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Giosuè Carducci
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  • LIBRO SECONDO
    • Presso l’urna di Percy Bysshe Shelley
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Presso l’urna di Percy Bysshe Shelley

 

Lalage, io so qual sogno ti sorge dal cuore profondo,

so quai perduti beni l'occhio tuo vago segue.

 

L'ora presente è in vano, non fa che percuotere e fugge;

sol nel passato è il bello, sol ne la morte è il vero.

 

Pone l'ardente Clio su 'l monte de' secoli il piede

agile, e canta, ed apre l'ali superbe al cielo.

 

Sotto di lei volante si scuopre ed illumina l'ampio

cimitero del mondo, ridele in faccia il sole

 

de l'età nova. O strofe, pensier de' miei giovini anni,

volate omai secure verso gli antichi amori;

 

volate pe' cieli, pe' cieli sereni, a la bella

isola risplendente di fantasia ne' mari.

 

Ivi poggiati a l'aste Sigfrido ed Achille alti e biondi

erran cantando lungo il risonante mare:

 

fiori a quello Ofelia sfuggita al pallido amante,

dal sacrificio a questo Ifïanassa viene.

 

Sotto una verde quercia Rolando con Ettore parla,

sfolgora Durendala d'oro e di gemme al sole:

 

mentre al florido petto richiamasi Andromache il figlio;

Alda la bella, immota, guarda il feroce sire.

 

Conta re Lear chiomato a Edippo errante sue pene,

con gli occhi incerti Edippo cerca la sfinge ancora:

 

la pia Cordelia chiama - Deh, candida Antigone, vieni!

vieni, o greca sorella! Cantiam la pace a i padri. -

 

Elena e Isotta vanno pensose per l'ombra de i mirti,

il vermiglio tramonto ride a le chiome d'oro:

 

Elena guarda l'onde: re Marco ad Isotta le braccia

apre, ed il biondo capo su la gran barba cade.

 

Con la regina scota su 'l lido nel lume di luna

sta Clitennestra: tuffan le bianche braccia in mare,

 

e il mar rifugge gonfio di sangue fervido: il pianto

de le misere echeggia per lo scoglioso lido.

 

O lontana a le vie de i duri mortali travagli

isola de le belle, isola de gli eroi,

 

isola de' poeti! Biancheggia l'oceano d'intorno,

volano uccelli strani per il purpureo cielo.

 

Passa crollando i lauri l'immensa sonante epopea

come turbin di maggio sopra ondeggianti piani;

 

o come quando Wagner possente mille anime intona

a i cantanti metalli; trema a gli umani il core.

 

Ah, ma non ivi alcuno de' novi poeti mai surse,

se non tu forse, Shelley, spirito di titano,

 

entro virginee forme: dal divo complesso di Teti

Sofocle a volo tolse te fra gli eroici cori.

 

O cuor de' cuori, sopra quest'urna che freddo ti chiude

odora e tepe e brilla la primavera in fiore.

 

O cuor de' cuori, il sole divino padre ti avvolge

de' suoi raggianti amori, povero muto cuore.

 

Fremono freschi i pini per l'aura grande di Roma:

tu dove sei, poeta del liberato mondo?

 

Tu dove sei? m'ascolti? Lo sguardo mio umido fugge

oltre l'aurelïana cerchia su 'l mesto piano.

 

 

 




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