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Giosuè Carducci Odi barbare IntraText CT - Lettura del testo |
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Saluto italicoMolosso ringhia, o antichi versi italici, ch'io co 'l batter del dito seguo o richiamo i numeri
vostri dispersi, come api che al rauco suon del percosso rame ronzando si raccolgono.
Ma voi volate dal mio cuor, com'aquile giovinette dal nido alpestre a i primi zefiri.
Volate, e ansiosi interrogate il murmure che giù per l'alpi giulie, che giù per l'alpi retiche
da i verdi fondi i fiumi a i venti mandano, grave d'epici sdegni, fiero di canti eroici.
Passa come un sospir su 'l Garda argenteo, è pianto d'Aquileia su per le solitudini.
Odono i morti di Bezzecca, e attendono: «Quando?» grida Bronzetti, fantasma erto fra i nuvoli.
«Quando?» i vecchi fra sé mesti ripetono, che un dì con nere chiome l'addio, Trento, ti dissero.
«Quando?» fremono i giovani che videro pur ieri da San Giusto ridere Glauco l'Adria.
Oh al bel mar di Trieste, a i poggi, a gli animi volate co 'l nuovo anno, antichi versi italici:
ne' rai del sol che San Petronio imporpora volate di San Giusto sovra i romani ruderi!
Salutate nel golfo Giustinopoli, gemma de l'Istria, e il verde porto e il leon di Muggia;
salutate il divin riso de l'Adria fin dove Pola i templi ostenta a Roma e a Cesare!
Poi presso l'urna, ove ancor tra' due popoli Winckelmann guarda, araldo de l'arti e de la gloria,
in faccia a lo stranier, che armato accampasi su 'l nostro suol, cantate: Italia, Italia, Italia!
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