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Clemens PP. XIV
Dominus ac redemptor

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20. Ma queste cose non furono sufficienti ad acquetare i clamori e le lamentele, perché, anzi, si levarono dappertutto controversie vivissime sulla dottrina stessa della Società, imputata da molti di essere contraria alla Fede ortodossa e ai buoni costumi. Le discordie interne ed esterne si accesero sempre più, e più frequenti si fecero le accuse contro l’ingorda cupidigia delle ricchezze terrene. Da ciò trassero origine non solo le turbolenze a tutti note, che tanto afflissero e molestarono la Sede Apostolica, ma anche le determinazioni diverse dai Principi contro la Compagnia, onde fu che, nell’atto d’impetrare dal Pontefice Paolo V, di felice memoria, Nostro predecessore, una nuova conferma dell’Istituto e dei suoi privilegi, la Società si trovò costretta a domandargli che si degnasse ratificare e confermare con la sua autorità certi decreti formati nella quinta Congregazione generale, trascritti verbalmente nel suo Breve del 4 settembre 1606, nei quali chiaramente si legge che sia le interne gare e inimicizie dei Soci, sia anche le contestazioni e i ricorsi degli estranei contro la Società, avevano obbligato i Soci, radunati in Congregazione, a redigere il seguente Statuto: "Poiché la nostra Società, che dal Signore Iddio fu chiamata alla propagazione della Fede e alla conquista delle anime; poiché per mezzo degli uffici propri dell’Istituto, che sono le armi spirituali, può sotto il vessillo della Croce conseguire felicemente quel fine che si è prefissato con vantaggio per la Chiesa e per l’edificazione del prossimo; così impedirebbe questi beni, e li esporrebbe ai più gravi pericoli, se essa si interessasse di quelle cose che sono secolari e che appartengono agli affari politici e all’amministrazione degli Stati; per questo, sapientissimamente è stato dai nostri maggiori determinato che, militando alla gloria di Dio, noi non ci frammischiamo più delle altre cose lontane dalla nostra professione. Ma poiché in questi tempi, particolarmente molto pericolosi in parecchi luoghi e presso diversi Principi (l’affetto e la carità dei quali il padre Ignazio di santa memoria ci raccomandò di conservare a vantaggio del divino servizio) forse per la colpa o per l’ambizione o per lo zelo indiscreto di alcuni il nostro Ordine è criticato negativamente, e d’altra parte il profumo buono di Cristo è necessario per fruttificare; la nostra Congregazione determina doversi astenere da ogni apparenza di male, e, per quanto potrà, dover porre rimedio alle lagnanze, sebbene derivanti da falsi sospetti. Pertanto, in forza del presente Decreto, proibisce a tutti i nostri, gravemente e severamente, che in nessun conto, anche se chiamati e attirati, s’intrighino in pubblici negozi, né per qualsiasi supplica o persuasione si allontanino dall’Istituto. Raccomanda ai Padri definitori che con ogni diligenza determinino e definiscano quali sarebbero i rimedi più efficaci a risanare questo male, seppure ve n’è bisogno".




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