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24. Che cosa aveva fatto cambiare idea al nonno?
Uscito di casa per andare alla posta, lo zi' Santi aveva incontrato il dottor Liardo che quel giorno faceva le sue visite a piedi.
«Per sgranchirmi le gambe. La verità è che ho dovuto prestar l'asina a mio cugino. E voi?»
«A prender quattrini? Vedete se i vostri nipoti hanno avuto ragione di andare in America? Accompagnatemi un po'; vi accompagnerò poi fino all'ufficio postale».
Il dottor Liardo si compiaceva di conversare con quell'uomo patriarcale, come soleva chiamarlo. Si divertiva soprattutto a studiare in lui lo stupore del vecchio in faccia a tante cose nuove.
Di tratto si fermava davanti a una casa in fabbrica.
«Danaro americano», diceva. «A poco a poco il paese si trasforma. Qui c'erano due sudicie casupole terrane, ricordate? E vi sorge una casetta a due piani, con balconi. Non vogliono saperne di finestre gli "americani". Guardate: là, in quell'altra casa, le hanno già mutate in balconi: è una mania».
Passavano davanti alla chiesa di Sant'Isidoro. La porta grande era spalancata. Il parroco, in robone e berretta a tre punte, sorvegliava i lavori del pavimento.
«Grande novità, signor parroco!»
«La carità dei fedeli supplisce alla tirchieria del Governo. I quattrini vengono da lontano, dall'America. Ma ne occorrono ancora, la spesa è grande».
«Ne verranno altri, non dubitate».
«Ha visto l'altar maggiore? Una bellezza! C'è scritto sotto: "A spese dei rabbatani di America". Cinquemila lire, dottore. Tutto di marmi fini scolpiti. Han mandato di là fino il disegno. Una bellezza! Il pavimento, quando sarà finito, luccicherà come uno specchio. Siamo appena alla metà».
«Meno male che pensano alle chiese!» disse lo zi' Santi.
«Pensano anche alle terre: questo è ancora meglio. Significa che torneranno, e le coltiveranno con più amore, ora che sanno di essere proprietari».
«Voscenza dice bene. Ma non tornano tutti».
«Non importa. Ecco un'altra casetta pulita, con la facciata intonacata, con le imposte tinte in verde. La pulizia delle persone. La miseria ci rende sporchi; è il nostro maggior difetto, perché infine la pulizia costa tanto poco! Sapete come ci chiamano in America? Sporchi italiani! E specialmente per noi siciliani, pei calabresi, per gli abruzzesi, hanno proprio ragione. Là però i nostri contadini si trasformano. Troppo, forse».
«Quando penso che Stefano si è lasciata crescere la barba! È cattivo segno, signor dottore».
«Un po' di pelo di più in viso non fa niente! Ecco là mastro Iano il Tignoso; ha messo tanto di baffi; sembra un altro, ma ha portato quattrini anche lui. Chi sta in disagio ora sono i galantuomini che continuano a fare i fannulloni. Tra dieci anni i veri galantuomini saranno gli "americani"».
«Chi esce riesce, dicevano gli antichi. Il male è che qui già mancano le braccia».
«Se i contadini fossero pagati meglio, non andrebber via».
«In che modo, signor dottore?»
«Non so, io faccio il medico. Ci devono pensare gli altri».
«Chi? L'avvocato Marano guastateste? Dice che la roba degli altri è roba di tutti».
«Non ha niente da perdere lui. Ma gli "americani", ora che son diventati possidenti, non gli danno retta. Se la son guadagnata con stenti la loro roba, l'hanno messa insieme a furia di risparmi e di sobrietà (è la gran virtù dei nostri contadini) e vogliono godersela loro. Io, che tesso e ritesso il paese anche nelle più remote viuzze, rimango maravigliato di questo senso di crescente benessere che osservo dappertutto. Ve n'eravate accorto?»
A ogni novità veduta, a ogni spiegazione del dottore, il vecchio Lamanna si sentiva allargare il cuore, quasi qualcosa di tutto quel crescente benessere gli rimanesse nel sangue, gli vivificasse i polmoni. E non se ne rallegrava per sé — era già vecchio, abituato all'antica, rassegnato alla vita dura — ma pei suoi nipoti, per tutti gli altri, pel paese dov'erano nati e dovevano vivere e morire come un'unica famiglia, perché la terra del paese natìo lega anche nostro malgrado.
Nella piazza grande, il dottore, fermatosi, continuava:
«Qui Bacareddu mette su un piccolo caffè... Là, la moglie e la figlia di Centonze hanno aperto una bella merceria. Don Franco non ci ha avuto piacere: gli fanno concorrenza proprio sul muso; ed ha dovuto ritingere il suo sudicio scaffale, e provvedersi di merce nuova per non chiudere bottega. Gli avventori affluiscono là dirimpetto, anche perché sono trattati con garbo, mentre don Franco pare un orso nei modi, quasi faccia una grazia dando la roba che la gente va a comprare da lui. Il marito della Centonze va e viene dall'America e rifornisce ogni volta il negozio. Don Franco ha voglia d'insinuare che si tratta di vecchi fondi di bottega. E quand'anche? Qui sono bella novità e fanno comodo a tutti».
«Sì, i nostri prendono facilmente qualche vizietto americano; un po' di boria, un po' di fasto, un po' di chiacchiera... È inevitabile. Io mi diverto a sentirli parlare, anche quando m'accorgo che vorrebbero farmi passare per stupido. Penso che parecchi di essi sono andati via marmotte, e non mi dispiace di vederli tornati con qualche eccesso di sveltezza. A voi sembra che Stefano abbia fatto chi sa che cosa lasciandosi crescere la barba...»
«Non questo soltanto, signor dottore!»
«Via! Qualche leggerezza da giovinetto. Si è trovato, di punto in bianco in mezzo a tante tentazioni... Attendetemi qui; ho finito».
Era la quarta volte che il dottore, interrompendo il ragionamento, lasciava lo zi' Santi sulla via, davanti alla porta di un cliente, per fare una visita. Ed il vecchio rimaneva là, con un po' di stordimento per quel che aveva visto ed udito.
Per lui, che non andava attorno e usciva di casa soltanto per recarsi qualche volta alla Nicchiara e, la domenica, alla messa cantata conducendovi anche Menu, quella trasformazione di Ràbbato, anche nelle vie traverse, nei vicoli, era stata una gran sorpresa. Se l'avesse vista prima, forse non ci avrebbe neppur badato senza la spiegazione del dottor Liardo: danaro americano.
Si ricordò del giovane incontrato per lo stradale e che andava a vedere il fondo di Rocco Mulè per comprarlo. Danaro americano anche quello, che il giovane diceva di avere sui libretti postali.
Danaro americano questo che egli doveva ritirare dalla posta; e in quel momento gli tornò all'orecchio la voce di Menu: «Eh, nonno? Eh, nonno? » E fu come una puntura d'ago al suo cuore.
«Eccomi!»
Il dottore usciva allegro dalla casa del cliente.
«Sta meglio?» domandò lo zi' Santi.
«La natura è il più gran medico, caro nonno!... Ora andiamo alla posta».
Ed ecco come era avvenuto che il vecchio Lamanna, tornando a casa e visto il nipote che piangeva perché voleva andare in America, aveva risposto dopo un istante di esitazione: «Lo faremo partire!»