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Giosuè Carducci Odi barbare IntraText CT - Lettura del testo |
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LIBRO PRIMO
IdealePoi che un sereno vapor d'ambrosia da la tua coppa diffuso avvolsemi, o Ebe con passo di dea trasvolata sorridendo via;
non più del tempo l'ombra o de l'algide cure su 'l capo mi sento; sentomi, o Ebe, l'ellenica vita tranquilla ne le vene fluire.
E i ruinati giù pe 'l declivio de l'età mesta giorni risursero, o Ebe, nel tuo dolce lume agognanti di rinnovellare;
e i novelli anni da la caligine volenterosi la fronte adergono, o Ebe, al tuo raggio che sale tremolando e roseo li saluta.
A gli uni e gli altri tu ridi, nitida stella, da l'alto. Tale ne i gotici delùbri, tra candide e nere cuspidi rapide salïenti
con doppia al cielo fila marmorea, sta su l'estremo pinnacol placida la dolce fanciulla di Jesse tutta avvolta di faville d'oro.
Le ville e il verde piano d'argentei fiumi rigato contempla aerea, le messi ondeggianti ne' campi, le raggianti sopra l'alpe nevi:
a lei d'intorno le nubi volano; fuor de le nubi ride ella fulgida a l'albe di maggio fiorenti, a gli occasi di novembre mesti.
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