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Giovanni Cena
In umbra

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  • INCUBI
    • 2 - Quegli occhi
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2 - Quegli occhi

 

PERCHÉ..? Perché, rincasando,

dovere tutte le sere

passare per quelle nere

colonne dell'atrio? Quando

 

la grande porta ebbi aperta,

tremarono i miei ginocchi.

Sempre, sempre quegli occhi

dentro la tenebra incerta!

 

Ristettero i piedi gravi...

Dover passare, lambire

quasi il suo corpo, sentire

quegli occhi rossastri, cavi,

 

larghi così che vie più

parevano dilatarsi!

Io lo sentivo già farsi

presso. Ma come si fu

 

in mezzo a l'atrio, stette.

Densa era l'ombra su lui.

Fuggire negli angoli bui?

Strisciare lungo le strette

 

pareti? Ma come, se

sentivo il suo petto ansare

su me, la bocca alitare

rapida, calda, su me?

 

Immoto stetti: non più di

un attimo. Ah! infinito!

E guardai inorridito

gli occhi. E sentii come ignudi

 

coltelli gelidi, acuti

lungo le carni strisciare.

Gridare volli, gridare...

Grevi erano i labri e muti.

 

Quando mi scossi, salii

rapido, come avessi ale:

e seguianmi per le scale

ansamenti e scivolii.

 

Apersi, chiusi, ed entrai

sotto le coltri tremante.

Rimasi per un istante

soffocato... Ascoltai...

 

Udii alcuni rintocchi

lontani, brevi... Ripresi

fiato. Poi tutto mi stesi...

Orrore! con chiusi gli occhi,

 

io vidi, vidi quegli occhi

traverso le ciglia, sempre,

traverso le coltri! Sempre

quegli occhi! Sempre quegli occhi!

 

 

 




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