Rimase la signoria della città a
messer Corso Donati, a messer Rosso dalla Tosa, a messer Pazino de' Pazi, a
messer Geri Spini, a messer Betto Brunelleschi, a' Buondalmonti, agli Agli, a'
Tornaquinci, a parte de' Gianfigliazi, a' Bardi, a parte de' Frescobaldi, a'
Rossi, a parte de' Nerli, a' Pulci, a' Bostichi, a' Magalotti, a' Manieri, a'
Bisdomini, agli Uccellini, a' Bordoni, agli Strozi, a' Rucellai, agli
Acciaiuoli, agli Altoviti, agli Aldobrandini, a' Peruzi, e a' Monaldi, a Borgo
Rinaldi e 'l fratello, a Palla Anselmi, a Manno Attaviani, al Nero Canbi, a
Noffo Guidi, a Simone Gherardi, a Lapo Guaza; e a molti altri, cittadini e
contadini. De' quali niuno si può scusare che non fusse guastatore della città:
e non possono dire che alcuna nicissità gli strignesse, altro che superbia e
gara degli ufici; però che gli odii non eran tanti tra i cittadini, che per
guerra di loro la città se ne fusse turbata, se i falsi popolani non avessono
avuto l'animo corrotto a malfare, per guadagnare, anzi rubare, e per tenere gli
ufici della città.
Uno giovane chiamato Bertuccio
de' Pulci tornato di Francia, trovando i suoi compagni sbandeggiati fuori della
terra, lasciò i suoi consorti in signoria, e co' suoi compagni stette fuori: e
questo advenne per grande animo.
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