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Giovanni Cena
In umbra

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  • INCUBI
    • 3 - L’amante
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3 - L’amante

 

PALLIDA e magra, come un bianco stelo

abitator dell'ombra, ella compare,

quando s'inalba a le finestre il cielo,

                                       sul limitare.

 

Entro la chioma il corpo d'alabastro

chiuso traspare come in negre bende

e per interno lume, al par d'un astro

                               freddo risplende.

 

Opachi gli occhi brillano di strie

rapide: immane s'apre la pupilla,

poi che ha vedute tutte le agonie

                             senza una stilla.

 

Rigida, senza palpiti, la gola

bianca: la bocca esangue e senza fiato

sotto il sigillo da mortal parola

                                      inviolato.

 

vide non vista nella notte i volti

dei fidanzati: dispensò promesse

silenziose: a molti sposi molti

                               baci concesse.

 

Nozze fatali! L'infecondo fianco

entro origlieri innumerati volse:

ma il fiore acerbo del suo corpo bianco

                                      mai non si colse.

 

Tra il chiaro sogno, senza meraviglia

vedo quel solco d'ombra nella stanza.

Alza le braccia. Tra le chiuse ciglia

                                guardo... S'avanza.

 

Entro le dita gracili ond'emana

il sonno, sfoglia labili corone,

e mi contempla, come già Diana

                                       Endimione.

 

 




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