La
condanna degli errori
Pertanto tutte e singole le prave opinioni e dottrine ad una ad una in
questa lettera ricordate con la Nostra Autorità Apostolica riproviamo,
proscriviamo e condanniamo; e vogliamo e comandiamo, che da tutti i figli della
Chiesa cattolica s'abbiano affatto come riprovate, proscritte e condannate. Ed
inoltre ben sapete, Venerabili Fratelli, come in questi tempi gli odiatori
d'ogni verità e giustizia, ed i nemici acerrimi della Nostra Religione,
ingannando i popoli con libri, libelli e giornali pestilenziali, e
maliziosamente mentendo, spargono altre empie dottrine d'ogni genere.
Né ignorate come in questa nostra età, trovansi alcuni, che invasi e mossi
dallo spirito di Satana giunsero a tal segno d'empietà, che non temono di
negare con procace scelleratezza il Dominatore Signor Nostro Gesù Cristo e la
Sua Divinità. E qui non possiamo a meno di tributarvi le massime e meritate
lodi, Venerabili Fratelli, perché non tralasciate d'innalzare con ogni zelo la
vostra voce episcopale contro tanta empietà.
Pertanto con queste Nostre lettere Ci rivolgiamo nuovamente a voi, che,
chiamati a parte della Nostra sollecitudine, Ci siete di sommo sollievo,
letizia e consolazione tra le grandissime Nostre amarezze per l'egregia vostra
religione, pietà, e per quel mirabile amore, fede e venerazione, con cui
stretti a Noi ed a questa Apostolica Sede, con unione perfetta vi adoprate per
adempiere con fortezza e con diligenza il gravissimo vostro Episcopale
Ministero. Imperocché attendiamo dall'esimio vostro zelo pastorale, che
pigliando la spada dello spirito, che è la parola di Dio, e confortati nella
grazia del Signor Nostro Gesù Cristo, vogliate con zelo raddoppiato ogni giorno
più provvedere che i fedeli alla vostra cura affidati «si astengano dalle
erbe nocive che Gesù Cristo non coltiva perché non sono piantagione del Padre»
(Sant'Ignazio M., ad Philad., 3).
E non cessate mai dall'inculcare agli stessi fedeli, che ogni vera felicità
ridonda negli uomini dall'augusta nostra religione, dalla sua dottrina, dal suo
esercizio, ed essere beato il popolo il cui Signore è Dio (Psalm. 143).
Insegnate che i regni sussistono pel fondamento della fede (San Celest., Epist.
22 ad Synod. Ephes., apud Const., p. 1200), e nulla essere cosi mortifero, e
cosi vicino alla caduta, cosi esposto ad ogni pericolo, che il pensare che a
noi basta il libero arbitrio, che ricevemmo quando siamo nati, e quindi non
chiediamo più nulla a Dio, cioè dimentichi del nostro autore rinneghiamo la sua
potenza per mostrarci liberi (Sant'Innocenzo I, Epist. 29 ad. Episc. conc. Carthag., apud Cost., pag. 891).
E non omettete di insegnare che la potestà reale non è solamente conferita
per il governo del mondo, ma specialmente a presidio della Chiesa (San Leone,
Epist. 166, aL. 125), e nulla esservi che possa essere di maggior vantaggio e
di maggior gloria ai Principi ed ai Re, che se, come un altro saggissimo e
coraggiosissimo Nostro Antecessore, San Felice, scriveva all'imperatore Zenone,
lascino che la Chiesa cattolica usi delle sue leggi, né permettano che veruna
cosa impedisca la sua libertà, «imperocché è certo che ciò è vantaggioso
per loro, che quando si tratta delle cause di Dio, giusta il suo regio volere
manifestato, si studino di sottomettersi e non preferirsi ai sacerdoti di
Cristo» (Pio VII, Epist. Encicl. «Diu satis», 15 maggio 1800).
Ma se sempre, Venerabili Fratelli, ora più che mai in tante sciagure della
Chiesa e della società civile, in mezzo a tante cospirazioni dei nemici contro
la religione cattolica e questa Santa Sede, in mezzo a tanta congerie d'errori,
è del tutto necessario che ci presentiamo con fiducia al trono di grazia, per
conseguire misericordia e trovare grazia con opportuno aiuto. Pertanto abbiamo
giudicato di eccitare la pietà di tutti i fedeli, affinché insieme con Noi
preghino e scongiurino il clementissimo Padre dei lumi con ferventissime e
umilissime preghiere, e nella pienezza della fede ricorrano al Signor Nostro
Gesù Cristo che ci ha redenti a Dio nel Suo Sangue, e con fervore e
perseveranza preghino il Suo dolcissimo Cuore, vittima dell'ardentissimo Suo amore
per noi, affinché coi vincoli del Suo amore attiri a Sé ogni cosa, e perché
tutti gli uomini infiammati del Suo santissimo amore camminino secondo il Suo
Cuore in modo da piacere in tutto a Dio e portando frutti di ogni buona opera.
|