Tornorono i Neri in Firenze, e
poco dipoi nacque tra loro discordia, perché messer Rosso dalla Tosa, messer
Pazino de' Pazi, e messer Geri Spini, col séguito del popolo grasso, aveano la
signoria e gli onori della città. Messer Corso Donati, il quale si tenea più
degno di loro, non li parendo avere la sua parte (valentissimo cavaliere in
tutte le cose che operare voleva), proccurò d'abbassarli, e rompere l'uficio
de' priori, e innalzare sé e suoi seguaci. E cominciò a seminare discordie, e
sotto colore di giustizia e di piatà dicea in questo modo: «I poveri uomini
sono tribolati e spogliati di loro sustanzie con le imposte e con le libbre, e
alcuni se ne empiono le borse. Veggasi dove sì gran somma di moneta è ita, però
che non se ne può esser tanta consumata nella guerra». E questo molto
sollicitamente domandava innanzi a' signori e ne' consigli. La gente volentieri
l'ascoltava, credendo che di buono animo lo dicesse: nondimeno pure amavano che
ciò si ricercasse. L'altra parte non sapea che si rispondere, però che l'ira e
la superbia l'impediva. E tanto feciono, colli uficiali che erano con loro, che
diterminorono che delle forze e delle violenze e ruberie si ricercasse: i
giudici forestieri chiamorono ragionieri. Poi s'ammollarono le parole; e i
popolani, che reggeano, per accattare benivolenzie, ribandirono i confinati che
aveano ubbidito, a dì primo d'agosto 1303.
|