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Niccolò Machiavelli Clizia IntraText CT - Lettura del testo |
PI. Che fa' tu in Firenze, trista cosa?
PI. Tu se' così razzimato! Tu mi pari un cesso ripulito!
EU. Tu hai sì poco cervello, che io mi maraviglio ch'e fanciulli non ti gettino drieto e sassi.
PI. Presto ci avvedremo chi arà più cervello, o tu o io.
EU. Prega Iddio che 'l padrone non muoia, che tu andrai un dì accattando!
EU. Che ne vuoi tu sapere, se io l'ho veduto o no?
PI. E' toccherà bene a te a saperlo, che se e' non si rimuta, se tu non torni in villa da te, e' vi ti farà portare a' birri.
EU. E' ti dà una gran briga questo mio essere in Firenze!
PI. E' dà più briga ad altri che a me.
EU. E però ne lascia el pensiero ad altri.
PI. Guardo che tu saresti el bel marito.
EU. Orbè, sai quello ch'io ti voglio dire? «Ed anche il duca murava!» Ma, s'ella prende te, la sarà salita in su' muricciuoli. Quanto sarebbe meglio che Nicomaco la affogassi in quel suo pozzo! Almeno la poverina morrebbe ad uno tratto.
PI. Doh! villan poltrone, profumato nel litame! Part'egli avere carni da dormire allato a sì dilicata figlia?
EU. Ell'arà bene carni teco! che, se la sua trista sorte te la dà, o ella in uno anno diventerà puttana, o ella si morrà di dolore: ma del primo ne sarai tu d'accordo seco, che, per uno becco pappataci, tu sarai desso!
PI. Lasciamo andare! Ognuno aguzzi e sua ferruzzi: vedreno a chi e' dirà meglio. Io me ne voglio ire in casa, ch'io t'arei a rompere la testa.
EU. Ed io mi tornerò in chiesa.
PI. Tu fai bene a non uscire di franchigia!