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Niccolò Machiavelli
Clizia

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Scena terza. Eustachio, Cleandro.

 

EU.  Chi mi chiama? O Cleandro!

CLE.  Tu hai penato tanto a comparire!

EU.  Io venni infino iersera, ma io non mi sono appalesato, perché, poco innanzi che io avessi la tua lettera, ne avevo avuta una da Nicomaco, che mi imponeva uno monte di faccende, e perciò io non volevo capitargli innanzi, se prima io non ti vedevo.

CLE.  Hai ben fatto. Io ho mandato per te, perché Nicomaco sollecita queste nozze di Pirro; le quale tu sai non piacciono a mia madre, perché, poiché di questa fanciulla si ha a fare bene ad uno uomo nostro, vorrebbe che la si dessi a chi la merita più. Ed invero le tue condizioni sono altrimenti fatte che quelle di Pirro; che, a dirlo qui fra noi, egli è uno sciagurato.

EU.  Io ti ringrazio; e veramente io non avevo il capo a tòr donna, ma, poiché tu e madonna volete, io voglio ancora io. Vero è ch'io non vorrei anche arrecarmi nimico Nicomaco, perché poi alla fine, el padrone è egli.

CLE.  Non dubitare, perché mia madre ed io non siamo per mancarti, e ti trarremo d'ogni pericolo. Io vorrei bene che tu ti rassettassi uno poco. Tu hai cotesto gabbano, che ti cade di dosso, hai el tocco polveroso, una barbaccia... Va' al barbieri, làvati el viso, sétolati cotesti panni, acciò che Clizia non ti abbia a rifiutare per porco.

EU.  Io non sono atto a rimbiondirmi.

CLEVa', fa' quel ch'io ti dico, e poi te ne vai in quella chiesa vicina, e quivi mi aspetta. Io me ne andrò in casa, per vedere a quel che pensa el vecchio.

 




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