Non sappiamo
poi come la nazione chinese possa dirsi avversa ad ogni contatto cogli
stranieri. La China propria ha una superficie d’un millione di miglia quadre,
che fa dieci volte l’Italia; ma vi sono altre provincie abitate da Turchi,
Mogoli, Manciuri e Tibetani; tutto l’imperio chinese fa quasi il quadruplo
della China, fa quasi quaranta volte l’Italia. E inoltre essa tenne sempre
intime relazioni colla Corea, col Giapone, col Tonchino, colla Cocinchina, col
Bhotan, col Nepale; spinse le sue armi fino al mar Caspio; fece parte
dell’imperio dei Mogoli allorché questo abbracciava l’India e la Persia e la
Mesopotamia e l’Asia Minore, e la Russia già da secoli cristiana.
Istituzione certamente straniera
è il culto di Budda che, oriundo dell’India, trovò asilo nella China. E sebbene
aborrito e deriso dai grandi e dai dotti, fu lasciato diffondere liberamente
nel popolo, sicché divenne la piú
numerosa di tutte le sétte religiose di quell’imperio e di tutto il mondo, nel
tempo medesimo che le sue chiese e le sue torri divennero il piú notevole ornamento delle città chinesi.
Questa fu bene una grande e profonda innovazione. Nulla era piú opposto alle prische dottrine chinesi,
secondo le quali la vita dell’uomo è tutta terrestre, poiché la sua vita futura
si aggira intorno ai luoghi ove la sua famiglia sopravive; ma il buddismo,
benché simile per tanti aspetti al papismo, si divaga nella piú astratta spiritualità, professando di
considerare tutte le cose terrestri come una vana forma del nulla.
Infine sono solamente vent’anni,
dacché il maestro rurale, Hungsieu-tsiuen, avendo ricevuto, presso un
mercante inglese di Canton, dal cristiano chinese Le, alcune idee bibliche,
ed essendosi per certe sue visioni antecedenti figurato d’essere il fratello
secondogenito di Cristo, si rifugiò nelle montagne a ponente di Canton, fra
quelle tribú aborigene, non ancora
assoggettate al costume e alla lingua dell’imperio. Quivi si fece alcune
miliaia di seguaci, che posero in commune i loro averi; poi li condusse qua e
là, spezzando le imagini di Budda, e insultando i santuarii di Confucio. Sul
principio del 1850 essendosi rifugiati colà molti corsari perseguitati dalle
navi britanniche, osò con essi assalire le milizie imperiali. Allora trovossi
in lega colla secreta società della triade (San-ho-hui), che da duecento
anni cospirava a cacciare i regnanti di nazione manciura (Tsing), e
riporre in seggio quelli dell’antica stirpe chinese dei Ming; costrinse quei
settarii a trasferire in lui medesimo l’omaggio di sudditanza; e riconoscerlo
capo della nuova dinastia della Somma Pace (Tai- ping). Le
milizie, avvilite dai disastri della guerra cogli Inglesi, fuggirono avanti a
quei ribelli, che, scesi dai monti, in numero omai di sessantamila, presero
d’assalto la gran città di Nanking, trucidando tutti i difensori e le loro
famiglie, e gettando i cadaveri nel fiume. Poi col soccorso della società
secreta dei pugnali, occuparono il ricchissimo porto di Shang-Haï.
Tutte queste agitazioni erano
fomentate dai mercanti e missionarii cristiani. Leggiamo nei citati volumi della Commissione francese — «Les missionaires
attachent leur espoir à la cause des rebelles» (pag. 568). — «D’indignes marchands
occidentaux introduisaient dans la ville, à plusieurs cargaisons, la poudre de
guerre, les canons et les revolvers. Ils aidaient les insurgés de leurs
conseils; mais quand le danger approchait trop, ils se retiraient à l’ombre des
pavillons inviolables de l’Angleterre et des Etats Unis. Telle était
leur neutralité dérisoire» (pag. 574).
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