In questo tempo tornorono i due
anbasciadori rimandati indietro dal Papa: l'uno fu Maso di messer Ruggierino
Minerbetti, falso popolano, il quale non difendea la sua volontà ma seguiva
quella d'altri; l'altro fu il Corazza da Signa, il quale tanto si riputava
guelfo, che appena credea che nell'animo di niuno fusse altro che spenta.
Narrarono le parole del Papa: onde io a ritrarre sua anbasciata fui colpevole:
missila ad indugio, e feci loro giurare credenza; e non per malizia la
indugiai. Appresso raunai sei savi legisti, e fecila innanzi loro ritrarre, e
non lasciai consigliare: di volontà de' miei compagni, io propuosi e consigliai
e presi il partito, che a questo signore si volea ubidire, e che subito li
fusse scritto che noi eravamo alla sua volontà, e che per noi addirizare ci
mandasse messer Gentile da Montefiore cardinale. Intendi questo signore per
Papa e non per messer Carlo.
Colui, che le parole lusinghevoli
da una mano usava e da l'altra producea il signore sopra noi, spiando chi era
nella città, lasciò le lusinghe e usò le minacce. Uno falso anbasciadore palesò
la imbasciata, la quale non aveano potuto sentire. Simone Gherardi avea loro
scritto di Corte, che il Papa gli avea detto: «Io non voglio perdere gli uomini
per le femminelle».
I Guelfi neri sopra ciò si
consigliarono, e stimarono per queste parole che l'inbasciadori fussono
d'accordo col Papa, dicendo: «Se sono d'accordo, noi siamo vacanti». Pensarono
di stare a vedere che consiglio i Priori prendessono, dicendo: «Se prendono il
no, noi siam morti: se pigliano il sì, pigliamo noi i ferri, sì che da loro
abbiamo quello che avere se ne può». E così feciono. Incontanente che udirono
che al Papa per li rettori si ubbidia, subito s'armorono, e missonsi a
offendere la città col fuoco e' ferri, a consumare e struggere la città.
I Priori scrissono al Papa
segretamente: ma tutto seppe la Parte nera; però che quelli che giurarono
credenza non la tennono. La Parte nera avea due priori, segreti di fuori: e
durava il loro uficio sei mesi; de' quali l'uno era Noffo Guidi, iniquo
popolano e crudele, perché pessimamente adoperava per la sua città, e avea in
uso che le cose, facea in segreto, biasimava, e in palese ne biasimava i
fattori: il perché era tenuto di buona temperanza, e di malfare traeva
sustanza.
|