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Giosuè Carducci
Odi barbare

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO
    • Per le nozze di mia figlia
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Per le nozze di mia figlia

 

O nata quando su la mia povera

casa passava come uccel profugo

la speranza, e io disdegnoso

battea le porte de l'avvenire;

 

or che il piè saldo fermai su 'l termine

cui combattendo valsi raggiungere

e rauchi squittiscon da torno

i pappagalli lusingatori;

 

tu mia colomba t'involi, trepida

il nuovo nido voli a contessere

oltre Apennino, nel nativo

aëre dolce de' colli tóschi.

 

Va' con l'amore, va' con la gioia,

va' con la fede candida. L'umide

pupille fise al vel fuggente,

la mia Camena tace e ripensa.

 

Ripensa i giorni quando tu parvola

coglievi fiori sotto le acacie,

ed ella reggendoti a mano

fantasmi e forme spïava in cielo.

 

Ripensa i giorni quando a la morbida

tua chioma intorno rogge strisciavano

le strofe contro a gli oligarchi

librate e al vulgo vile d'Italia.

 

E tu crescevi pensosa vergine,

quand'ella prese d'assalto intrepida

i clivi de l'arte e piantovvi

la sua bandiera garibaldina.

 

Riguarda, e pensa. De gli anni il tramite

teco fia dolce forse ritessere,

e risognare i cari sogni

nel blando riso de' figli tuoi?

 

O forse meglio giova combattere

fino a che l'ora sacra richiamine?

Allora, o mia figlia, - nessuna

me Beatrice ne' cieli attende -

 

allora al passo che Omero ellenico

e il cristïano Dante passarono

mi scorga il tuo sguardo,

la nota voce tua m'accompagni.

 

 

 




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