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Giovanni Cena
In umbra

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  • SU L'ORIZZONTE
    • 3 - L’edificio (A Edmondo De Amicis)
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3 - L’edificio (A Edmondo De Amicis)

 

L'OPRA da l'uom nei secoli costrutta

sta dell'eccelso monte su la cima:

vaste radici ha nella Terra e tutta

la Terra a' piedi suoi vinta s'adima.

 

Nel ciel protese in atto di minaccia

levansi torri tinte di sanguigno.

tutto è grande ed iniquo, e serba traccia

d'un'umana agonia ciascun macigno

 

Sono le bolge sotteranee piene

d'antichi ossami: vittime recenti

sognano, morte dentro le catene,

i sogni che né pur la morte ha spenti.

 

*****

 

Ma, lenta, lungo le ferrigne mura

come una pianta di tenaci braccia

s'aggroviglia una folla ignuda, oscura

che tutto disperatamente allaccia,

 

ed intacca il macigno a scaglia a scaglia,

curve le schiene, attorti avidi, come

fiere su prede. Intricasi la maglia

serpentina e s'avvinghia in colossali

 

contorcimenti come di pareti

vulcaniche, cui l'ignea possanza

urga, sommova, agiti d'inquieti

palpiti. Su dai fianchi irti s'avanza

 

un'orda nuova e guadagna la cresta.

Salgono corpi giovani con nòve

ire a l'assalto sorridenti, dove

li spinga morte, come ad una festa:

 

e scalano li spalti mentre goccia

su le lor fronti sangue da le sante

membra paterne, c'or vedranno infrante

ruinar balenando su la roccia.

 

Fumano i corpi ignudi. Il vasto incenso

e l'angoscia che l'anime travaglia

sorge dai corpi quale da un immenso

rogo. Chi mai terribili, vi scaglia,

 

operai della morte, a la ruina?

Non san; vennero, ignari a quali pugne,

nel fòco interior che li trascina.

Dolorosi combattono, con l'ugne

 

coi denti e con l'immane odio.Li incìta

l'oscura possa, c'apre i monti e sferra

i mari e muta e sconvolge la vita.

É suddita di lei tutta la Terra.

 

Geme l'umana carne sotto il vano

sforzo. Ma la gran mole a tratti invade

un brivido: a tratti qualche brano

della gran mole si scoscende e cade.

 

Cade con esso nell'abisso un denso

sciame di corpi. Fuor da le profonde

caverne il rombo sale, ed un intenso

da infranti petti rantolo risponde.

 

L'ultimo sol che annega dentro un cielo

vermiglio, come in un sanguigno mare,

sembra di lunge tutto lo sfacelo

come un enorme rogo incendiare.

 

E mentre su la terra già le tarde

ombre scendono dense di paura,

nel silenzio universo la natura

guarda muta il miracolo che arde.

 

*****

 

E succedono atleti, prorompenti

da la Terra. Uno spirito inesausto

li crea, li scaglia perché s'alimenti

di vittime l'eroico olocausto.

 

*****

 

Demolitori delle forme, vuole

per voi l'eternità mutar vicenda.

Questa è l'opra del tempo, in fin che il sole

grande sul capo all'uomo ultimo splenda.

 

Che importa il poi? La vostra opra compita

un tempio sorga su la vetta sgombra.

Non voi, non altri ucciderà la Vita.

L'Ombra la cova e la ringoia l'Ombra.

 

 




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