere, a ridere, tanto che il delegato credette d'aver da fare con un matto.
Ora che se lo era detto da sè, nel colmo della collera, il signore Sbrigli aveva, a un tratto, capito che il torto era suo. Perchè s'arrabbiava coi ragazzi? E si ricordò che anche lui da ragazzo aveva fatto come loro.
— Ah! ah! ah! — rideva, rideva. — Caratello! Ah! ah! —
Poi spiegò la cosa al delegato, scusandosi, e andò a casa in carrozza, perchè aveva perduto il cappello.
Da quel giorno in poi, ogni volta che i ragazzi gli urlavano dietro: — Caratello! — tirava via, diritto, come se non dicessero a lui. Se avesse fatto così fin dal principio! Infatti, non vedendolo più arrabbiare, i ragazzi smisero presto.
Questo però non vuol dire che essi non fossero maleducati e cattivi! Perciò i genitori di quelli che avevano ricevute le legnate e avevano avuto la testa spaccata, vedendoli tornare a casa conciati a quel modo, avevano risposto approvando
— Ben vi sta! —