Tutte le scôle che contemplano la
sensazione nell'individuo solitario, fanno un atto d'analisi. Esse
prescindono dal fatto integrale; ripetono nell'individuo, e pel complesso delle
sue sensazioni, uno studio non meno astratto e non meno ipotetico di quello che
venne tentato pei singoli sensi nella statua di Condillac.
Per fatto di natura,
l'uomo nascente viene raccolto al seno d'una madre. Già nei primi albori della
vita, l'istinto materno s'associa agli istinti dell'infante, s'insinua fra
quella confusa agitazione di tutti i sensi, la quale non può divenire d'un sol
tratto una sensazione chiara e distinta, perché questa ne suppone altre da cui
debba distinguersi. Fra queste deve a grado a grado farsi chiara e distinta
primamente quella che più assiduamente ritorna. Fra gli insoliti
contatti dell'aria e dei corpi, la presenza materna è forse l'unica sensazione
che non sia molesta; e forse per questa opposizione costante a tutte le
sensazioni moleste, è la prima che fra tutte le altre chiaramente si discerna e
si affermi.
Né le altre sensazioni sono del tutto
fortuite, quando vi è già un intelletto e un amore che veglia a sviare le più
dolorose e raccogliere le più gradevoli. Il complesso delle sensazioni d'un
infante decide già de' suoi conforti e de' suoi dolori, sovente della sua vita
e della sua morte.
La statistica e
la medicina dicono quanto sia maggiore nei parti della madre selvaggia e della
madre indigente la probabilità del dolore, del pianto e della morte.
Il complesso
delle prime sensazioni è già l'opera di più esseri associati. Oltre agli
istinti dell'infante e della madre, v'entrano le affezioni e consuetudini della
famiglia, e pertanto le istituzioni della società. V'entra sopratutto la voce
umana la quale accompagnando assiduamente le singole sensazioni, le associa ad
un suono che diviene un segno indelebilmente distintivo, ultimo
compimento della chiara e distinta percezione.
La sensazione
nell'essere umano non è dunque un nudo scontro del soggetto cogli oggetti, non
è un fatto puro; fin da' suoi primordii è un fatto sociale. Nel
cieco nato che legge la parola colle dita, nel sordomuto che legge la parola
sui moti delle labbra, una sensazione artificiale, ch'è già una tarda
invenzione della società, supplisce all'incompleta sensazione naturale. Anche
la statua di Condillac si suppone ricca d'una sensazione sociale.
Sovente
l'individuo non vede né ascolta ciò che un altro individuo nel medesimo luogo
ascolta e vede. L'età, il esso, gli istinti, le attitudini, le abitudini sono i
coefficienti senza i quali la sola presenza degli oggetti non compie la
sensazione. E se questa precede all'idea, l'idea acquisita determina poi
nuovi ordini di sensazione.
Supponiamo che
un selvaggio pervenisse ad avere una distinta percezione di tutti gli oggetti
che lo circondano. Sempre le sue sensazioni sarebbero limitate dall'orizonte
del suo paese nativo: poche specie di piante alimentari, o medicinali, o
venefiche; pochi animali; una riva di fiume o di solitario mare; i tugurii che
ricettano la nuda tribù. Quando pensiamo alle parti più remote della terra, la
nostra imaginazione affolla, quasi in un orto botanico e zoologico, tutto ciò
ch'è straniero e insolito per noi. Ma ogni regione ha un aspetto suo proprio:
l'una ha un clima arido; l'altra ha un clima piovoso; ha le basse paludi o le
alpi nevose; poche famiglie di piante coprono centinaia di miglia con aspetto
mirabile a chi primamente vi arriva, uniforme e tedioso a chi vi rimane. Nella
regione in cui viviamo, la quale è pure una delle più amene e adorne, un buon
quinto delle piante fiorifere, più di cinquecento specie, appartengono alle due
sole famiglie delle composite e delle graminacee; molte di esse
si possono appena con attento studio discernere fra loro. Ben quaranta specie
di trifoglio daranno al botanico quaranta sensazioni distinte; ma per l'ignaro
figlio della natura, tutto ciò lascia appena un'unica sensazione. Innanzi al
figlio della società civile s'aprono tutte le terre e tutti i mari, i deserti,
i vulcani, i ghiacciai. Gli animali degli opposti emisferii stanno disegnati e
coloriti ne' suoi libri, conservati ne' suoi musei, viventi e semoventi ne'
suoi serragli. Questo tesoro di sensazioni è un dono che la natura ci
porge per mano della società.
E la società non solo vede le cose,
ma essa le fa. Essa estrae dalle terre i metalli, colora le lane e le
sete, prepara il pane e il vino; crea colle sue cure innumerevoli varietà di fiori,
di frutti, di animali domestici; muta le selve in campi, erge sublimi architetture.
E fra gli strumenti musicali e le infinite combinazioni dei suoni e dei
tempi e le forti e soavi emozioni, il genio della società può ben superbire al
paragone delle rare e povere armonie della selvaggia natura.
V'è un mondo
invisibile rivelato a noi dal telescopio e dal microscopio. Tutta la chimica è
una rivelazione di fenomeni invisibili. Nessuno avrebbe imaginato che dall'aqua
si potesse trarre una sostanza invisibile che abbrucia il ferro e il diamante.
Gli apparati elettrici sono per noi come nuovi sensi, coi quali possiamo
percepire sensazioni inaccessibili all'uomo con quegli apparati che ci diede la
natura. È ben lecito imaginare che come da natura abbiamo un senso che avverte
le vibrazioni della luce, e un senso che avverte le oscillazioni sonore, così
avremmo potuto nascere muniti d'altro apparato che indicasse, come fa la
bussola, le influenze magnetiche. Quella società che ci diede a scorta
l'ago calamitato nella vastità dei mari e nei labirinti delle miniere e
che conversa col telegrafo, ci diede l'equivalente di nuovi sensi.
Le poche sensazioni del selvaggio sono
vaghe, incerte, incommensurabili. Solo col mezzo degli istrumenti possiamo
paragonare il calore di due estati, il freddo di due inverni; determinare a
quale ardore precisamente si liquefà il piombo, a quale il ferro; quante calorie
devonsi accumulare nel corso d'una stagione per addurre a maturanza un
grappolo d'uva.
Fin qui ognuno
di questi fenomeni può essere ancora oggetto d'una percezione individuale. Ma
vi sono fenomeni che un individuo solo non potrebbe mai percepire nella loro
pienezza, nemmeno col ministero degli strumenti, ma è duopo associare i sensi
di molti. Gli osservatori che sparsi in diverse stazioni esplorano il corso dei
venti e delle piogge, la varietà delle temperature, la tensione magnetica del
globo, i fenomeni dei terremoti e delle eruzioni vulcaniche, sono come le parti
d'un commune sensorio delle genti incivilite.
Così dalla
vaga, incerta, spesso contradittoria sensazione individuale, sorge a
poco a poco la sensazione sociale e scientifica che rappresenta
l'ordine dell'universo.
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