Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Giosuè Carducci
Odi barbare

IntraText CT - Lettura del testo

  • LIBRO SECONDO
    • Pe 'l Chiarone da Civitavecchia leggendo il Marlowe
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

Pe 'l Chiarone da Civitavecchia leggendo il Marlowe

 

Calvi, aggrondati, ricurvi, sì come becchini a la fossa,

stan radi alberi in cerchio de la sucida riva.

 

Stendonsi livide l'acque in linea lunga che trema

sotto squallido cielo per la lugubre macchia.

 

Bevon le nubi dal mare con pendule trombe, ed il sole

piove sprazzi di riso torbido sovra i poggi.

 

I poggi sembrano capi di tignosi ne l'ospitale,

l'un fastidisce l'altro da' finitimi letti.

 

Scattan su da un cespuglio co 'l guizzo di frecce mancate

due neri uccelli: cala con pigre ruote un falco.

 

Corrono, mentr'io leggo Marlowe, le smunte cavalle

de la vettura: il sole scema, la pioggia freme.

 

Ed ecco a poco a poco la selva infóscasi orrenda,

la selva, o Dante, d'alberi e di spiriti,

 

dove tra piante strane tu strane ascoltasti querele,

dove troncasti il pruno ch'era Pier de la Vigna.

 

Io leggo ancora Marlowe. Dal reo verso bieco, simile

a sogno d'uomo cui molta birra gravi,

 

d'odii et incèsti e morti balzando tra forme angosciose

esala un vapor acre d'orrida tristizia,

 

che sale e fuma, e misto a l'aër maligno feconda

di mostri intorno le pendenti nuvole,

 

crocida in fondo a' fossi, ferrugigno ghigna ne' bronchi,

filtra con la pioggia per l'ossa stanche. Io tremo.

 

Ah quei pini che il vento che il mare curvaron tanti anni

paiono traer guai contro di me: «Che importa

 

- dicon - tendere a l'alto? che vale combatter? che giova

amare? Il fato passa ed abbassa.» Ma tu,

 

tu sughero triste che a terra schiacciato rialzi

il capo, reo gobbo, bestemmïando Iddio,

 

perché mi tendi minaccioso le braccia tue torte?

che colpa ho io ne 'l fato che ti danna?

 

E voi, lunghe ne 'l mezzo del tetro recinto alberelle,

co' rami spioventi, quasi canute chiome,

 

siete alberelle voi? siete le tre fiere sorelle

che aspettâr Macbeth su la fatale via?

 

Odo pauroso carme che voi bisbigliate co' venti,

di rospi, di serpi, di sanguinari cuori.

 

Guglielmo, re de' poeti da l'ardüa fronte serena,

perché mi mandi lugubri messaggi?

 

Io non uccisi il sonno, ben gli altri a me spensero il cuore:

non cerco un regno, io solo chieggio al mondo l'oblìo.

 

Oblìo? no, vendetta. Cadaveri antichi, pensieri

che tutti una ferita mostrate aperta e tutti

 

a tradimento, su! su da 'l cimitero del petto,

su date a' venti i vostri veli funebri.

 

Qui raduniam consiglio, qui ne l'orribile spazzo,

a l'ombre ignave, su le mortifere acque.

 

Qui gonfia di serpi tra 'l fior bianco e giallo la terra,

pregna di veleni qui primavera ride.

 

Ride ubriaco il verso di gioia maligna; com'angue,

strisci, si attorca, snodisi tra i sibili.

 

Volate, volate, canzoni vampire, cercando

i cuor' che amammo: sangue per sangue sia.

 

Ma che? Disvelasi lunge superbo a veder l'Argentaro

lento scendendo ne 'l Tirreno cerulo.

 

Il sole illustra le cime. in fondo sono i miei colli,

con la serena vista, con le memorie pie.

 

Ivi m'arrise fanciullo la diva sembianza d'Omero.

Via, tu, Marlowe, a l'acque! tu, selva infame, addio.

 

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License