La congiura di messer Corso pure
parlando sopramano, l'altra parte mandò pe' Lucchesi; i quali con parole mezane
credettono tòrre forteze tenea: e assegnatoli tempo a renderle, il
condannorono, se non le desse a' Lucchesi.
Messer Corso, non volendosi
lasciare sforzare, richiese gli amici suoi; e molti sbanditi raccolse; e venne
in suo aiuto messer Neri da Lucardo, valente uomo d'arme. E armato a cavallo
venne in piaza, e con balestra e con fuoco combatté il palagio de' Signori
aspramente.
L'altra parte, di cui era capo
messer Rosso dalla Tosa, insieme con la maggior parte de' consorti, co' Pazi,
Frescobaldi, Gherardini, Spini, e il popolo e molti popolani, vennono alla
difesa del palagio, e feciono gran zuffa: nella quale fu morto d'uno quadrello
messer Lotteringo Gherardini; che ne fu gran danno, ché era valente.
Messer Rosso dalla Tosa e i suoi
seguaci chiamorono il nuovo uficio de' priori, e misonli la notte in palagio
sanza suoni di tronbe o altri onori. I serragli erano fatti per la terra; e
circa un mese stettono sotto l'arme.
I Lucchesi, che erano venuti in
Firenze per mettere pace, ebbono gran balìa dal Comune. E molto si scopersono i
grandi, e voleano si rompessono le leggi contra i grandi. Raddoppiossi il
numero de' Signori: e nondimeno la parte de' grandi rimase in gran superbia e
baldanza.
Accadde in quelli dì che il Testa
Tornaquinci, e un figliuolo di Bingieri suo consorto, in Mercato Vecchio
fediron e per morto lasciorono uno popolano loro vicino; e niuno ardia a
soccorrerlo, per tema di loro. Ma il popolo rassicurato si crucciò, e con la
insegna della giustizia armati andorono a casa i Tornaquinci, e misono fuoco
nel palagio, e arsollo e disfeciono, per la loro baldanza.
|