Quale una incinta,
su cui scende languida
languida l'ombra
del sopore e l'occupa,
disciolta giace e
palpita su 'l talamo,
sospiri al labbro e
rotti accenti vengono
e sùbiti rossor la
faccia corrono,
tale è la terra:
l'ombra de le nuvole
passa a sprazzi su
'l verde tra il sol pallido:
umido vento scuote
i pèschi e i mandorli
bianco e rosso
fioriti, ed i fior cadono:
spira da i pori de
la glebe un cantico.
- O salïenti da'
marini pascoli
vacche del cielo,
grigie e bianche nuvole,
versate il latte da
le mamme tumide
al piano e al colle
che sorride e verzica,
a la selva che
mette i primi palpiti -.
Così cantano i fior
che si risvegliano:
così cantano i
germi che si movono
e le radici che
bramose stendonsi:
così da l'ossa dei
sepolti cantano
i germi de la vita
e de gli spiriti.
Ecco l'acqua che
scroscia e il tuon che brontola:
porge il capo il
vitel da la stalla umida,
la gallina scotendo
l'ali strepita,
profondo nel
verzier sospira il cùculo
ed i bambini sopra
l'aia saltano.
Chinatevi al
lavoro, o validi omeri;
schiudetevi a gli
amori, o cuori giovani;
impennatevi a i
sogni, ali de l'anime;
irrompete a la
guerra, o desii torbidi:
ciò che fu torna e
tornerà ne i secoli.
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