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Pius PP. IX
Quanta cura

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  • La condanna degli errori
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La condanna degli errori

Pertanto tutte e singole le prave opinioni e dottrine ad una ad una in questa lettera ricordate con la Nostra Autorità Apostolica riproviamo, proscriviamo e condanniamo; e vogliamo e comandiamo, che da tutti i figli della Chiesa cattolica s'abbiano affatto come riprovate, proscritte e condannate. Ed inoltre ben sapete, Venerabili Fratelli, come in questi tempi gli odiatori d'ogni verità e giustizia, ed i nemici acerrimi della Nostra Religione, ingannando i popoli con libri, libelli e giornali pestilenziali, e maliziosamente mentendo, spargono altre empie dottrine d'ogni genere.

ignorate come in questa nostra età, trovansi alcuni, che invasi e mossi dallo spirito di Satana giunsero a tal segno d'empietà, che non temono di negare con procace scelleratezza il Dominatore Signor Nostro Gesù Cristo e la Sua Divinità. E qui non possiamo a meno di tributarvi le massime e meritate lodi, Venerabili Fratelli, perché non tralasciate d'innalzare con ogni zelo la vostra voce episcopale contro tanta empietà.

Pertanto con queste Nostre lettere Ci rivolgiamo nuovamente a voi, che, chiamati a parte della Nostra sollecitudine, Ci siete di sommo sollievo, letizia e consolazione tra le grandissime Nostre amarezze per l'egregia vostra religione, pietà, e per quel mirabile amore, fede e venerazione, con cui stretti a Noi ed a questa Apostolica Sede, con unione perfetta vi adoprate per adempiere con fortezza e con diligenza il gravissimo vostro Episcopale Ministero. Imperocché attendiamo dall'esimio vostro zelo pastorale, che pigliando la spada dello spirito, che è la parola di Dio, e confortati nella grazia del Signor Nostro Gesù Cristo, vogliate con zelo raddoppiato ogni giorno più provvedere che i fedeli alla vostra cura affidati «si astengano dalle erbe nocive che Gesù Cristo non coltiva perché non sono piantagione del Padre» (Sant'Ignazio M., ad Philad., 3).

E non cessate mai dall'inculcare agli stessi fedeli, che ogni vera felicità ridonda negli uomini dall'augusta nostra religione, dalla sua dottrina, dal suo esercizio, ed essere beato il popolo il cui Signore è Dio (Psalm. 143). Insegnate che i regni sussistono pel fondamento della fede (San Celest., Epist. 22 ad Synod. Ephes., apud Const., p. 1200), e nulla essere cosi mortifero, e cosi vicino alla caduta, cosi esposto ad ogni pericolo, che il pensare che a noi basta il libero arbitrio, che ricevemmo quando siamo nati, e quindi non chiediamo più nulla a Dio, cioè dimentichi del nostro autore rinneghiamo la sua potenza per mostrarci liberi (Sant'Innocenzo I, Epist. 29 ad. Episc. conc. Carthag., apud Cost., pag. 891).

E non omettete di insegnare che la potestà reale non è solamente conferita per il governo del mondo, ma specialmente a presidio della Chiesa (San Leone, Epist. 166, aL. 125), e nulla esservi che possa essere di maggior vantaggio e di maggior gloria ai Principi ed ai Re, che se, come un altro saggissimo e coraggiosissimo Nostro Antecessore, San Felice, scriveva all'imperatore Zenone, lascino che la Chiesa cattolica usi delle sue leggi, né permettano che veruna cosa impedisca la sua libertà, «imperocché è certo che ciò è vantaggioso per loro, che quando si tratta delle cause di Dio, giusta il suo regio volere manifestato, si studino di sottomettersi e non preferirsi ai sacerdoti di Cristo» (Pio VII, Epist. Encicl. «Diu satis», 15 maggio 1800).

Ma se sempre, Venerabili Fratelli, ora più che mai in tante sciagure della Chiesa e della società civile, in mezzo a tante cospirazioni dei nemici contro la religione cattolica e questa Santa Sede, in mezzo a tanta congerie d'errori, è del tutto necessario che ci presentiamo con fiducia al trono di grazia, per conseguire misericordia e trovare grazia con opportuno aiuto. Pertanto abbiamo giudicato di eccitare la pietà di tutti i fedeli, affinché insieme con Noi preghino e scongiurino il clementissimo Padre dei lumi con ferventissime e umilissime preghiere, e nella pienezza della fede ricorrano al Signor Nostro Gesù Cristo che ci ha redenti a Dio nel Suo Sangue, e con fervore e perseveranza preghino il Suo dolcissimo Cuore, vittima dell'ardentissimo Suo amore per noi, affinché coi vincoli del Suo amore attiri a Sé ogni cosa, e perché tutti gli uomini infiammati del Suo santissimo amore camminino secondo il Suo Cuore in modo da piacere in tutto a Dio e portando frutti di ogni buona opera.




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