Lalage, io so qual
sogno ti sorge dal cuore profondo,
so quai perduti
beni l'occhio tuo vago segue.
L'ora presente è in
vano, non fa che percuotere e fugge;
sol nel passato è
il bello, sol ne la morte è il vero.
Pone l'ardente Clio
su 'l monte de' secoli il piede
agile, e canta, ed
apre l'ali superbe al cielo.
Sotto di lei
volante si scuopre ed illumina l'ampio
cimitero del mondo,
ridele in faccia il sole
de l'età nova. O
strofe, pensier de' miei giovini anni,
volate omai secure
verso gli antichi amori;
volate pe' cieli,
pe' cieli sereni, a la bella
isola risplendente
di fantasia ne' mari.
Ivi poggiati a
l'aste Sigfrido ed Achille alti e biondi
erran cantando
lungo il risonante mare:
dà fiori a quello
Ofelia sfuggita al pallido amante,
dal sacrificio a
questo Ifïanassa viene.
Sotto una verde
quercia Rolando con Ettore parla,
sfolgora Durendala
d'oro e di gemme al sole:
mentre al florido
petto richiamasi Andromache il figlio;
Alda la bella,
immota, guarda il feroce sire.
Conta re Lear
chiomato a Edippo errante sue pene,
con gli occhi
incerti Edippo cerca la sfinge ancora:
la pia Cordelia
chiama - Deh, candida Antigone, vieni!
vieni, o greca
sorella! Cantiam la pace a i padri. -
Elena e Isotta
vanno pensose per l'ombra de i mirti,
il vermiglio
tramonto ride a le chiome d'oro:
Elena guarda
l'onde: re Marco ad Isotta le braccia
apre, ed il biondo
capo su la gran barba cade.
Con la regina scota
su 'l lido nel lume di luna
sta Clitennestra:
tuffan le bianche braccia in mare,
e il mar rifugge
gonfio di sangue fervido: il pianto
de le misere
echeggia per lo scoglioso lido.
O lontana a le vie
de i duri mortali travagli
isola de le belle,
isola de gli eroi,
isola de' poeti!
Biancheggia l'oceano d'intorno,
volano uccelli
strani per il purpureo cielo.
Passa crollando i
lauri l'immensa sonante epopea
come turbin di
maggio sopra ondeggianti piani;
o come quando
Wagner possente mille anime intona
a i cantanti
metalli; trema a gli umani il core.
Ah, ma non ivi
alcuno de' novi poeti mai surse,
se non tu forse,
Shelley, spirito di titano,
entro virginee
forme: dal divo complesso di Teti
Sofocle a volo
tolse te fra gli eroici cori.
O cuor de' cuori,
sopra quest'urna che freddo ti chiude
odora e tepe e
brilla la primavera in fiore.
O cuor de' cuori,
il sole divino padre ti avvolge
de' suoi raggianti
amori, povero muto cuore.
Fremono freschi i
pini per l'aura grande di Roma:
tu dove sei, poeta
del liberato mondo?
Tu dove sei?
m'ascolti? Lo sguardo mio umido fugge
oltre l'aurelïana
cerchia su 'l mesto piano.
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