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Menu aveva annunziato a Santi la sua partenza per l'America ma la lettera aveva viaggiato con lo stesso piroscafo che portava lui a New York. Così egli non trovò nessuno ad attenderlo allo sbarco. Mastro Iano Motta, detto il Tignoso a dispetto della folta capellatura brizzolata che gli copriva la testa, lo aveva condotto a casa sua; e soltanto due giorni dopo, Menu accompagnato da lui, era riuscito a rintracciare Santi che fu stupito di vedersi il fratello davanti agli occhi; e da prima, per qualche istante, credette a un inganno di stranissima rassomiglianza.
In quei due anni, Menu era diventato quasi un giovanotto. Alto, robusto, decentemente vestito, col berretto alla marinara, comprato partendo per comodità del viaggio, si era presentato con una cert'aria di affettuoso rimprovero, fermandosi a pochi passi di distanza da Santi che lavorava a ripulire la siepe di bosso di un viale.
Santi non rinveniva dalla sorpresa.
«Minuzzu! Minuzzu! Fratelluccio mio!»
Non riusciva a dirgli altro, accarezzandolo anche con quel diminutivo del nome adoperato quando Menu era bambino.
«Non hai ricevuto la mia lettera?»
«No. Figurati se non sarei venuto allo sbarco!»
«E Stefano?»
«Lo vedrai... più tardi», rispose Santi con qualche esitanza.
«È vero che ora ha la barba? Al nonno è dispiaciuto».
«Stanno bene, ti salutano tanto! Ti salutano tutti i vicini!»
«Te lo consegno sano e salvo, come me l'hanno affidato», disse mastro Iano. «Durante il viaggio: "Quando arriveremo? Quando arriveremo?"».
«Mi pareva che non si arrivasse mai!» soggiunse Menu. «Venti giorni di mare!»
Santi avrebbe voluto sapere in che modo il nonno e la mamma si erano decisi a farlo partire da Ràbbato. Gli sembrava quasi impossibile; Menu non poté dirgli altro:
«È stato il nonno. La mamma non voleva».
In quei primi giorni il gran rumore delle vie di New York dava a Menu un'impressione terrificante. Si teneva stretto alla mano del fratello, quasi dovesse a ogni passo accadergli la disgrazia di esser travolto dai trammi, dalle biciclette, dalle automobili; di vedersi precipitare addosso qualcuno di quei vagoni che passavano, sbuffanti, all'altezza delle finestre delle case, e pareva si inseguissero tanto eran frequenti, con corsa sfrenata.
«Muta sempre di alloggio, oggi qua, domani là! » Santi aveva ottenuto di assentarsi dal lavoro per alcuni giorni. Voleva occuparsi di trovare qualche allogamento per Menu, e intanto non sapeva decidersi. Miss Mary, la padroncina entusiasta delle canzoni siciliane e delle fiabe, gli aveva promesso di pensare lei a collocare il fratello minore quando sarebbe venuto a New York; ma la buona signorina, da due mesi, si trovava a Trenton, in casa di una sua zia, e Santi ignorava quando sarebbe tornata.
Provvisoriamente poteva metterlo presso un compaesano che aveva bottega di fruttaiolo e vendeva aranci, limoni, fichi secchi, uva passa, un po' per conto proprio, un po' per un grossista palermitano, e faceva buoni affari.
«Le quattro operazioni».
«La contabilità dello zi' Carta non è molto difficile; egli sa leggere appena e scarabocchiare soltanto la sua firma. Ti dirà lui quel che devi fare. Ha mandato via da poco lo scrivano perché lo imbrogliava nei conti delle operazioni. Vieni; sentiremo».