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Giosuè Carducci
Odi barbare

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  • LIBRO PRIMO
    • Davanti il Castel Vecchio di Verona
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Davanti il Castel Vecchio di Verona

 

Tal mormoravi possente e rapido

sotto i romani ponti, o verde Adige,

brillando dal limpido gorgo,

la tua scorrente canzone al sole,

 

quando Odoacre dinanzi a l'impeto

di Teodorico cesse, e tra l'erulo

eccidio passavan su i carri

diritte e bionde le donne amàle

 

entro la bella Verona, odinici

carmi intonando: raccolta al vescovo

intorno, l'italica plebe

sporgea la croce supplice a' Goti.

 

Tale da i monti di neve rigidi,

ne la diffusa letizia argentea

del placido verno, o fuggente

infaticato, mormori e vai

 

sotto il merlato ponte scaligero,

tra nere moli, tra squallidi alberi,

a i colli sereni, a le torri,

onde abbrunate piangon le insegne

 

il ritornante giorno funereo

del primo eletto re da l'Italia

francata: tu, Adige, canti

la tua scorrente canzone al sole.

 

Anch'io, bel fiume, canto: e il mio cantico

nel picciol verso raccoglie i secoli,

e il cuore al pensiero balzando

segue la strofe che sorge e trema.

 

Ma la mia strofe vanirà torbida

ne gli anni: eterno poeta, o Adige,

tu ancor tra le sparse macerie

di questi colli turriti, quando

 

su le rovine de la basilica

di Zeno al sole sibili il còlubro,

ancor canterai nel deserto

i tedi insonni de l'infinito.

 

 

 




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