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Un giorno di festa in fra gli
altri me n'andai in Palazzo dopo 'l desinare, e giunto in su la sala
dell'Oriolo, viddi aperto l'uscio della guardaroba, e appressatomi un poco, il
Duca mi chiamò, e con piacevole accoglienza mi disse: - Tu sia 'l benvenuto:
guarda quella cassetta, che m'ha mandato a donare 'l signore Stefano di
Pilestina; aprila e guardiamo che cosa l'è -. Subito apertola, dissi al Duca: -
Signor mio, questa è una figura di marmo greco ed è cosa maravigliosa: dico che
per un fanciulletto io non mi ricordo di avere mai veduto fra le anticaglie una
così bella opera, né di così bella maniera; di modo che io mi offerisco a
Vostra Eccellenzia illustrissima di restaurarvela e la testa e le braccia, i
piedi. E gli farò una aquila, acciò che e' sia battezzato per un Ganimede. E se
bene e' non si conviene a mme il rattoppare le statue, perché ell'è arte da
certi ciabattini, i quali la fanno assai malamente; imperò l'eccellenzia di
questo gran maestro mi chiama asservirlo -. Piacque al Duca assai che la statua
fussi così bella, e mi domandò di assai cose, dicendomi: - Dimmi, Benvenuto
mio, distintamente in che consiste tanta virtù di questo maestro, la quale ti dà
tanta maraviglia -. Allora io mostrai a Sua Eccellenzia illustrissima con el
meglio modo che io seppi, di farlo capace di cotal bellezza e di
virtù di intelligenzia, e di rara maniera; sopra le qual cose io aveva discorso
assai, e molto più volentieri lo facevo, conosciuto che Sua Eccellenzia ne
pigliava grandissimo piacere.
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