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Niccolò Machiavelli Istorie fiorentine IntraText CT - Lettura del testo |
Gli Unni, i quali di sopra dicemmo avere occupata Pannonia, accozzatisi con altri popoli, detti Zepidi, Eruli, Turingi e Ostrogoti (ché così si chiamano in quella lingua i Goti orientali), si mossono per cercare nuovi paesi; e non potendo entrare in Francia, che era dalle forze barbare difesa, ne vennono in Italia, sotto Attila loro re, il quale poco davanti, per essere solo nel regno, aveva morto Bleda suo fratello; per la qual cosa diventato potentissimo, Andarico re de' Zepidi e Velamir re degli Ostrogoti rimasono come suoi subietti. Venuto adunque Attila in Italia, assediò Aquileia, dove stette, senza altro ostaculo, duoi anni; e nella obsidione di essa guastò tutto il paese allo intorno e disperse tutti gli abitatori di quello; il che, come nel suo luogo direno, dette principio alla città di Vinegia. Dopo la presa e rovina di Aquileia e di molte altre città, si volse verso Roma, dalla rovina della quale si astenne per i preghi del pontefice, la cui reverenzia potette tanto in Attila, che si uscì di Italia e ritirossi in Austria, dove si morì. Dopo la morte del quale, Velamir re degli Ostrogoti e gli altri capi delle altre nazioni presono le armi contro ad Errico e Uric suoi figliuoli, e l'uno ammazzorono, e l'altro constrinsono, con gli Unni, a ripassare il Danubio e ritornarsi nella patria loro; e gli Ostrogoti e i Zepidi si posono in Pannonia, e gli Eruli e i Turingi sopra la ripa di là dal Danubio si rimasono. Partito Attila di Italia, Valentiniano, imperadore occidentale, pensò di instaurare quella; e per essere più commodo a difenderla da' barbari, abbandonò Roma e pose la sua sedia in Ravenna. Queste avversità che aveva avute lo imperio occidentale erano state cagione che lo imperadore, il quale in Gonstantinopoli abitava, aveva concesso molte volte la possessione di quello ad altri, come cosa piena di pericoli e di spesa; e molte volte ancora, sanza sua permissione, i Romani, vedendosi abbandonati, per difendersi, creavano per loro medesimi uno imperadore, o alcuno, per sua autorità, si usurpava lo imperio: come avvenne in questi tempi, che fu occupato da Massimo romano, dopo la morte di Valentiniano; e costrinse Eudossa stata moglie di quello, a prenderlo per marito. La quale, desiderosa di vendicare tale ingiuria, non potendo, nata di sangue imperiale, sopportare le nozze d'uno privato cittadino, confortò secretamente Genserico, re dei Vandali e signore di Affrica, a venire in Italia, mostrandogli la facilità e la utilità dello acquisto. Il quale, allettato dalla preda, subito venne; e trovata abbandonata Roma, saccheggiò quella, dove stette quattordici giorni; prese ancora e saccheggiò più terre in Italia; e ripieno sé e lo esercito suo di preda, se ne tornò in Affrica. I Romani, ritornati in Roma, sendo morto Massimo, creorono imperadore Avito romano. Di poi, dopo molte cose seguite in Italia e fuori, e dopo la morte di più imperadori, pervenne lo imperio di Gostantinopoli a Zenone e quello di Roma a Oreste e Augustulo suo figliuolo, i quali per inganno occuporono lo imperio. E mentre che disegnavano tenerlo per forza, gli Eruli e i Turingi, i quali io dissi essersi posti, dopo la morte di Attila, sopra la ripa di là dal Danubio, fatta lega insieme, sotto Odeacre loro capitano, vennono in Italia, e ne' luoghi lasciati vacui da quelli vi entrarono i Longobardi, popoli medesimamente settentrionali, condotti da Godoogo loro re, i quali furono, come nel suo luogo direno, l'ultima peste di Italia. Venuto adunque Odeacre in Italia, vinse e ammazzò Oreste, propinquo a Pavia, e Augustulo si fuggì. Dopo la quale vittoria, perché Roma variasse con la potenza il titolo si fece Odeacre, lasciando il nome dello imperio, chiamare re di Roma. E fu il primo che, de' capi de' popoli che scorrevono allora il mondo, si posasse ad abitare in Italia; perché gli altri, o per timore di non la potere tenere, per essere potuta dallo imperadore orientale facilmente soccorrere, o per altra occulta cagione, la avevano spogliata, e di poi cerco altri paesi per fermare la sedia loro.