Luigi Capuana: Raccolta di opere
Luigi Capuana
Gli americani di Ràbbato
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La festa del Patrono

19. Menu si sente ormai un "americano".

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19. Menu si sente ormai un "americano".

 

Attraversando la folla, tenuto sempre pel braccio dalla guardia che diceva a ogni passo: «Con permesso, signori miei!» Menu aveva un'aria spavalda affatto insolita a lui. Gli pareva di aver fatto una bella cosa, da vero «americano» perché aveva sentito dire che questi fanno subito a pugni a ogni piccola questione. Don Pietro Ruffino, il giovane sarto, gli aveva anche mostrato, tre giorni addietro, la bozza di acciaio che usano ; la chiamano così.

«Si portano in tasca, e all'occasione quando... si fa in questo modo: quasi come un guanto e poi giù! ... Rompe le ossa».

«Se avessi avuto quella bozzapensava Menu.

E avrebbe dovuto pensare invece alla sgridata del nonno e della mamma che si sarebbe buscata.

Non si era neppure accorto di avere il vestito tutto insudiciato di polvere.

«Come?» rispose ai rimproveri. «Fischiava la nostra banda».

Lo zi' Santi non aveva capito bene.

«Ti preme tanto, la banda di Ràbbatodomandò. «Oh, nonno! La nostra, quella degli "americani"», fece Menu maravigliato che il nonno potesse prendere quell'abbaglio.

Intanto le bande erano scese dai palchetti, e parte della gente sfollava dalla piazza per avviarsi dietro ad esse verso la chiesa di Sant'Isidoro, e godersi l'uscita del Patrono e la processione; parte invadeva le vie e osservava i preparativi dei fuochi d'artifizio degli «americani».

Lo zi' Santi e la gnà Maricchia, tornati a casa, si erano seduti ai lati della porta, in attesa che la processione passasse per . Menu faceva la guardia al loro fuoco d'artifizio addossato alla cantonata vicina.

Piccole brigate di giovani contadini andavano attorno, divertendosi a spaurire i parenti degli "americani" fingendo di volere accendere le micce con la punta dei loro sigari, e incendiare le macchinette prima dell'arrivo del santo. Strilli, proteste, risate, e i giovanotti passavano oltre per ricominciare lo scherzo più in .

«Vuoi scomettere che questa qui non prendedisse uno di essi a Menu.

E tese il braccio col sigaro acceso.

Menu gli diè un colpo sulla mano e gli fece cascare il sigaro a terra».

Il nonno lo sgridò:

«Stupido, non capisci che scherzano

«Si meriterebbe uno scapaccione», disse il contadino, raccattando il sigaro. «Ma è ragazzo...»

E tirò via per raggiungere i compagni.

Si udivano gli spari lontani, e il suono indistinto delle bande; la processione si avvicinava.

Tutto a un tratto, in fondo alla via, scoppi di bombe e un gran chiarore. In mezzo dei fuochi d'artifizio, già si vedeva la statua del santo, con attorno la raggiera di argento e le fiammelle delle torce che sembravano d'oro. Pareva campata per aria, tutta circonfusa dal fumo degli spari.

Questi cessavano per qualche momento, la processione s'inoltrava e la bara del Patrono era costretta ad arrestarsi di nuovo. Nella via si circolava appena. Gli spettatori si sporgevano dalle finestre e dai balconi per godersi meglio lo spettacolo. E sembrava che, di mano in mano, a ogni passo del santo Patrono, la via grondasse fuoco, tra il rapido girare delle ruote schizzanti fiammelle, e lo scoppiare delle bombe che rimbombavano dall'alto in pioggia di stelle a diversi colori, o si spiegavano in palme di fuoco, estinguendosi rapidamente sul fondo scuro del cielo.

Quando sant'Isidoro, col manico del pungolo dell'aratro tra le mani unite in atto di preghiera, venne a fermarsi davanti alla casa dei Lamanna e i fochisti davano mano agli spari, Menu cominciò a saltare dalla gioia, ma invece di gridare, come gli altri: «Viva sant'Isidoro!» con l'ultima bomba, lanciò per aria un: «Viva gli "americani"!» che provocò una gran risata.


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