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Giovanni Cena In umbra IntraText CT - Lettura del testo |
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4 - EllaO sogno, vivi? Sogno che venivi un giorno al mio guancial di adolescente, che indulgî ancora, nella vaniente notte, dentro a' miei occhi; o sogno, vivi?
Scivolavano via le foglie morte lungo il viale e grigia era la sera. Solingo nella turba andavo ed era triste l'anima mia fino a la morte.
La bella forma in me non è più viva, ma un senso resta del mio cuore in fondo come in un fiume torbido e profondo reliquie ferme in onda fuggitiva.
Vidi lungi l'ignota. Dissi: «Ella!» ed assentiva l'anima in occulto. Mi sorse in tutto l'essere un tumulto grave. Disse una voce: «Dessa! Quella
che fu nei sogni tuoi familiare... Da tergo vidi i fianchi armoniosi mover con lunghi brividi nascosi. Era tutta una musica l'andare.
La turba a lei timidamente aprire vidi la via con mormorio sommesso: fronti chinarsi al suo regale incesso e splender occhi e guance impallidire.
Ristetti sul cammino. Ella passava. E il suo sguardo fu lampo. Volto, oh volto che sorgi un tratto come un dissepolto fuor da la nube che gli occhi mi grava!
Ma invano la mia fronte si corruga a rattener l'immagine che manca: il giorno alto di già che i vetri imbianca dissipa i lembi nebulosi in fuga.
Io non caddi. Sì tutto mi raccolsi nel godimento doloroso intenso; era come in un turbine ogni senso: inturgidian di flussi ardenti i polsi...
E rapida sparì nella tristezza di questa accidiosa alba autunnale colei che non parea cosa mortale, cui dieder gli occhi miei nome «Bellezza.»
*****
Chiara apparenza, chiusa dentro un nimbo di sole! Il viso fuor del sogno emerso mi sospingea teneramente verso la mia ritrosa purità di bimbo.
Colei ch'era offuscata dietro un velo nero quando l'inganno mi fe' cieco, anco tornava a' miei sospiri, e seco il verde, i fiori e le chimere in cielo!
O donna ch'io nomai sola regina fin da la puerizia pensosa, cui tra la femminil turba nascosa presentì spesso l'anima indovina',
o sogno, vivi? Sogno, che venivi un giorno al mio guancial di adolescente, ch'oggi m'assali sì tenacemente che il tuo desio m'uccide, o sogno, vivi?
Ove sei? Cerchi in disperato affanno anche tu per la notte? O pur delusa stai, dubitando, e l'anima ricusa abbandonarsi ancora in altro inganno?
Forse ascolti, frenando i moti arcani, passar sovra il tuo capo il mio destino? Oggi il mio cuor ti palpita vicino forse, che morirà lunge domani...
E se non vivi, oh nella disadorna stanza ch'io popolai di visioni, oh torna come un dì fra' sogni buoni; fantasima d'amor antica, torna!
Pellegrino verrò su la tua traccia seguendo il lume di tue chiome bionde; felice appieno se a le sitibonde pupille un giorno porgerai la faccia.
Quanto amerò le tenebre interrotte da l'apparizion della mia stella! A la stagion che il giorno più s'abbella affretterò dentro il mio cuor la notte.
Ebbro mi lancerò verso il tuo volto che a la mia vita insegnerà la gioia, come in un mar di sole, infin ch'io muoia entro la tua soavità dissolto.
*****
O Bellezza! Sognanti uomini a torme Ciechi, avidi, laceri i ginocchi seguono e non han lagrime negli occhi, su la tua traccia, e son di sangue l'orme.
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