I
GIÀ da la notte
s'ode il mugolio
iroso della valle:
a la collina
quel solitario pino
invan restìo
dondola il capo
sotto la rapina.
E su la strada
bianca presso il rio
grigio di foglie
s'alza una cortina
a tratti e il bosco
è tutto un arruffio
di criniere che il
vento urge e mulina.
I bovi stanchi
allungan la giogaia
annusando, le nari
aride, invano
mentre l'aratro la
gleba rimove;
e gira i dubitosi
occhi il villano
nel ciel di vetro
dove ala non move
se un fiocco bianco
su le creste appaia.
II
ANIMA mia che stai
come un deserto
interminato dove
ombra non scende
e più d'un solco a
nobil seme aperto
alcun soffio di
brezza invano attende;
anche su te
disperso andò l'incerto
stuolo di nubi che
sì dolci prende
forme di sogno:
anche su te scoperto
il firmamento
immoto arido pende.
Pure alcun tronco
rami apre giganti
e alcun germoglio
insinua le cieche
radiche nel
profondo brancicanti,
anima! E guardan le
pupille assorte
se appaia un segno
in ciel e sia di bieche
forme o di liete, e
gioia rechi o morte.
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