Luigi Capuana: Raccolta di opere
Luigi Capuana
Gli americani di Ràbbato
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22. Notizie di Santi.

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22. Notizie di Santi.

 

Si trattenne soltanto un paio d'ore alla Nicchiara, e tornò a Ràbbato di buon'ora.

Menu, che era alla vedetta, vedendo spuntare la mula di fondo alla via, corse incontro al nonno, e prima che scendesse da cavallo gli annunziò:

«Ha scritto Santi!... Ha mandato quattrocento lire

«Poveretto! si leva il pane di bocca», esclamò il vecchio con la voce tremante dalla commozione, attaccando la mula alla mangiatoia.

«È arrivato oggi mastro Iano il Tignoso, con suo figlio. Vedi, nonno? Ha undici anni quanto me... ed è stato in America».

«Che maraviglia? Suo padre non poteva lasciare qui, solo, un ragazzo senza mamma né altri parenti».

«Dice che lui e suo padre non sono più italiani, ma americani».

«Già si son fatti rimpastare di nuovo

«Domandalo al dottore Liardo che ha visto le carte».

«Che carte! Che carte! Sciocco! Se tu vai putacaso a stabilirti a Palermo, a Messina, a Catania, non rimani sempre di Ràbbato, rabbatano nato? Sei stato a scuola e non capisci che il Tignoso vuol darsi l'aria di vero americano. Gli hanno messo il bollo? Lo hai tu visto? Ne sballano tanti questi che vengono di

«Non è neppur vero che il figlio del Tignoso va a una scuola dove gli insegnano un mestiere

«Che mestiere

«Non so: il mestiere delle macchine, pare».

«Gli servirà assai quando tornerà qui!»

«Non tornerà più. Parla inglese».

«Me ne compiaccio. Può dare a intendere quel che vuole... Cchiàppati! cchiàppati! cchiàppati! Parlo inglese anch'io».

«Ah, nonno!... Lasciami andar con loro... Andrò a trovare Stefano e Santi... Gli ho scritto a Santi: "Mandami il danaro pel viaggio". Se me lo mandasse, eh? nonno

«Vuoi far piangere tua madre oggi? Santi, tra sei mesi, dovrà tornare per andar soldato».

«Dice che anche Stefano e Santi sono diventati americani, e perciò Santi non ha più l'obbligo del servizio militare. Chi va diventa subito americano: la legge è così».

«E Santi dovrà fare il soldato nella Merica

«Non c'è leva da quelle parti; fa il soldato chi vuole; chi non vuole non lo fa... Eh! nonno? Eh?»

«E ti farai crescer la barba anche tu! »

Menu non comprese che volesse dire il nonno con queste parole. E gli andò dietro per le scale insistendo:

«Eh, nonno? Eh, nonno

La lettera di Santi nominava il fratello soltanto per dire che stava bene. Si diffondeva invece a parlare della farmtraduceva masseria — dov'egli lavorava voluto bene dai padroni e dai compagni forestieri. Diceva che una figlia del padrone, stata anche in Sicilia, e che parlava l'italiano da farsi capire, ogni tanto lo mandava a chiamare al palazzo e voleva dette le canzoni che cantano i contadini siciliani.

«Se li scrive», aggiungeva col suo misto linguaggio e la ribelle ortografia, «in un pitazzo. "O che cosa bella! O checosa bella!" E dopo che la scritto vuole sentirli un'altra volta dalla mia bocca. Ha una macchina che canta e parla come un cristiano e ci ha voluto mettere una canzona nostra. Si canta nella bocca di la macchina e la voce e li palore restano: pare una magaria. Io mi vergognavo di cantare davanti a tutti e mi lasciarono solo per fare entrarvi la voce dentro. E cce restata che mi pareva di sentire un altro con la mia stessa voce nella replica.

Dicevano: O che cosa bella! O che cosa bella! E m'anno rigalato venti dollari cioè cento lire della nostra moneta, che ne canterei dieci al giorno per venti dollari a ogni canzona. E noi non le calcoliamo!

Ora dice che vuole contare le nostre favole. Ci vorrebbe lo zi' Irpino Cudduruni che ne sa tante che li sa contare che mi ricordo saremmo restati senza mangiare per sentirlo nell'anto anche belli grandi e grossi. E la notte cci penso per ricordarmene: quella di Pilusella, di lu Lupunaro e tutto. Cci volesse che la signorina mi dasse altri venti dollari. Caro, nonno, qui non si niente per niente, e perciò uno lavora di cuore, che si guadagna la sua giornata».

Si vedeva che il povero Santi l'aveva scritta a più riprese, per intrattenersi quasi ogni giorno coi suoi cari lontani. Intanto non trovava nulla da dire intorno a Stefano, come se non fosse a New York anche lui.

«E Stefanodomandò la gnà Maricchia che era stata tutt'orecchi ad ascoltare la lettura, quasi avesse voluto ingoiarsi le parole.

«Non hai sentito? Sta bene».

«Ma che cosa fa?»

«Quel che fa Santi: lavora».

 


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