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Giosuè Carducci
Rime e ritmi

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  • Elegia del monte Spluga
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Elegia del monte Spluga

 

No, forme non eran d'aer colorato né piante

garrule e mosse al vento: ninfe eran tutte e dee.

 

E quale iva salendo volubile e cerula come

velata emerse Teti da l'Egeo grande a Giove:

 

e qual balzava da la palpitante scorza de' pini

rosea, l'agil donando florida chioma a l'aure:

 

e qual da la cintura d'in cima a' ghiacci dïasprati

sciogliea, nastri d'argento, le cascatelle allegre.

 

Sola in vett'a un gran masso di quarzo brillante al meriggio

in disparte sedevi, Loreley pellegrina:

 

solcavi l'aurea chioma con l'aureo pettine, lunga

la chioma iva per l'alpe, vi ridea dentro il sole.

 

In un tempio a larghe ombre di larici acuti le Fate

stavan, occhi fiammanti ne la gemma de' visi:

 

serti di quercia al crine su le nere clamidi nero,

scettri avean d'oro in mano: riguardavano me.

 

- Orco umano, che sali da' piani fumanti di tedio,

noi la ti demmo: aveva gli occhi color del mare.

 

Or tu ne vieni solo. Che festi di nostra sorella?

l'hai divorata? - E fise riguardavan pur me.

 

- No, temibili Fate, no, soavi ninfe, lo giuro:

ella è volata fuori de la veduta mia.

 

Ma la sua forma vive, ma palpita l'alma sua vita

ne le mie vene, in cima de la mia mente siede.

 

Con la imagine sua dinanzi da gli occhi tuttora

che mi arde, con la voce che dentro il cor mi ammalia,

 

suono di primavera su 'l tepido aprile dormente,

erro soletto il mondo, tutto di lei l'impronto.

 

Ecco, voi Fate e ninfe, paretemi, e siete, lei sola:

anzi in mia visïone v'ho creato io di lei.

 

Ma ella dove esiste? - Lamenti scoppiarono, e via

sparver le ninfe in aria, via sotterra le Fate.

 

E vidi su gli abeti danzar li scoiattoli, e udii

sprigionate co' musi le marmotte fischiare.

 

E mi trovai soletta là dove perdevasi un piano

brullo tra calve rupi: quasi un anfiteatro

 

ove elementi un giorno lottarono e secoli. Or tace

tutto: da' pigri stagni pigro si svolve un fiume:

 

erran cavalli magri su le magre acque: aconito,

perfido azzurro fiore, veste la grigia riva.

 

 

 




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