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Giosuè Carducci Rime e ritmi IntraText CT - Lettura del testo |
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-3-A te ritorna, sì come l'aquila nel reluttante dragon sbramatasi poggiando su l'ali pacate a l'aereo nido torna e al sole,
a te ritorna, Cadore, il cantico sacro a la patria. Lento nel pallido candor de la giovine luna stendesi il murmure de gli albeti
da te, carezza lunga su 'l magico sonno de l'acque. Di biondi parvoli fioriscono a te le contrade, e da le pendenti rupi il fieno
falcian cantando le fiere vergini attorte in nere bende la fulvida chioma; sfavillan di lampi ceruli rapidi gli occhi: mentre
il carrettiere per le precipiti vie tre cavalli regge ad un carico di pino da lungi odorante, e al cìdolo ferve Perarolo,
e tra le nebbie fumanti a' vertici tuona la caccia: cade il camoscio a' colpi sicuri, e il nemico, quando la patria chiama, cade.
Io vo' rapirti, Cadore, l'anima di Pietro Calvi; per la penisola io voglio su l'ali del canto aralda mandarla. - Ahi mal ridesta,
ahi non son l'Alpi guancial propizio a sonni e sogni perfidi, adulteri! lèvati, finì la gazzarra: lèvati, il marzïo gallo canta! -
Quando su l'Alpi risalga Mario e guardi al doppio mare Duilio placato, verremo, o Cadore, l'anima a chiederti del Vecellio.
Nel Campidoglio di spoglie fulgido, nel Campidoglio di leggi splendido, ei pinga il trionfo d'Italia, assunta novella tra le genti.
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