Luigi Capuana: Raccolta di opere
Luigi Capuana
Gli americani di Ràbbato
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Miss Mary

31. Santi cerca di far ragionare Stefano.

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Miss Mary

 

31. Santi cerca di far ragionare Stefano.

 

Un policeman, due giorni dopo, andò a cercare Menu, nella bottega dello zi' Carta. Ciangottava un po' d'italiano.

«Perché?» domandò il fruttaiolo.

«Dev'essere interrogato».

«Ma il ragazzo ha già risposto di non saper niente».

«Avuto ordine condurre con me».

«L'accompagno».

Menu, pallido, con gli occhi sbarrati, tremava da capo a piedi alla vista di quell'uomo di polizia.

«L'ho stretto da tutte le parti, l'ho minacciato; dice di non aver visto nessuno».

Intanto lo zi' Carta prendeva il cappello, chiudeva la bottega e seguiva il policeman, tenendo Menu per una mano.

Sì, l'aveva stretto da tutte le parti, lo aveva fin minacciato, e non gli aveva cavato di bocca altro che la insistente negazione: «Non ho visto nessuno!»

Con Santi però Menu non aveva mentito.

«C'è stato Stefano!» — aveva risposto sottovoce, quasi avesse avuto paura di essere udito da qualcuno; ed erano loro due soli.

«Che voleva?»

«Con la scusa di avvertirmi che è pronto il posto di fattorino per me».

«E tu ti sei accorto che la lettera fu messa da lui?»

«No. Ma non era venuto nessuno prima di lui, e poi arrivò subito lo zi' Carta. Vedendolo turbare alla vista di quella lettera col sigillo nero, io pensai che ne sarebbe venuto male a Stefano, e infatti...»

«Va bene, nega sempre. Non c'è testimoni. Vado a trovarlo io».

E Santi aveva perduto mezza giornata per rintracciarlo.

«Ma dunque, tu vuoi andare in galera ad ogni costo?» gli disse affrontandolo, dopo averlo tratto in disparte.

Stefano gli rise ironicamente in faccia.

«Il nonno sa tutto; la notizia delle tue prodezze è arrivata fino a Ràbbato. Tu non lavori e intanto spendi e spandi; la polizia ti tiene d'occhio. Come non pensi che, da un momento all'altro, tu e i tuoi mali compagni potreste essere arrestati

«Chi ti ha raccontato queste favole

«Favole? Ringrazia prima Dio e poi Menu se l'affare della lettera non è stato scoperto».

«Quale lettera? Non so di che lettera parli. Fammi il piacere di badare ai fatti tuoi, ai miei bado io».

«Menu volevano trattenerlo nel posto di polizia. Se lo spaventavano, se il ragazzo era costretto a confessare: "C'è stato mio fratello Stefano"?»

Stefano fece una spallucciata.

«Ci vuol altro per accusare e fare arrestare uno».

«Maledetto il giorno e l'ora che siamo partiti per l'Americaesclamò Santi con vivo accento di dolore.

«Se ti dispiace, ritorna a Ràbbato».

«Dovresti ritornare anche tu. Non ti riconosco, tanto sei mutato».

«Me lo dicono tutti e ne godo. Hai altro da aggiungere

«Fratello mio! Fratello mio! Muta vita! Lascia i mali compagni! Cerca il lavoro

«Ognuno lavora come può. Ti saluto. Non ho tempo da perdere io».

Stefano accese il sigaro che gli si era spento, e raggiunse i due loschi individui con cui confabulava all'arrivo di Santi.

Bisognava levar via Menu da quella bottega insidiata.

Miss Keller, la sua padroncina, era tornata da tre giorni, ma egli non l'aveva ancora veduta.

La mattina dopo, la incontrò in bicicletta assieme con due sue giovani amiche, in un viale del parco.

«Oh, Santi!» E si fermò: «Vostro fratellino è arrivato

«Sì, miss. Appunto volevo pregarla, giacché è tanto caritatevole, di interessarsi del ragazzo».

«Sa qualche mestiere

«È stato a scuola. Ha undici anni».

«Potrà continuare nelle scuole italiane. Io gli darò lezioni d'inglese; vi piace? Ne riparleremo».

E si allontanò rapidissima con le sue amiche.

 


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