Un mezzo secolo
prima di Confucio, era nato Lao-tseu (A. C. 604). I suoi seguaci narrano, che
fosse canuto fin dalla natività; e che, prima di nascere, avesse meditato nel
seno di sua madre per 81 anni li 81 capitoli del suo libro. Si dice che
peregrinasse presso i barbari occidentali (Si-fan); la sua dottrina era
adunque forse una derivazione delle scole dei Bramini dell’India o dei Magi
dell’Irania. Scrisse il Libro della ragione. La ragione (tao) è
per lui la causa prima, eterna, assoluta, incorporea, indefinibile; è l’anima
universale, da cui tutte le altre emanano, e a cui le anime dei migliori
fan ritorno. In questo sistema, che si accosta alle altre teologie dell’Asia,
la famiglia non è avvinta al culto degli antenati, e all’assidua loro vigilanza
e custodia. I seguaci di questa dottrina (Tao-sse) fanno sètta
piuttosto teologica che filosofica; attendono anche ai sortilegii ed
all’astrologia; i confuciani li accusano di tendere all’abolizione di riti, al
discioglimento dello Stato e ad un vano idealismo e misticismo.
Assai piú popolare divenne nella China l’antica setta di Budda o Fo, che
staccatisi dallo stipite indiano, sei o sette secoli prima dell’èra nostra,
dopo avere indarno tentato una rivoluzione democratica contro le caste
braminiche, perseguitata col ferro e col foco, si rifugiò nell’isola di Ceilan
e nelle alpi del Tibeto; e di là pervenne nella China, verso i tempi che fu
apportato in Occidente il Cristianesimo. Si propagò largamente presso tutti i
popoli dipendenti dall’imperio chinese, o associati alla sua civiltà, come il
Tibeto, l’Annam e tutta l’India ulteriore, la Mogolia, la Manciuria, la Corea e
le isole del Giapone. Si allargò molto anche nelle classi meno culte dei
Chinesi; ha un sacerdozio numeroso, con gradi e dignità simili a quelle del
papismo, e con innumerevoli conventi d’uomini e di donne. Le sue scole
dirozzarono e mansuefecero i barbari del deserto.
Alcuni missionarii gesuiti,
penetrando nella China, ove professavano d’essere geometri, astronomi e
fonditori di cannoni, facevano colà sembiante d’essere ascritti alle
congregazioni dei Buddisti, mentre in Europa vantavano che fossero nuove chiese
cristiane da loro fondate con certi riti piú
conformi all’indole di quei popoli. Da ciò nacque tra essi e i missionarii
capucini prima, e li inquisitori domenicani poi, il famoso processo dei riti
chinesi; ebbe principio sotto papa Ludovisi (Gregorio XV), istitutore della
Propaganda di Roma (1621- 1623); durò circa un secolo, e terminò colla missione
del cardinale Tournon alla China (1701) e colla sua morte in una prigione a
Macao (1710), ov’era stato chiuso per maneggio de’ Gesuiti. I quali infine
vennero espulsi dal governo chinese, che aspiravano a governare.
Nella milizia, le due nazioni
chinese e manciura vengono sempre contrapposte in modo di farsi reciproca
suggezione; il che si risolve poi nel soppiantarsi a vicenda; e cosí un governo intruso è sempre debole. I
soldati hanno, in luogo di stipendio, assegni di terre; attendono a coltivarle,
e poco sanno della milizia; tranne quelli che stanno su le frontiere.
I mandarini militari sono
sottomessi a studii e concorsi, ma di lettere piuttosto che d’arte militare; e
sono poco stimati. I capitani delle bande di barbari Manciuri, introdutte dagli
imperatori nella China a reprimere i popoli mal sodisfatti e tumultanti, ebbero
l’accorgimento d’impadronirsi del governo, la cui debolezza non era per loro un
secreto; e conformandosi alle instituzioni chinesi, si fecero tolerare dai
popoli. Ma non pervennero mai a spegnere in essi la memoria dell’antico Stato.
Se si aggiunge l’armamento antiquato e vieto, che in parte consiste ancora in
archi e freccie; l’ignoranza delle scienze matematiche e fisiche degli Europei,
e il continuo ondeggiare tra una servile imitazione e una gelosa diffidenza
degli stranieri; si vede come il piú
popoloso imperio della terra, in preda a un governo inetto, non abbia saputo
difendersi né dagli stranieri né dai ribelli.
Dopo le guerre cogli Europei,
cominciò nelle provincie marittime della China, e principalmente nelle montagne
del Fo-kien, una grande emigrazione d’operai e d’agricultori verso la
California, le Antille, l’Australia, la Malesia. Pare che i Chinesi
meridionali, per il loro temperamento, la sobrietà, la indefessa diligenza e la
sagacia, siano i soli uomini del mondo che possano fondar colonie d’agricultori
liberi nella zona torrida. La concorrenza loro farà sí che la infame schiavitú
dei Negri rimanga abolita in forza di quel medesimo interesse che l’ha fin qui
promossa. Pare perciò che la stirpe chinese, ch’é già la piú numerosa di tutte le stirpi umane, sia
predestinata a popolare altre vaste regioni e fondar nuovi Stati; del che
devono ben esser contenti li amici dell’umanità.
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