Or siccome la
vita delle immense moltitudini che possono crescere sovra tali feraci pianure
dipende interamente dalle assidue cure poste dai magistrati intorno agli argini
e ai canali, e dalla sicurezza in cui vivono li agricultori, i regnanti, anche
stranieri e barbari, ebbero troppo imperioso interesse a osservare
costantemente negli atti loro certe norme di ragione e di saviezza. La China fu
dunque fin da lontani tempi uno Stato artificiale. E il paragone perpetuo che
colà si suol fare tra l’ordine del governo e l’ordine della famiglia, non è in
tutto una vana metafora.
Il regnante, come figlio del
cielo e suo ministro, possiede tutta la terra e la divide fra li agricultori.
Anzi egli è supposto essere il primo agricultore del suo regno. Ogni primavera,
dopo grandi oblazioni al cielo, alla terra, ai geni dei monti e dei fiumi e
alle anime degli antenati, egli pone mano all’aratro, apre la terra, e
vi sparge la prima semente.
I grandi dello Stato hanno ampi
poderi; ma in ragione dei loro officii, e con possesso rare volte ereditario, e
che molto facilmente si perde; poiché il padre li può diseredare come figli;
e non v’è dignità che esentui dal castigo. I regni e principati, che
ressero a principio le diverse colonie e conquiste, e che, anche aboliti, a
intervalli di tempo, risursero, finirono col ridursi a poco a poco in provincie
uniformi.
Tutto adunque nello Stato sembra
a primo aspetto dipendere dai voleri del regnante. Dalla sua mano il lavoro e
la vita dei poveri; dalla sua mano li offici e le dovizie dei grandi. Ma la
necessità di dar continuità e sicurezza a tale immensa azienda, condusse a
stabilire un sistema generale di regole e d’osservanze. Le quali, siccome erano
membra d’un ordine divino che doveva conformare la terra al cielo, cosí vennero
considerate come cose sacre; ed ebbero nome di riti. I riti antichi sono
tremila e trecento.
Essendosi figurato nel principe
il padre universale della nazione, si figurarono nei magistrati delle provincie
i padri dei popoli. E per assicurare l’obedienza loro a codesti padri
metaforici, si corroborò l’autorità dei veri padri sui figli, dei mariti sulle
donne, dei fratelli maggiori sui minori, dei padroni sui servi; s’immedesimò lo
Stato colla casa. Come il re fu padre dello Stato, cosí il padre fu re della famiglia. Si diede ai padri una vera
giurisdizione di magistrato su i figli; e una sí esagerata responsabilità, che i delitti dei figli vennero puniti
nei genitori; e insieme coi padri vennero mandati a morte i figli, benché
minorenni.
Tutto ciò travolgeva e snaturava
il concetto dell’educazione. Ma intanto l’educazione universale divenne oggetto
supremo della legislazione. Quando si pensa, che, fin da secoli remoti, ogni
villaggio chinese ebbe la sua scola, si vede perché, vedendo i soldati e
marinai delle navi d’Europa quali sono pur troppo, i Chinesi giudicarono che
venissero da una terra di barbari.
|