LEMBI
D'AZZURRO (A Mario Pilo)
1 - Il rio
I
SNODASI lenta
l'onda fra le strette
ripe sotto
l'intrico del fogliame,
e il sol di tra le
fronde agili mette
su lo specchio
brunito argentee trame.
Danzano moscerini e
'l mobil sciame
su l'acque un
turbinio vivo riflette
le rondini si
spiccan da le rame
radono l'onda via
come saette.
Siedon sul ponte i
vecchi novellando
l'uno con dubitoso
viso addita
certe piccole
nuvole raminghe.
Movono bimbi lungo
il rio, le dita
protese, cauti, nei
rovi, spiando
sui fiori le
libellule guardinghe.
II
Vedi, ove 'l rio
sbuca da salci folti,
stuolo di donne a
varia cura intento:
sciacquano
strepitando i panni e sciolti
li appiccan su le
tese funi al vento.
Svolano bruni
riccioli sconvolti:
sobbalzan chiusi
ne' corsetti a stento
pendenti seni e
s'invermiglian volti:
s'alzano fiotti e
polverii d'argento.
Si rincorrono
ansanti oche loquaci
fra le gaggìe, dove
lenzuoli al sole
brillano e pezze e
fasce e camiciole.
Cianciano donne con
gesti vivaci:
diconsi pianamente
due figliole
parole rotte da
risa fugaci.
III
É più lunge il
molino. Per la china
scroscia e sibila
il rio nella caduta,
e la rapida ruota
una voluta
di spume dietro il
suo giro trascina.
A lato il maglio
dentro la fucina
ripicchia la
monotona battuta:
aspettando
l'incarco un ciuco fiuta
odor che giunge
fresco di farina.
Volgi, macina, i
giri lenti e grevi
mentre induran nei
solchi l'altre spiche,
prima che l'aspro
verno più t'aggrevi.
Spumeggia e canta
il rio. Poi si racqueta,
poi c'ha fornite
l'utili fatiche
e si rimbuca
nell'ombria segreta.
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