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Carlo Cattaneo
La China antica e moderna

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Or siccome la vita delle immense moltitudini che possono crescere sovra tali feraci pianure dipende interamente dalle assidue cure poste dai magistrati intorno agli argini e ai canali, e dalla sicurezza in cui vivono li agricultori, i regnanti, anche stranieri e barbari, ebbero troppo imperioso interesse a osservare costantemente negli atti loro certe norme di ragione e di saviezza. La China fu dunque fin da lontani tempi uno Stato artificiale. E il paragone perpetuo che colà si suol fare tra l’ordine del governo e l’ordine della famiglia, non è in tutto una vana metafora.

Il regnante, come figlio del cielo e suo ministro, possiede tutta la terra e la divide fra li agricultori. Anzi egli è supposto essere il primo agricultore del suo regno. Ogni primavera, dopo grandi oblazioni al cielo, alla terra, ai geni dei monti e dei fiumi e alle anime degli antenati, egli pone mano all’aratro, apre la terra, e vi sparge la prima semente.

I grandi dello Stato hanno ampi poderi; ma in ragione dei loro officii, e con possesso rare volte ereditario, e che molto facilmente si perde; poiché il padre li può diseredare come figli; e non v’è dignità che esentui dal castigo. I regni e principati, che ressero a principio le diverse colonie e conquiste, e che, anche aboliti, a intervalli di tempo, risursero, finirono col ridursi a poco a poco in provincie uniformi.

Tutto adunque nello Stato sembra a primo aspetto dipendere dai voleri del regnante. Dalla sua mano il lavoro e la vita dei poveri; dalla sua mano li offici e le dovizie dei grandi. Ma la necessità di dar continuità e sicurezza a tale immensa azienda, condusse a stabilire un sistema generale di regole e d’osservanze. Le quali, siccome erano membra d’un ordine divino che doveva conformare la terra al cielo, cosí vennero considerate come cose sacre; ed ebbero nome di riti. I riti antichi sono tremila e trecento.

Essendosi figurato nel principe il padre universale della nazione, si figurarono nei magistrati delle provincie i padri dei popoli. E per assicurare l’obedienza loro a codesti padri metaforici, si corroborò l’autorità dei veri padri sui figli, dei mariti sulle donne, dei fratelli maggiori sui minori, dei padroni sui servi; s’immedesimò lo Stato colla casa. Come il re fu padre dello Stato, cosí il padre fu re della famiglia. Si diede ai padri una vera giurisdizione di magistrato su i figli; e una esagerata responsabilità, che i delitti dei figli vennero puniti nei genitori; e insieme coi padri vennero mandati a morte i figli, benché minorenni.

Tutto ciò travolgeva e snaturava il concetto dell’educazione. Ma intanto l’educazione universale divenne oggetto supremo della legislazione. Quando si pensa, che, fin da secoli remoti, ogni villaggio chinese ebbe la sua scola, si vede perché, vedendo i soldati e marinai delle navi d’Europa quali sono pur troppo, i Chinesi giudicarono che venissero da una terra di barbari.

 




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