I Neri di Firenze, volendo più
tosto la città guasta che perdere la signoria, partito messer Carlo di Valos
che n'andò in Puglia per fare la guerra di Cicilia, si misono a distruggere i
loro aversari in ogni modo.
I Bianchi n'andarono ad Arezo
dove era podestà Uguccione dalla Faggiuola, antico ghibellino, rilevato di
basso stato. Il quale, corrotto da vana speranza datali da papa Bonifazio, di
fare uno suo figliuolo cardinale, a sua petizione fece loro tante ingiurie, convenne
loro partirsi. E buona parte se ne andorono a Furlì, dove era vicario per la
Chiesa Scarpetta degli Ordalaffi, gentile uomo di Furlì.
A parte bianca e ghibellina
accorsono molte orribili disaventure. Egli aveano in Valdarno un castello in
Pian di Sco, nel quale era Carlino de' Pazi con LX cavalli e pedoni assai. I
Neri di Firenze vi posono l'assedio. Dissesi che Carlino li tradì per denari
ebbe; il perché i Neri vi misono le masnade loro, e presono gli uomini, e parte
n'uccisono, e il resto feciono ricomperare: e fra gli altri, uno figliuolo di
messer Donato di messer Alberto Ristori, chiamato Alberto, feciono ricomperare
lire IIjm. E due degli Scolari, e due Bogolesi, e uno de' Lanberti, e uno de'
Migliorelli, feciono impiccare, e alcuni altri.
I Ghibellini e Bianchi, che erano
rifuggiti in Siena, non si fidavano starvi, per una profezia che dicea: «La
lupa puttaneggia», ciò è Siena, che è posta per la lupa; la quale quando dava
il passo, e quando il toglieva. E però diliberarono nonne starvi.
|