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Giosuè Carducci Odi barbare IntraText CT - Lettura del testo |
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Per le nozze di mia figliaO nata quando su la mia povera casa passava come uccel profugo la speranza, e io disdegnoso battea le porte de l'avvenire;
or che il piè saldo fermai su 'l termine cui combattendo valsi raggiungere e rauchi squittiscon da torno i pappagalli lusingatori;
tu mia colomba t'involi, trepida il nuovo nido voli a contessere oltre Apennino, nel nativo aëre dolce de' colli tóschi.
Va' con l'amore, va' con la gioia, va' con la fede candida. L'umide pupille fise al vel fuggente, la mia Camena tace e ripensa.
Ripensa i giorni quando tu parvola coglievi fiori sotto le acacie, ed ella reggendoti a mano fantasmi e forme spïava in cielo.
Ripensa i giorni quando a la morbida tua chioma intorno rogge strisciavano le strofe contro a gli oligarchi librate e al vulgo vile d'Italia.
E tu crescevi pensosa vergine, quand'ella prese d'assalto intrepida i clivi de l'arte e piantovvi la sua bandiera garibaldina.
Riguarda, e pensa. De gli anni il tramite teco fia dolce forse ritessere, e risognare i cari sogni nel blando riso de' figli tuoi?
O forse meglio giova combattere fino a che l'ora sacra richiamine? Allora, o mia figlia, - nessuna me Beatrice ne' cieli attende -
allora al passo che Omero ellenico e il cristïano Dante passarono mi scorga il tuo sguardo, la nota voce tua m'accompagni.
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