La terza disaventura ebbono i
Bianchi e Ghibellini (la quale gli accomunò, e i due nomi si ridussono in uno)
per questa cagione: che essendo Folcieri da Calvoli podestà di Firenze, i
Bianchi chiamorono Scarpetta degli Ordalaffi loro capitano, uomo giovane e
temperato, nimico di Folcieri. E sotto lui raunorono loro sforzo, e vennono a
Pulicciano apresso al Borgo a San Lorenzo, sperando avere Monte Accenico,
edificato dal cardinale degli Ubaldini, messer Attaviano, con tre cerchi di
mura. Quivi s'ingrossorono con loro amici, credendo prendere Pulicciano, e
quindi venire alla città. Folcieri vi cavalcò con pochi cavalli. I Neri
v'andorono con grande riguardo: i quali, vedendo che i nimici non assalirono il
podestà, che era con pochi, ma tagliarono i ponti e afforzaronsi, presono cuore
ingrossandosi. A' Bianchi parea esser presi; e però si levorono male in ordine;
e chi non fu presto a scampare, rimase; però che i villani de' conti d'attorno
furono subito a' passi, e presonne e uccisonne molti.
Scarpetta con più altri de'
maggiori rifuggirono in Monte Accinico. E fu l'esercito de' Bianchi e
Ghibellini cavalli VIIc e pedoni IIIIm. E quantunque la partita non fusse
onorevole, fu più savia che la venuta.
Messer Donato Alberti tanto fu
lento che fu preso, e uno valente giovane nominato Nerlo di messer Goccia
Adimari, e due giovani degli Scolari. E Nanni Ruffoli fu morto da Chirico di
messer Pepo dalla Tosa.
Fu menato messer Donato vilmente
su uno asino, con una gonnelletta d'uno villano, al podestà. Il quale, quando
il vide, lo domandò: «Siete voi messer Donato Alberti?». Rispose: «Io sono
Donato. Così ci fusse innanzi Andrea da Cerreto, e Niccola Acciaiuoli, e Baldo
d'Aguglione, e Iacopo da Certaldo, che ànno distrutta Firenze».
Allora lo pose alla colla, e
accomandò la corda allo aspo, e così ve 'l lasciò stare: e fe' aprire le
finestre e le porti del palagio, e fece richiedere molti cittadini sotto altre
cagioni, perché vedessono lo strazio e la derisione facea di lui. E tanto
procurò il podestà, che li fu conceduto di tagliarli la testa. E questo fece,
perché la guerra gli era utile, e la pace dannosa: e così fece di tutti. E
questa non fu giusta diliberazione: ma fu contro alle leggi comuni, però che i
cittadini cacciati, volendo tornare in casa loro, non debbono esser a morte
dannati; e contro all'uso della guerra, ché tenere li dovean presi. E perché i
Guelfi bianchi, presi, furon parimente morti co' Ghibellini, s'assicurorono
insieme: ché fino a quel dì sempre dubitarono, che d'intero animo fussono con
loro.
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